This content is available in English

La politica dei Memorandum, il nodo-migrazioni e il futuro dell’Ue

Tra Europa e Tunisia è stato sottoscritto il 16 luglio un accordo che si fonda sulla cooperazione in diversi settori tra le due sponde del Mediterraneo. Eppure gli interrogativi suscitati da tale - probabilmente irrinunciabile - azione diplomatica, sono molti. A partire dalla affidabilità del presidente Saied per arrivare alla reale volontà dei Paesi Ue di cooperare con l'Africa e di realizzare, al loro interno, una vera politica migratoria fondata sulla solidarietà

Mark Rutte, Ursula von der Leyen, Kaïs Saïed e Giorgia Meloni (Foto Commissione europea)

Di “memorandum”, “intese”, “partnership”, e persino di trattati, la geopolitica si nutre. In queste stesse ore l’Ue sta siglando accordi con i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Nero su bianco possono essere iscritti la cooperazione economica e i commerci, le forniture energetiche e la lotta al cambiamento climatico, la sicurezza e le infrastrutture per la mobilità. Fino a istruzione, ricerca, cultura. E migrazioni (in genere in chiave “preventiva” e di contrasto).
Dunque il memorandum Ue-Tunisia – addirittura definito “partenariato globale” –, siglato domenica 16 luglio dal presidente Saied, da una parte, e dal trio europeo Von Der Leyen, Meloni, Rutte, dall’altra, non è il primo nel suo genere e certamente non sarà l’ultimo. Cinque i pilastri su cui si basa: stabilità macroeconomica; commercio e investimenti; transizione energetica verde; contatti interpersonali (ad esempio la partecipazione della Tunisia al programma Erasmus+); migrazione.
Di fatto l’Unione europea si impegna a fornire a Tunisi ingenti aiuti economici, scommettendo sul fatto che dall’altra sponda del Mediterraneo si possa contare su un partner affidabile, in grado, fra l’altro, di bloccare o rallentare, i flussi migratori.Va detto che il dialogo è uno degli elementi fondanti della politica e della diplomazia. Per cui tenere aperto un canale di confronto e di collaborazione con la Tunisia è fondamentale anche per gli “interessi” europei. Del resto non si può ignorare che la Tunisia di oggi sia un Paese in cui la democrazia è a rischio e che proprio Saied sia protagonista di una pericolosa deriva autoritaria. Nel Paese nordafricano i diritti umani sono una chimera, mentre manca ogni garanzia di umanità verso i migranti che attraversano il Paese.
Temi emersi anche domenica e nelle ore successive alla firma del memorandum. Saied non sembra avere intenzione di togliere le castagne dal fuoco all’Ue sul versante migratorio. E di fatto non ha neppure promesso granché ai Ventisette (e neanche all’Italia).
Si può affermare che l’accordo con Tunisi è un primo passo. Magari da replicare con altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Aspettarsi però risultati significativi o risolutivi appare quanto meno un azzardo.Vi sono peraltro due ostacoli tutti europei in questa direzione. Il primo: tale accordo dev’essere ratificato in sede di Consiglio Ue, dove siedono vari rappresentanti di Paesi sovranisti che poco, o nulla, vogliono avere a che fare con gli “stranieri”, specie se di Paesi poveri. Il testo sottoscritto dal Trio potrebbe quindi saltare. Il secondo ostacolo, forse più rilevante: per affrontare seriamente e concretamente il fenomeno immigratorio, l’Europa deve decidersi anzitutto a superare l’Accordo di Dublino, definendo una reale politica migratoria comune che parta dal principio – sacrosanto – che si tratta di una questione europea, della quale farsi carico tutti insieme in chiave di solidarietà.
Ma si sa che la solidarietà – principio fondante della “casa comune” europea – non va di moda in questo frangente della storia. Altrimenti dovrebbe essere declinata in molteplici aspetti della politica comunitaria, in relazione al presente e al futuro della stessa Unione europea: sul piano fiscale, su quello economico e finanziario, su quello energetico. Fino alla sanità, alla giustizia, alla sicurezza interna ed esterna. E così via.
L’Europa è lo spazio necessario affinché i Paesi europei contino qualcosa sulla scena mondiale. Eppure l’Europa, sognata e costruita dai “padri fondatori” in tutt’altro scenario storico, deve cambiare per restare al passo coi tempi. E occorrono altrettanti politici di razza per disegnarne e realizzarne il domani.

Altri articoli in Europa

Europa