Polonia verso le urne: sovranismo, valori, Europa e guerra in Ucraina

Il 15 ottobre prossimo i polacchi saranno chiamati a rinnovare la composizione del parlamento. Il governo finora mantiene la fiducia di molti cittadini, le opposizioni appaiono divise. Varsavia resta distante dalle istituzioni Ue. Il peso della tradizione, il ruolo del cattolicesimo

Comizio elettorale del premier Mateusz Morawiecki (Foto ANSA/SIR)

In Polonia più della metà dei giovani e degli adulti tra i 18 e 49 anni (5 milioni di elettori circa) dichiara di non avere l’intenzione di recarsi alle urne il 15 ottobre prossimo. Al contempo, più di 7 milioni di votanti ultracinquantenni sono pronti a recarsi alle urne e, secondo i sondaggi, ad appoggiare il Pis (Diritto e giustizia), l’attuale partito di maggioranza di Jarosław Kaczyński. Così, alcuni sondaggisti temono che la grande “festa della democrazia” polacca assomiglierà piuttosto (con tutto il rispetto) alla… Giornata dei nonni.

Camera e Senato. A giugno di quest’anno, gli elettori erano poco meno di 30 milioni, ai quali si potrebbero aggiungere i circa 15 milioni di potenziali votanti residenti all’estero, i quali anche se parteciperanno alle elezioni, probabilmente non riusciranno a influenzare l’andamento generale del suffragio. Nelle 41 circoscrizioni, assai disuguali dal punto di vista del numero di eletti al Parlamento, composto dalla Camera bassa e dal Senato (ma con il ruolo prevalente della prima), da votare sono 460 seggi per i deputati e 100 quelli senatoriali.

Partiti e sbarramenti. Gli elettori possono scegliere tra 7 liste presenti su tutto il territorio nazionale. Per l’attuale partito di maggioranza relativa Pis, come per altri quattro partiti che si presentano singolarmente, la soglia di sbarramento per eleggere propri rappresentanti al Parlamento è del 5%. I due principali schieramenti dell’opposizione, in quanto coalizioni elettorali (KO – Coalizione civica con Indipendentisti e Verdi, e la coalizione della Polonia 2050 con il partito di agricoltori – Psl) devono invece superare la soglia dell’8%.

Politica, valori, religione. Il partito Diritto e giustizia, guidato da Kaczyński, e al quale appartengono sia l’attuale premier Mateusz Morawiecki che il presidente della Repubblica Andrzej Duda (in carica fino al 2025), alla vigilia del voto ha deciso di abbassare i tassi di interesse bancari e i prezzi della benzina, e promette sempre più aiuti, agevolazioni e sostegni alla popolazione (in parte difficilmente realizzabili). Spera di convincere in tal modo soprattutto pensionati o famiglie con figli. Evocando la sovranità nazionale contro i dettami di Bruxelles, Kaczyński rinforza anche il sentimento nazional popolare e antieuropeista. Rivolgendosi a chi ancora risente il peso della difficile storia dei conflitti del secolo scorso contro la Russia, la Germania, e l’Ucraina, a quasi ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, ma in considerazione dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina, si richiama allo spirito patriottico dei polacchi e rilancia i valori tradizionali, ricordando la figura di Giovanni Paolo II, e non esitando a fare comizi persino dal celebre santuario mariano di Jasna Góra.

Voto “senza compromessi”. In molte parrocchie, soprattutto rurali, il voto dato al Pis viene promosso come strada più sicura. D’altro canto il “Vademecum dell’elettore cattolico”, pubblicato dal Consiglio per le questioni sociali dell’episcopato polacco, avverte che per quanto concerne “i valori non negoziabili che riguardano l’essenza dell’ordine morale” il cattolico non può “scendere a compromessi”. Elencando le questioni fondamentali come il diritto alla vita, la difesa della famiglia monogama di due persone di sesso opposto, il primato dei genitori nell’educazione dei figli, la libertà di coscienza e quella religiosa, la pace e la contrarietà all’economia “che uccide”, il documento sottolinea la necessaria “ispirazione religiosa” delle scelte elettorali.

Muri verso i migranti. Come racconta il film di Agnieszka Holland “Green border”, premiato a Venezia, la campagna elettorale si riverbera anche sugli immigrati asiatici e mediorientali che – alla ricerca di una vita migliore – varcano la frontiera polacco-bielorussa, e vengono respinti poiché considerati elemento di guerra ibrida, portata avanti dalla Russia e dai suoi alleati, e volta a destabilizzare l’Occidente. Il mantenimento del muro di 5 metri costruito dalla Polonia lungo il confine con la Bielorussia, e raccontato dalla Holland, è l’oggetto di uno dei quattro quesiti referendari che accompagnano il voto parlamentare con l’obiettivo di attirare ai seggi coloro che temono il ricollocamento in Polonia dei migranti africani e asiatici illegalmente arrivati in Europa.

Forze politiche e sondaggi. Come potenziale futuro alleato del Pis viene considerata la Confederazione per la libertà e l’indipendenza (Konfederacja Wolność i Niepodległość) che, sempre stando ai sondaggi, può contare sull’appoggio di oltre il 20% dei giovani, convinti dalla radicalità delle posizioni di ultra destra, così come dalla giovane età dei dirigenti di partito. In gioco c’è anche il partito della Polonia unita (Polska jest jedna) costituito solo nel 2021 ma, con la parola d’ordine “Dio patria e famiglia”, già presente su tutto il territorio nazionale.

Il leader dell’opposizione polacca Donald Tusk (Foto ANSA/SIR)

Tusk guida la Coalizione civica. La Coalizione civica (KO) può contare su un appoggio dei giovani pari al 27% circa. Altrettanti sarebbero i potenziali voti degli elettori ultra 50enni. Tuttavia, oltre a lanciare degli slogan pro europeisti e contestare il programma del Pis, il leader Donald Tusk (che tra il 2007 e il 2014 era stato presidente del Consiglio dei ministri polacco, per poi passare alla guida del Consiglio europeo) non ha saputo finora proporre un piano organico di lavoro del suo eventuale governo. Alcuni osservatori ritengono che non si possa escludere una futura alleanza di KO con il partito della Nuova sinistra.

Varsavia-Bruxelles, partita aperta. Il voto del 15 ottobre in Polonia è sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni europee. I rapporti Varsavia-Bruxelles sono spesso tesi. L’Ue contesta all’attuale governo polacco di non rispettare i trattati e lo stato di diritto. Il governo pone dinanzi gli interessi nazionali rispetto a quelli comunitari. La guerra nella vicina Ucraina non facilita certo i rapporti. La partita rimane aperta.

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