Riccardi: “Audacia della pace è credere che c’è un’alternativa alla guerra”

Si è aperto ieri pomeriggio nella Verti Music Hall di Berlino l’Incontro internazionale dal titolo quest’anno centrato su “L'audacia della pace”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica. “Audacia della pace - spiega Riccardi - è perseguire visioni alternative senza rassegnarsi ai binari obbligati della realtà. Audacia della pace, per noi credenti, è invocazione della pace e fiducia in Dio che ha disegni di pace che guidano la storia”. Nel prendere la parola, il grande imam di Al-Azhar, sceicco Ahmad Al-Tayyeb, massima autorità teologica dell'Islam sunnita, ha rivolto un pensiero al popolo del Marocco

Incontro internazionale "L'audacia della pace" a Berlino (foto Comunità Sant'Egidio)

“Audacia della pace significa credere che c’è un’alternativa. Che si deve investire di più nel dialogo e nella diplomazia, nell’incontro per soluzioni giuste e pacifiche”. Da Berlino, cuore di un’Europa ferita dalla guerra, risuonano le parole del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, a nome di un popolo che scommette, nonostante le ombre dei conflitti in atto, sulla pace. Si è aperto ieri pomeriggio nella Verti Music Hall di Berlino l’Incontro internazionale dal titolo quest’anno centro su “L’audacia della pace”, promosso dalla

Andrea Riccardi all’Assemblea inaugurale Incontro di Berlino (Foto Sant’Egidio)

Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica. “Audacia della pace – spiega Riccardi – è perseguire visioni alternative senza rassegnarsi ai binari obbligati della realtà. Audacia della pace, per noi credenti, è invocazione della pace e fiducia in Dio che ha disegni di pace che guidano la storia”. All’assemblea inaugurale, ci sono i presidenti della Repubblica Federale Tedesca Frank-Walter Steinmeier e della Guinea-Bissau Umaro El Mokhtar Sissoco Embalò, il grande imam di Al-Azhar, sceicco Ahmad Al-Tayyeb, massima autorità teologica dell’Islam sunnita, che rivolge un pensiero al popolo del Marocco, Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio mondiale del World Council of Churches, Zsolt Balla, rabbino capo di Lipsia, Annette Kurschus, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (EKD) e a Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca. Da oggi e fino a domani, prendono il via in diversi punti della città 20 forum in cui leader religiosi, esponenti della politica e della cultura, rappresentanti di movimenti e ong si confronteranno sul tema della pace. Tra loro sono previsti anche gli interventi del cardinale Matteo Zuppi e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’evento si concluderà domani pomeriggio, 12 settembre, con una manifestazione presso la Porta di Brandeburgo, dove verrà letto il messaggio di Papa Francesco e proclamato l’Appello di Pace.

Frank-Walter Steinmeier, presidente Repubblica Federale di Germania (foto Sant’Egidio)

Nel suo discorso di apertura, Riccardi parla subito di guerra. “La guerra – dice – è la negazione del destino comune dei popoli. E’ la sconfitta della politica e dell’umanità. Resuscita incubi e inferni della storia, oggi peggiori per la potenza di armi e tecnologie, ignote nel passato”. Ma Berlino, la città che nel 1989 ha avuto il coraggio di dire basta alla divisione del mondo in blocchi, può raccontare oggi una storia diversa e “come si può far cadere il Muro a mani nude e far rinascere una città libera e unita”. Il presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, evoca la data del 24 febbraio 2022, il giorno in cui ebbe inizio l’aggressione russa su vasta scala in Ucraina. “Ogni singolo giorno che è trascorso da allora – dice – ha portato sofferenza, distruzione e morte agli ucraini. Essi resistono e si fanno valere, lottando per la loro libertà con un coraggio ammirevole”. Il presidente invoca il contributo delle fedi religiose come “promotrici di pace e come forza di riconciliazione per l’umanità”, ma chiarisce subito: “chiunque, in nome della religione, si schieri con un violento signore della guerra che vuole sottomettere con la forza un paese vicino pacifico e democratico; chiunque, in qualità di guida di una chiesa cristiana, sostenga le atrocità inimmaginabili che vengono commesse contro la gente di questo Paese, anzi contro le proprie sorelle e i propri fratelli nella fede; chiunque agisca in questo modo, sta fondamentalmente violando il comandamento della pace della fede!”.

Mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca (foto Sant’Egidio)

Quasi in risposta alle parole di Steinmeier, mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ammette le responsabilità e invita a “non liquidare troppo in fretta queste voci critiche”. “Piuttosto, siamo chiamati a fare autocritica, e questa non deve essere solo una manovra tattica, ma è un dovere della nostra fede”. D’altronde – dice il presidente dei vescovi tedeschi – “basta gettare uno sguardo sul presente” e “salta agli occhi anche ai giorni nostri che una chiesa cristiana legittima una guerra contro un Paese vicino. Questo è inaccettabile”. I credenti, di tutte le fedi, sono “collaboratori della pace”. “Dimostriamo qui a Berlino che le religioni vogliono sempre di più far proprio questo spirito e vivere sempre più risolutamente di questo spirito!”.

Berlino, la testimonianza di Zohra Sarabi, 18 anni, profuga afgana (foto Sant’Egidio)

“Mi chiamo Zohra Sarabi, ho 18 anni, e vengo dall’Afghanistan. Sono arrivata in Italia con il Corridoio Umanitario di Sant’Egidio nel mese di luglio del 2022 e da più di un anno vivo a Roma”. E’ lei, una giovane profuga afgana, a dare testimonianza della insensatezza della guerra che strappa e distrugge migliaia di vite umane. Racconta di quando il “buio” dei talebani è tornato, il 15 agosto del 2021, nel suo Paese. “L’incubo che conoscevamo solo dai racconti diventava realtà”. Da qui la decisione di “partire in fretta” e il difficilissimo viaggio di fuga attraverso il Pakistan e l’incontro ad Islamabad con gli operatori della Sant’Egidio. Vorrei ringraziare per l’opportunità di fare questa testimonianza sul mio paese davanti a voi tutti che rappresentate le religioni e gli Stati, e vorrei chiedere a tutti di non dimenticare l’Afghanistan, i suoi bambini, le donne, i giovani, tutti coloro che soffrono, grazie”.

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