Ue, cattedrale sempre in costruzione. Guerra, clima, migrazioni: si fatica a trovare il bandolo della matassa

Le sfide cui è sottoposta la politica comunitaria sono davvero molteplici. In alcuni casi si procede a ranghi serrati, in altri emergono divisioni soprattutto tra gli Stati membri. La storia pone sempre nuovi scenari da affrontare: i Ventisette sapranno essere all'altezza della situazione?

(Foto SIR/Marco Calvarese)

Un passo avanti nel pacchetto di riforme Fit for 55 per la lotta al cambiamento climatico, la transizione verde e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; uno stallo sostanziale sul versante migrazioni, senza la necessaria e solidale condivisione delle responsabilità per l’accoglienza dei rifugiati.
Sono solo due esempi degli scenari aperti nell’Unione europea, come sempre sfidata dalla storia e dagli eventi internazionali.Altri esempi?
Ranghi serrati nel sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia, insistendo su missili e munizioni, mentre l’azione politica e diplomatica per giungere a una tregua e poi alla pace rimane oltre l’orizzonte. Azione comune per affrontare la crisi economica e l’inflazione galoppante, ma il mercato unico non è ancora completato e di politica fiscale comune nessuno parla più.
Si fatica, qui a Bruxelles, a trovare il bandolo della matassa. I dossier aperti sono davvero numerosi. Tra questi, il rispetto dello stato di diritto, di cui si torna a discutere nella plenaria dell’Europarlamento del 29 e 30 marzo. La Commissione è impegnata su diversi fronti, con in primo piano energia, Green Deal, sostegno alla ripresa economica e all’occupazione. In Consiglio – dove sono rappresentati gli Stati membri – emergono divisioni sul fenomeno migratorio, ma non solo.
Dell’Unione europea c’è bisogno in un mondo segnato da problemi globali. Mentre al suo interno l’Europa deve fare i conti con denatalità e invecchiamento, tenuta dei sistemi di welfare, prospettive per il futuro dei giovani, rivoluzione digitale, minacce esterne (fra cui il terrorismo) e la competizione commerciale degli attori mondiali, in primis la Cina.
Tutte urgenze reali, inutile negarlo. Di fronte alle quali la prospettiva di riforme interne per rendere l’Unione più trasparente, efficace e vicina ai cittadini sembrano passare in secondo piano. Non a caso il Consiglio sta trascurando le conclusioni giunte dalla Conferenza sul futuro dell’Europa, fortemente voluta da David Sassoli e Ursula von der Leyen, con la quale si prospettavano significativi cambi di passo.
L’Europa comunitaria è un cantiere aperto, una cattedrale la cui costruzione richiede l’apporto di diverse generazioni – come ricordava David Sassoli. Nei prossimi mesi si potrà misurare la reale volontà politica, soprattutto dei governi dei Paesi membri, di rafforzare o meno la “casa comune”. Poi il giudizio tornerà ai cittadini, con le elezioni dell’Europarlamento nella primavera 2024.

(video a cura di Marco Calvarese)

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