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Commissione Ue: spendere di più e meglio… per difesa e armamenti

La Commissione scopre le carte. La guerra in Ucraina renderebbe urgenti investimenti a favore dell'industria della difesa. Vestager: "La nostra spesa per la difesa va a troppi sistemi d'arma diversi, acquistati principalmente da Paesi terzi. Ora che i bilanci per la difesa in tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, insieme e in Europa". Si parla di armi, sempre meno di pace

(Photo European Commission)

La guerra in Ucraina e i numerosi conflitti che circondano l’Europa spingono la Commissione europea a presentare la prima “strategia industriale europea in materia di difesa a livello Ue”. Con un malcelato garbo si evita di parlare di armamenti, ma la direzione è piuttosto chiara.

Margrethe Vestager (Photo European Commission)

Lo evidenzia in una sua dichiarazione la vicepresidente dell’Esecutivo Margrethe Vestager: “Oggi adottiamo una strategia industriale europea della difesa e presentiamo una proposta per un programma europeo per l’industria della difesa. Lo facciamo per rispondere ai cambiamenti del paradigma europeo in materia di sicurezza”. Quindi precisa: “la nostra spesa per la difesa va a troppi sistemi d’arma diversi, acquistati principalmente da Paesi terzi. Ora che i bilanci per la difesa in tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, il che significa in gran parte investire insieme e investire in Europa”.

“Visione chiara e a lungo termine”. Nella documentazione che accompagna la proposta si legge resa nota il 5 marzo si legge: “due anni fa la guerra di aggressione ingiustificata, tuttora in corso, della Russia contro l’Ucraina ha segnato il ritorno del conflitto ad alta intensità nel nostro continente”. La strategia industriale europea in materia di difesa (Edis) definisce “una visione chiara e a lungo termine per conseguire la prontezza industriale della difesa nell’Unione europea”. Va detto che la Commissione non ha una diretta competenza sulla difesa, che spetta agli Stati membri, ma ce l’ha sull’industria della difesa. Come primo strumento per realizzare la strategia, la Commissione europea presenta dunque una proposta legislativa per un programma europeo per l’industria della difesa (Edip la sigla) e un quadro di misure volte a garantire “la disponibilità e l’approvvigionamento tempestivi di prodotti per la difesa”.

Spendere di più, meglio e insieme. “Un’industria europea della difesa più forte e reattiva – afferma convinta una nota della Commissione – andrà a vantaggio degli Stati membri e, in ultima analisi, dei cittadini dell’Ue. Apporterà benefici anche ai partner chiave dell’Unione, tra cui la Nato e l’Ucraina”. Per aumentare la preparazione industriale europea nel settore della difesa, “gli Stati membri devono investire di più, meglio e insieme”. Per sostenere gli Stati membri (che, stando alla Commissione, hanno speso fra 2022 e luglio 2023 100 miliardi in armamenti, acquistati per lo più dagli Usa) nel conseguimento di tali obiettivi, la strategia Ue per l’industria della difesa indica una serie di azioni volte a: “sostenere un’espressione più efficiente della domanda di difesa collettiva degli Stati membri”; garantire la disponibilità di tutti i prodotti per la difesa; garantire che i bilanci nazionali e dell’Ue sostengano con i mezzi necessari l’adeguamento dell’industria europea della difesa al nuovo contesto della sicurezza; “integrare una cultura della preparazione alla difesa in tutte le politiche”; “sviluppare legami più stretti con l’Ucraina attraverso la sua partecipazione alle iniziative dell’Unione a sostegno dell’industria della difesa e stimolare la cooperazione tra l’Ue e le industrie della difesa ucraine”. Non ultimo, “collaborare con la Nato e i partner strategici che condividono gli stessi principi” ed esigenze. La Commissione conta di investire in tre anni (2025-2027) nel programma per l’industria della difesa 1,5 miliardi dal bilancio Ue.

Gli indicatori-chiave. Tre gli indicatori “volti a misurare i progressi compiuti dagli Stati membri verso la preparazione industriale. Gli Stati membri sono invitati a: acquisire almeno il 40% del materiale di difesa in modo collaborativo entro il 2030; garantire che, entro il 2030, il valore degli scambi di difesa intra-Ue rappresenti almeno il 35% del valore del mercato della difesa comune; compiere progressi costanti verso l’acquisizione di almeno il 50% del proprio bilancio per gli appalti nel settore della difesa all’interno dell’Ue entro il 2030 e il 60% entro il 2035.

Josep Borrell (Photo European Commission)

“Imperativo strategico”. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di difesa comune, Josep Borrell, a sua volta commenta: “La brutale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha riportato in Europa una guerra ad alta intensità. Dopo decenni di sottoutilizzo, dobbiamo investire di più nella difesa, ma dobbiamo farlo meglio e insieme. Un’industria europea della difesa forte, resiliente e competitiva è un imperativo strategico e una condizione preliminare per rafforzare la nostra preparazione in materia di difesa. Dobbiamo inoltre intensificare il nostro sostegno militare all’Ucraina, anche sostenendo la sua base industriale di difesa”.
Resta il silenzio sulla parola pace, da costruire, prima che con le armi, con politica e diplomazia.

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