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Bielorussia: ondata di arresti e condanne ai dissidenti politici mentre incombono le elezioni parlamentari

“I dati sono drammatici: risultano oltre 1.500 prigionieri politici in carcere”. Anche Amnesty International manifesta preoccupazione per l’ondata di arresti, avvenuti negli ultimi giorni, di decine di persone. Il Sir ne parla con Riccardo Noury, protavoce di Amnesty International Italia. La “stretta” è dovuta alla vicinanza delle elezioni parlamentari del 25 febbraio e del 4 aprile. Ma il 2023 è purtroppo stato segnato anche da un inasprimento della repressione contro i cattolici e membri di chiese cristiane

(Foto ANSA/SIR)

“Negli ultimi 30 anni, ogni volta che in Bielorussia ci sono le elezioni, e il 25 febbraio ci saranno le elezioni parlamentari, il voto si svolge in un contesto surreale. Risulta ad Amnesty International che praticamente tutti i 12 partiti di opposizione si sono visti rifiutare la registrazione e sono stati sciolti e dunque non possono prendere parte alle elezioni. Quindi questa ulteriore stretta si spiega così”. Contattato dal Sir, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, legge così le notizie che in questi giorni arrivano dalla Bielorussia grazie all’opera di monitoraggio e denuncia portata avanti con coraggio dalle ong che lavorano per sostenere i diritti umani nel Paese. “I dati sono drammatici”, esordisce subito Noury: “risultano oltre 1.500 prigionieri politici in carcere”. Amnesty International ha manifestato preoccupazione per gli arresti, avvenuti negli ultimi giorni, di decine di persone per lo più persone coinvolte nel progetto “INeedHelpBY”, che aiuta coloro che sono stati colpiti economicamente dalla repressione politica o che sono familiari di detenuti. Il Sir ha cercato di contattare questa organizzazione non ricevendo però alcuna risposta. Secondo il centro per i diritti umani “Viasna”, il 23 gennaio la polizia ha fatto irruzione nelle abitazioni di 160 persone, eseguendo perquisizioni e numerosi arresti.

“Il 2023 – prosegue Noury – è stato segnato anche da un inasprimento della repressione contro i cattolici e membri di chiese cristiane con casi di arresti per diffusione di “materiale estremista”, di irruzioni nelle chiese e nelle cattedrali, e forze di sicurezza che hanno picchiato diversi sacerdoti”. Amnesty non sa “esattamente” quanti siano i sacerdoti, non solo cattolici ma anche di altre chiese che si trovano attualmente nelle prigioni. “So che sono stati arrestati due pastori protestanti lo scorso ottobre, appartenenti ad una chiesa protestante che si chiama “New Life”. Ma è l’unica informazione di dettaglio che ho”. Si sa invece che il 3 gennaio scorso Lukashenko ha firmato una nuova legge repressiva sulle organizzazioni religiose denominata “Sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose”. Secondo le ong, la legge rafforza il controllo amministrativo sulle organizzazioni religiose ed espande la capacità del regime di negarle, cancellarle e liquidarle. “Tutte le organizzazioni religiose – spiega il portavoce di Amnesty – sono state obbligate a sottoporsi a un processo di ri-registrazione oppure a essere chiuse”. “La libertà di espressione è sempre più limitata”, prosegue Noury. “Ci sono stati anche una serie di emendamenti al Codice penale che hanno introdotto il Reato di orientamento antistatale e questo ha portato a delle condanne per offesa alle autorità, discredito nei confronti delle istituzioni statali, o cito testualmente, per incitamento all’animosità e alla inimicizia. Stavo leggendo tra i nostri materiali che anche gli avvocati sono sotto tiro. Lo scorso anno ne sono stati imprigionati 10 e ad oltre 100 è stata tolta la licenza. Questa stretta anche nei loro confronti pregiudica l’equità dei processi dal momento che non ci sono avvocati per i diritti umani che possono difendere chi è sotto processo per motivi politici. E poi non abbiamo parlato delle morti in carcere. Nel luglio scorso è morto in carcere Ales Pushkin, l’artista dissidente condannato a 5 anni per accuse del tutto fabbricate, deceduto a seguito di una ulcera perforata che non è stata minimamente curata in carcere”. “Questo è il quadro”, conclude Noury. “L’unica notizia positiva è che nel 2023 non c’è stata nessuna esecuzione di condanne a morte, ma questa è veramente l’unica piccola buona notizia”.

Ora l’attenzione si sposta alle prossime elezioni. Il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko ha firmato i decreti di indizione delle elezioni parlamentari per il 25 febbraio 2024 nel caso della camera bassa e per il 4 aprile 2024 nel caso della camera alta. Lukashenko ha vinto “ufficialmente” le presidenziali del 2020 con l’80% dei voti, ma molti ritengono che questo risultato sia frutto di massicci brogli elettorali e per mesi in Bielorussia si sono registrate proteste di massa contro il regime. Le manifestazioni pacifiche sono state represse con violenza e con ondate di arresti e la polizia è accusata anche di torture contro i dimostranti. Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera, aveva addirittura pubblicamente parlato di elezioni “fraudolente”. Ancora non è sicuro se verranno inviati degli osservatori esterni per la tutela della libertà di voto. Dipenderà dalle decisioni del Consiglio d’Europa. “Il rischio – afferma il rappresentante in Italia di Amnesty – che ci siano lezioni non regolari dal momento che sono stati smantellati gli ultimi 12 partiti di opposizione”. Rompere il velo del silenzio è al momento l’unica cosa che le ong intendono fare. “L’isolamento progressivo in cui è caduta la Bielorussia – conclude il portavoce di Amnesty – danneggia molto. Danneggia i diritti e la tenuta dei diritti. Cosa si può fare? Parlarne”.

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