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Vescovi inglesi: “Stop alle armi, costruire la pace”. Richiamo al governo sul nucleare

Severo documento della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles su armamenti, produzioni belliche, nuove tecnologie di morte. “Chiamati ad essere portatori di pace. Un approccio cattolico al controllo delle armi e al disarmo” contiene una profonda riflessione anche sui più recenti strumenti di morte come robot killer e droni militari. L'esempio da seguire? Gesù e la non violenza evangelica

foto mons. Lodeserto

Si chiama “Called to be peacemakers. A Catholic approach to arms control and disarmament”, “Chiamati ad essere portatori di pace. Un approccio cattolico al controllo delle armi e al disarmo”, l’ultimo documento della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles dedicato alla tecnologia delle armi e ai problemi etici che solleva. Firmato dai vescovi Declan Lang, William Kenney e Nicholas Hudson e curato dal Dipartimento di affari internazionali, il fascicolo, lungo una ventina di pagine, con un’introduzione, tre capitoli e una conclusione, riprende i documenti della Chiesa cattolica in materia di armi, arsenale nucleare, robot killer e disarmo e invita il governo britannico “ad abbandonare il suo arsenale nucleare e a lavorare per un disarmo multilaterale”.

Il richiamo del Papa. Nell’introduzione i vescovi ricordano le parole di Papa Francesco pronunciate lo scorso anno per la giornata della pace, e spiegano che “come cristiani siamo chiamati da Gesù a sostenere la causa del disarmo globale. Si tratta di una sfida importante per la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles” perché il Regno Unito possiede armi nucleari “ed è anche uno dei più importanti esportatori di armi convenzionali, all’avanguardia nello sviluppo di nuove tecnologie, che cambieranno il modo in cui le guerre vengono combattute”. “Speriamo che questo documento assisterà i cattolici in Inghilterra e Galles, come anche persone di altre fedi, a rispondere alla sfida che la proliferazione delle armi pone”.

Meno armi, più bene comune. “Chiamati ad essere portatori di pace” comincia con un primo capitolo intitolato “La vocazione della Chiesa al disarmo nucleare” nel quale i vescovi riprendono encicliche come “Pacem in Terris” di Giovanni XXIII e “Laudato sì” di Papa Francesco e il documento del Concilio Vaticano II “Gaudium et Spes”, nei quali è chiesto, più volte, l’abbandono dell’arsenale nucleare. “La Chiesa ha domandato spesso agli Stati che possiedono armi nucleari di abbandonare questo tipo di arsenale e i nostri stessi vescovi hanno incoraggiato diversi governi britannici a fare altrettanto”, si legge in “Chiamati ad essere portatori di pace”. Il capitolo si conclude con un invito, al governo britannico, ad adempiere ai suoi obblighi, come firmatario del Trattato di non proliferazione, e a firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Un appello viene anche lanciato affinché le risorse economiche, politiche e sociali, spese per le armi nucleari, vengano, invece, indirizzate verso il bene comune universale.

Pace e sviluppo umano. Nel secondo capitolo, intitolato “La chiamata della Chiesa per un disarmo generale e completo”, i vescovi incoraggiano “il Regno Unito a promuovere sostegno per un fondo globale che allontani gli investimenti militari per dirigerli verso la pace e lo sviluppo umano integrale e a mettere fine al ruolo di questo Paese nel commercio globale di armi, pur con la consapevolezza della necessità di proteggere le persone che vengono impiegate in questo settore dal quale dipendono i loro stipendi”.

Tecnologia e controllo umano. Sono le tecnologie emergenti e le sfide che queste ultime pongono al Regno Unito le protagoniste del terzo e ultimo capitolo del documento intitolato “La chiamata della Chiesa ad impiegare le tecnologie emergenti al servizio dell’umanità”. Ricordando le parole dell’arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra, i vescovi chiedono che “particolare attenzione venga dedicata alle conseguenze umanitarie ed etiche dell’uso dei droni militari e delle armi autonome, guidate dall’intelligenza artificiale, anziché dalla mente umana”e sottolineano che “i problemi posti da sistemi tecnologici preprogrammati, incapaci di discernimento morale su questioni di vita e di morte, sono destinati ad aumentare, mentre la tecnologia robotica diventa più sofisticata”. “La Chiesa chiede un accordo internazionale, obbligatorio dal punto di vista legale, che garantisca un controllo umano adeguato e morale sul sistema delle armi”, domanda la Conferenza episcopale nel documento. “Ogni sistema deve essere, prima di tutto, gestito da un operatore umano per garantire il rispetto delle leggi internazionali e delle responsabilità morali”. Il capitolo si conclude con un appello al governo del Regno Unito perché “rispetti i trattati internazionali su arme biologiche e chimiche, mine e munizioni a grappolo, e perché promuova nuove legislazioni che servano a regolamentare le tecnologie emergenti che devono essere controllate da essere umani”.

Approccio alternativo. Nella “Conclusione riflessiva” al termine del testo i vescovi partono dall’esempio di Gesù che, pur vivendo in un’epoca molto violenta, ha garantito un approccio radicalmente alternativo, costruito sull’amore senza condizioni di Dio e la non violenza, per incoraggiare i cattolici a promuovere una cultura della pace, partecipando ad organizzazioni pacifiste e insistendo, presso i rappresentanti in parlamento perché lavorino in questa direzione.

 

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