Vescovi francesi a fianco degli agricoltori: “Soffrite fino a gridare disperati. Siano adottate misure urgenti”

“Il vaso è pieno!”. “Di fronte all’aumento dei costi che vi schiacciano, alle norme sempre più restrittive che vi vengono imposte, ai controlli permanenti, alle procedure amministrative eccessive, soffrite fino a gridare disperati”. Anche i vescovi francesi si schierano a fianco degli agricoltori. In una serie di messaggi e dichiarazioni pubbliche i vescovi scendono in campo assicurando la loro piena solidarietà ad un mondo agricolo in affanno

(Foto ANSA/SIR)

Vescovi francesi schierati a fianco degli agricoltori. In una serie di messaggi e dichiarazioni pubbliche i vescovi scendono in campo assicurando la loro piena solidarietà ad un mondo agricolo in affanno. Intanto non si placano “le proteste dei trattori”. Sospese durante il fine settimana, la mobilitazione degli agricoltori è ripresa oggi, lunedì 29 gennaio. I sindacati agricoli, non soddisfatti delle promesse e degli annunci di Gabriel Attal, hanno chiesto “un assedio di Parigi” a partire dalle 14. “Amici agricoltori, vogliamo darvi il nostro sostegno, voi che manifestate in tutto il paese, chiedendo giustizia e considerazione per la vostra professione”, scrivono in un messaggio congiunto i vescovi della provincia di Montpellier. “In ciascuna delle nostre 5 diocesi (Carcassonne e Narbonne, Mende, Montpellier, Nîmes, Perpignan-Elne), non ci siete sconosciuti e vi incontriamo nei vostri terreni agricoli, nei vostri vigneti e nei vostri allevamenti. Abbiamo imparato ad apprezzarvi interagendo con voi. Vi ammiriamo, ciascuna e ciascuno, nell’esercizio di una professione difficile che vivete con passione”. “Ma oggi il vaso è pieno!”, scrivono i vescovi. “Di fronte all’aumento dei costi che vi schiacciano, alle norme sempre più restrittive che vi vengono imposte, ai controlli permanenti, alle procedure amministrative eccessive, soffrite fino a gridare disperati. A ciò si aggiunge il problema dell’irrigazione e dei redditi in costante calo”. I vescovi si uniscono idealmente agli agricoltori e lanciano un messaggio: “Chiediamo che sia riconosciuta la vitalità della vostra professione per le nostre famiglie, per il nostro Paese e per la nobiltà della vostra professione”. “Ci auguriamo di tutto cuore che, attraverso il dialogo e la concertazione, siano adottate misure urgenti a livello nazionale ed europeo perché sia riconosciuta la giusta causa delle vostre rivendicazioni nonché condizioni di vita rispettose delle vostre persone e della vostra professione. Ciò significa ricevere un reddito dignitoso per voi e le vostre famiglie”.

Anche i vescovi della Bretagna hanno unito le loro voci a sostegno degli agricoltori della loro Regione. “Sentiamo la vostra rabbia”, scrivono in un comunicato congiunto in cui assicurano di essersi messi in ascolto della loro disperazione di fronte alle sempre più numerose costrizioni che impediscono di svolgere il loro lavoro. “Condividiamo anche il vostro dolore per il suicidio dei vostri colleghi”. I vescovi bretoni (Rennes, Vannes, Quimper e Saint-Brieuc) auspicano che “voi tutti, siate ascoltati” e che “insieme a voi si sviluppino orientamenti e decisioni politiche in vista di un’agricoltura giusta”. “È normale che la vostra professione sia pienamente riconosciuta come tale e che siate sostenuti e incoraggiati nella transizione ecologica alla quale siamo tutti collettivamente chiamati. Vi assicuriamo la nostra attenzione e le nostre preghiere”.

Il vescovo di Tarbes-Lourdes, mons. Jean-Marc Micas guarda già al Salone dell’Agricoltura che si svolgerà al Parc des expositions de Tarbes dal 7 al 10 marzo, invitando i fedeli della sua diocesi ad andare per cercare di “capire cosa spinge gli agricoltori ad esprimersi come fanno, per conoscere la realtà della loro vita quotidiana, e sostenere il loro lavoro ed giusta remunerazione”. In occasione della festa di San Vincenzo (22 gennaio), il vescovo di Bordeaux mons. Jean-Paul James ha inviato un messaggio ai viticoltori parlando del vino bordolese e della sua straordinaria “specificità”. “Ma in Gironda molti di voi soffrono. Perché il settore del vino è in crisi”, scrive. D’altronde le esportazioni non danno gli sbocchi attesi. I francesi hanno cambiato le loro abitudini di consumo del vino. “È una crisi legata anche alla fragilità della vite: a volte bisogna affrontare malattie o problemi climatici”. “Ma anche una crisi grave non significa la fine di tutto”, scrive ancora il vescovo. “Nei secoli, rifiutando inerzia e sclerosi, avete saputo mostrare creatività e capacità di inventare qualcosa di nuovo. Ma mai da soli!”. Anche père Eric Lorinet, amministratore della diocesi di Valence, ha preso la parola sull’attuale movimento degli agricoltori manifestando il suo pieno sostegno e così ha fatto mons. Philippe Christory, vescovo di Chartres che ha ricordato la morte di una donna e di sua figlia durante una manifestazione. “Siamo sopraffatti dal dolore e desideriamo esprimere la compassione della Chiesa cattolica verso tutti coloro che dedicano la propria vita al lavoro della terra e all’allevamento di animali per nutrirci”.

La “goccia” che ha fatto traboccare un vaso già pieno è l’impatto delle linee guida del Green Deal sul settore agricolo, con l’obiettivo di raggiungere l’obiettivo “zero emissioni” entro il 2050, riducendo le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Misure che, secondo gli agricoltori, avrebbero un effetto troppo punitivo sul settore. Tra le rivendicazioni degli agricoltori francesi rientrano: la rinuncia a introdurre nuovi divieti sui pesticidi, il blocco degli aumenti di prezzo del gasolio per i trattori, la totale applicazione della legge che obbliga il settore industriale a pagare di più gli agricoltori e risarcimenti più veloci per i disastri naturali. L’affanno del settore si evince anche dai dati. Secondo l’ultimo censimento della popolazione agricola in Francia condotto dal governo nel 2020, il numero degli agricoltori continua a diminuire in Francia. Erano 1,6 milioni nel 1970, nell’ultimo censimento se ne contavano solo 389.000. Nell’arco di dieci anni sono scomparse 100.000 aziende agricole. Un fenomeno ancora più preoccupante è l’aumento negli ultimi dieci anni dell’età. Secondo i dati, quasi il 60% degli agricoltori aveva 50 anni o più nel 2020. Molti si sono dimessi all’età di 40 anni e tanti affermano di non volere che i loro figli facciano il loro stesso lavoro.

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