Da Londra a Lisbona: amicizie, fede… e un po’ di avventura. Tre giovani si raccontano

Tre giovani inglesi - Charlie Bennett, Bethan Townsend e Sian Thomas-Cullinan - spiegano al Sir i preparativi per la Gmg. Storie personali, vocazione, impegno ecclesiale si fondono in esperienze che condurranno all'incontro con il Papa e con migliaia di altri giovani da tutto il mondo

(Foto SIR)

Charlie Bennett, Bethan Townsend e Sian Thomas-Cullinan. Tre storie diverse, un’unica missione: la Giornata mondiale della gioventù a Lisbona. “Stiamo praticando la danza Gay Gordons, un ballo tradizionale scozzese, uno dei più antichi, che metteremo in scena in Portogallo, come parte del programma culturale che prevede scambi con gruppi provenienti da altre nazioni”, spiega al Sir Charlie Bennett. Insieme a Bethan, questo venticinquenne cattolico battezzato appena dieci anni fa, porterà a Lisbona una ventina di giovani adulti tra i diciotto e i trent’anni. “Alcuni hanno appena fatto la maturità, altri hanno dieci anni di lavoro alle spalle. Nel nostro gruppo, che appartiene alla Società di san Vincenzo De Paoli, vi sono tante spiritualità diverse”, raccontano Bethan e Charlie che lavorano, a Londra, per la San Vincenzo nel settore giovanile.

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“Non sapevo nulla della Chiesa”. Alla fede Charlie Bennett è arrivato per caso, ad appena quattordici anni, quando ha perso un lavoro domenicale. Cresciuto a Whitstable, sulla costa orientale d’Inghilterra, in una famiglia atea, molto diffidente nei confronti della tradizione cattolica, il ragazzino finisce in chiesa quasi per caso e rimane affascinato dalla messa e, in particolare, dall’Eucarestia. “Provavo una specie di nostalgia di Dio, ma non sapevo nulla della Chiesa cattolica. Ero incuriosito dal fatto che così tante persone, alla domenica, si riunivano in chiesa. Dopo aver esplorato altre tradizioni cristiane, e anche islam e giudaismo, ho capito che il mio cuore apparteneva alla Chiesa e, a quindici anni, ho deciso di farmi battezzare”.

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Una minoranza “viva”. Diversa è la storia di Bethan Townsend, 26 anni, che dovrebbe essere consacrata il prossimo anno. Abita nella cittadina di East Moseley, nella contea del Surrey, a sud ovest di Londra, e ha vissuto in una comunità benedettina per due anni, dopo una laurea in teologia all’università cattolica londinese di Saint Mary. “È la mia terza Gmg”, racconta Bethan. “La prima volta sono stata a Rio, nel 2013, quando avevo diciassette anni, e la seconda a Cracovia, nel 2016. In Gran Bretagna il cattolicesimo è una fede di minoranza, una condizione che, insieme alla secolarizzazione, fa sentire noi cattolici isolati all’interno della società. Per questo motivo è importante sperimentare una dimensione globale, come capita alla Giornata mondiale della gioventù, e sentire che la Chiesa cattolica è una realtà viva, universale, diffusa in tutto il mondo”.

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Da Londra in pullman. Sian Thomas-Cullinan, 32 anni, direttrice della Caritas nella diocesi di Brentwood, a est di Londra, accompagnerà a Lisbona un gruppo formato da 47 giovani, tra i 16 e i 25 anni. Un terzo sono studenti, ancora alla scuola secondaria, e poi ci sono universitari e anche lavoratori. “Abbiamo scelto di arrivare in Portogallo in pullman perché ci siamo accorti che il volo produceva molte più emissioni di anidride carbonica, rispetto all’autobus. Inoltre i tre giorni che trascorreremo in viaggio ci daranno l’opportunità di parlare dell’ambiente”, racconta. “Partiremo alle 8 di mattina, il 25 luglio, e faremo tappa in Francia e, poi, a Valladolid, in Spagna. Una volta arrivati a Porto, il 27 luglio, saremo ospiti di alcune famiglie portoghesi e parteciperemo alle attività delle loro parrocchie. Il 29 luglio, invece, andremo a una ‘minigiornata mondiale della gioventù’, in un parco, con altri trentamila pellegrini. Il 31 luglio saremo a Fatima, dove staremo una settimana, e da lì arriveremo a Lisbona per il primo agosto”. “La Gmg di Sydney ha cambiato la mia vita”, spiega ancora Sian. “Nel 2008, in Australia, ho incontrato mio marito e anche quello che è, oggi, il mio capo e alcuni dei miei più cari amici. Durante quell’esperienza costruisci ricordi che diventano parte della tua identità più profonda e l’energia che trovi lì, durante quei giorni, non finisce mai più. Penso che, per i giovani di oggi, sia un’esperienza unica e alla Caritas noi lavoriamo perché nessuno di loro venga escluso, per esempio per ragioni economiche”.

 

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