Verso il 9 giugno: conoscere l’Europa per scegliere l’Europa

Si avvicinano le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Ma quanto conosciamo dell'Unione europea, delle sue istituzioni e delle loro competenze? Quali valori reggono la "casa comune"? Quanto ci sentiamo cittadini europei? Un tentativo di andare incontro ai legittimi dubbi che possono sorgere a ciascuno di noi sulle origini e gli sviluppi del processo di integrazione, sull’architettura comunitaria, sui settori di cui si occupa l’Ue

(Foto Commissione Ue)

Libri sull’Europa, e più precisamente sull’Unione europea, non ne mancano. Questo è in sé positivo. All’origine del volume Scegliere l’Europa. Domande e risposte, pensato come accompagnamento verso le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 9 giugno prossimo, vi sono però alcune convinzioni di fondo che necessitano di una breve illustrazione.
L’Unione europea, infatti, come grande istituzione politica si colloca nel flusso della storia: ne condivide il tracciato, ne subisce i contraccolpi, ne accetta le sfide. Ed esattamente per queste ragioni essa è stata definita in innumerevoli circostanze un “cantiere aperto”, in grado – è l’auspicio sotteso – di cogliere le novità dei tempi, mostrando la volontà, forse la capacità, di riformarsi per poter più agevolmente rispondere ai propri obiettivi iscritti nei Trattati. Ecco una prima motivazione per tornare a riflettere sull’integrazione comunitaria: l’Ue è una organizzazione umana in divenire, che richiede sempre decisioni, scelte di campo, slanci, accompagnati da costanti studi e ricerche, dibattiti, rinnovate narrazioni.
Si può inoltre osservare come i medesimi interrogativi – storici, valoriali, politici, economici, culturali – che sollecitano oggi un “esame di coscienza” e nuove prospettive da parte dell’Ue ricalcano in gran parte quelli posti dinanzi all’umanità intera. Basti pensare alle sfide demografiche e ai fenomeni migratori, alle fatiche che attraversano le democrazie partecipative, alle trasformazioni dei mercati globali e ai neocolonialismi economici, alla protervia della finanza, alle instabilità regionali e ai conflitti in corso, alla rivoluzione digitale e all’intelligenza artificiale, al cambiamento climatico, alle persistenti e dilaganti povertà che colpiscono ampie fasce di popolazione in ogni continente (pur con notevoli differenze tra l’Occidente industrializzato e il resto del pianeta). Le linee di azione che l’Ue intraprende, o meno, in queste direzioni possono dunque interessare, anzi coinvolgere, gli altri continenti.
Poche premesse per esprimere una convinzione: quanto possa essere importante per tutti i cittadini europei, e non solo, il buon “funzionamento” delle istituzioni europee, nella prospettiva di fornire risposte che vadano a incidere positivamente sulla vita quotidiana delle persone. Ma qui sorge un’ulteriore domanda: se l’Ue è potenzialmente così rilevante per la nostra esistenza, quanto di essa conosciamo? Si potrebbe osservare che in genere la politica – ogni livello politico-istituzionale – è complessa, non immediatamente comprensibile nelle sue strutture e dinamiche, talvolta farraginosa, ritenuta “lontana” dai cittadini.

Eppure la politica, il governo della polis, tocca aspetti essenziali della vita dei cittadini:

ignorarne, o conoscerne parzialmente o in maniera superficiale processi e decisioni, rischia di privare il cittadino della sua cittadinanza, del suo protagonismo politico fondato sulle regole della democrazia.
Effettivamente vediamo come molti giudizi sull’Unione europea, espressi sui media, nei social, e che attraversano l’opinione pubblica, appaiono non di rado superficiali, infondati, prevenuti. A questo gioco al ribasso contribuiscono personaggi politici interessati per ragioni di consenso elettorale. Il cosiddetto euroscetticismo, che sempre più spesso si nutre di gretto nazionalismo e di disinformato populismo, fa semplicemente comodo ad alcuni partiti e leader. Ecco perché una maggiore e diffusa consapevolezza di cosa è e di ciò che fa l’Unione europea può essere un antidoto alle derive antieuropee – e persino antidemocratiche – che vanno per la maggiore sulla scena politica, italiana ed europea.
L’intento complessivo di Scegliere l’Europa, cui hanno contribuito cinque docenti universitari e alcuni “testimoni”, è quello di andare incontro (senza pretesa di esaustività) ai legittimi dubbi che possono sorgere a ciascuno di noi sulle origini e gli sviluppi del processo di integrazione, sull’architettura comunitaria, sui settori politici di cui si occupa l’Ue, senza trascurare i possibili orizzonti futuri della “casa comune” europea.
Considerando – altro punto essenziale – l’interesse e il sostegno che la Chiesa cattolica ha sempre mostrato verso il processo di costruzione di un’Europa unita: l’Europa dei popoli, degli Stati, della pace e dei diritti, del bene comune europeo, delle diversità culturali e religiose. Un’Europa aperta al mondo.
Dunque il lettore potrà trovare elementi per una maggiore conoscenza della storia, dei valori fondativi, delle istituzioni e delle politiche comunitarie, con uno sguardo rivolto agli (auspicabili) sviluppi prossimi. Un libro che, facendo tesoro dei punti fermi già tracciati in tanti studi, prova – con taglio essenziale e divulgativo – a dare conto delle acquisizioni in materia, a far luce sulle questioni latenti, ad aprire un varco sulle ragioni dello “stare insieme” nell’Unione europea di oggi e in quella che si potrebbe delineare in futuro.
La costruzione europea – è questa la convinzione basilare – richiederà un’originale progettualità politica, il coraggio di osare strade inedite, una vera “etica dell’attesa”, con la pazienza e la caparbietà di chi vuol costruire qualcosa di grande, nella direzione di una “democrazia utile” più volte evocata da David Sassoli.

*dall’introduzione al libro Scegliere l’Europa. Domande e risposte

 

Altri articoli in Europa

Europa