Mons. Argüello: “Accoglienza migranti e natalità fondamentali per l’Europa”

Una delegazione della Conferenza episcopale spagnola ha incontrato a Bruxelles il segretariato Comece e le istituzioni Ue. Ne parliamo con il presidente dei vescovi iberici. “La Chiesa in Europa, popolo dentro un popolo. Una delle sfide da affrontare sarà la missione in un contesto molto eterogeneo”. Il tema delle vocazioni. Poi l’affondo: “L’Europa rifiuta ma allo stesso ha bisogno dei migranti”

La delegazione dei vescovi spagnoli davanti al Parlamento europeo (Foto Conferenza episcopale spagnola)

Una delegazione della Conferenza episcopale spagnola (Cee) si è recata a Bruxelles nei giorni scorsi per una visita istituzionale al segretariato della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) e alle sedi dell’Ue. Guidati dal segretario generale della Comece, padre Manuel Barrios Prieto, i vescovi iberici hanno anche avuto un incontro con Daniel Calleja, direttore generale del servizio giuridico e futuro direttore della rappresentanza della Commissione Ue in Spagna, e con il rappresentante permanente della Spagna presso l’Ue Marcos Alonso Alonso. In occasione di questa visita istituzionale a Bruxelles, abbiamo dialogato con mons. Luis Javier Argüello García, vescovo di Valladolid e presidente della Conferenza episcopale spagnola per il quadriennio 2024-2028.

Quali ragioni e aspettative dietro la vostra decisione di programmare questa visita istituzionale a Bruxelles?
Avevamo da tempo il desiderio di visitare e incontrare di persona il segretariato della Comece. La Conferenza episcopale spagnola fa parte di questa importante Commissione che rappresenta gli episcopati dei Paesi membri dell’Unione europea e la giornata ci ha permesso di capire più in profondità il lavoro realizzato dal team del segretariato e rafforzare i legami con la Comece stessa. Abbiamo inoltre avuto l’opportunità di conoscere meglio – per quanto in un tempo contenuto – l’attività istituzionale del Parlamento e della Commissione europea. È stata una giornata intensa e fitta di incontri, ma molto soddisfacente e utile a familiarizzare meglio con il funzionamento dell’Ue.

Secondo la Cee quali sfide prioritarie sarà chiamata ad affrontare la Chiesa in Europa nel prossimo futuro?
La Chiesa in Europa sta vivendo una grande trasformazione. Siamo stati abituati per secoli a un’unione molto solida tra Chiesa e società, tanto nell’ambito cattolico come in quello luterano ed evangelico. Oggi la Chiesa si ritrova ad essere un “popolo dentro un popolo”, in alcuni casi una “minoranza culturale”. Per questo motivo una delle sfide da affrontare sarà quella di continuare la missione di evangelizzazione in un contesto molto eterogeneo, e allo stesso tempo rendere visibili le comunità cristiane e il bene che fanno in una società che da parte sua è fortemente segnata dall’individualismo. Un’altra sfida molto importante è la promozione di tutte le vocazioni: da quella laicale a quella del matrimonio aperto alla vita, da quella a nuove forme di vita religiosa alla rivitalizzazione delle consacrazioni più tradizionali, senza dimenticare la vocazione al ministero pastorale.

Come l’Italia, anche la Spagna è un Paese fortemente interessato dal fenomeno migratorio verso il continente europeo. Quale contributo sta offrendo la Chiesa iberica?
Gli arrivi via mare e via terra proseguono senza sosta e di fronte a questa situazione la Chiesa spagnola non solo è in prima linea negli aiuti ma anche impegnata con un’azione di interlocuzione politica, chiedendo la regolarizzazione di molti migranti che vivono in una situazione caratterizzata da una grande “vaghezza”: non possono accedere al mercato del lavoro perché non hanno i documenti necessari, dall’altro lato hanno gravi difficoltà a ottenere i documenti e i permessi perché privi di un contratto di lavoro. Oltre che sulla questione dell’immigrazione, come Chiesa spagnola stiamo puntando i riflettori sulla natalità, perché li riteniamo due temi che non possono essere trattati separatamente. L’Europa rifiuta ma allo stesso ha bisogno dei migranti, e ciò proprio per la sua situazione demografica.

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