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Vita da “prof”. Gli insegnanti italiani tra i meno retribuiti in Europa. Confronto impietoso

Non è una novità, ma una conferma. Per i docenti del Belpaese gli stipendi sono piuttosto modesti. In diversi altri Paesi Ue - tra cui Francia, Germania, Belgio, Svezia, Irlanda e Olanda - gli insegnanti sono valorizzati anche nella busta paga. La conferma viene dal rapporto annuale sui salari dei docenti europei Education at a Glance dell’Ocse e dai dati di Eurydice

(Foto ANSA/SIR)

Gli insegnanti italiani sono tra i meno retribuiti di tutta Europa e, all’inizio della carriera, guadagnano meno della metà dei colleghi tedeschi. È quanto riportano il rapporto annuale sui salari dei docenti europei Education at a Glance dell’Ocse e i dati di Eurydice (rete europea di informazione sull’istruzione) riferiti al 2020-2021.

All’inizio della carriera… Lo stipendio iniziale di un insegnante italiano è di 24.297 euro lordi all’anno, collocandosi, di poco, sopra agli stipendi ciprioti (24.189) e portoghesi (22.374). La Francia supera leggermente l’Italia con una retribuzione lorda annua di 26.839 euro. Più fortunati anche i docenti spagnoli con 30.999 euro lordi all’anno. In Belgio, Svezia, Irlanda e Olanda insegnando si guadagna tra i 33mila e i 38mila euro annualmente. Gli stipendi più elevati sono quelli degli insegnanti lussemburghesi (69.076 euro, gli stipendi sono anche il relazione al costo della vita), seguiti dagli svizzeri (66.972 euro) e dai tedeschi (54.129 euro). In Danimarca la retribuzione è di 47.980 euro, in Islanda 45.468 euro e in Norvegia 40.479.

Eppure c’è chi sta peggio. Se i docenti italiani sono pagati poco rispetto a diversi colleghi europei, non va meglio in Bulgaria, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Romania dove lo stipendio annuo non arriva neanche a 9mila euro lordi. Nell’Ue sono gli ungheresi a guadagnare meno di tutti con 7.731 euro all’anno. Mentre in Grecia, Repubblica Ceca, Estonia, Croazia, Lettonia, Lituania e Slovenia non si raggiungono i 20mila euro all’anno. In diversi Paesi si ha un aumento salariale di almeno il 60% sul lungo periodo della carriera, ma meno del 40% nei primi 15 anni. Per avere un incremento del 49%, ovvero raggiungere il massimo della retribuzione, i professori italiani devono lavorare a lungo e aspettare i 35 anni di carriera. Mentre, in Francia con 29 anni di servizio si registra un aumento del salario del 70%. In Portogallo dopo 34 anni si ottiene il doppio del salario del periodo iniziale e in Grecia un incremento del 97% dopo 36 anni. In Danimarca si hanno, invece, piccoli scatti di carriera a breve termine: in 12 anni si ha già un aumento del 16%. In Norvegia si riceve un incremento in busta paga del 18% dopo 16 anni. Al contrario in Ungheria si attendono 42 anni per un incremento del 76% dello stipendio.

Buste paga ferme al palo. C’è una grande differenza retributiva, poi, tra i dirigenti scolastici (presidi) italiani con quindici anni di esperienza professionale che guadagnano il doppio degli insegnanti con gli stessi anni di servizio. In Italia negli ultimi anni i salari sono rimasti gli stessi, mentre in altri Paesi europei i governi sono intervenuti aumentandoli. Nel 2020 in Italia un decreto legge ha previsto, però, la riduzione di alcune tasse a carico del dipendente e del costo del lavoro che ha portato a un leggero aumento indiretto degli stipendi.

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