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Da Prato all’Ucraina, la solidarietà parte ogni venerdì con un furgone di aiuti umanitari

Dall'inizio della guerra in Ucraina, ogni settimana, dalla parrocchia della Resurrezione a Prato parte un furgone carico con 1 tonnellata e mezzo di aiuti umanitari per gli ucraini che vivono a Kizman e in altri centri della provincia di Černivci o per bambini accolti in Romania. Una macchina della solidarietà che non si fermerà nemmeno durante le festività natalizie

foto: diocesi di Prato

Partirà anche durante le festività natalizie, come ogni venerdì dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi, il furgone carico di aiuti umanitari per le persone che vivono a Kizman e in altri centri della provincia di Černivci. In più ci saranno pacchi regalo per 500 bambini. Ad organizzare l’iniziativa di solidarietà è don Gabriele Benejaru, direttore dell’ufficio Migrantes della diocesi di Prato e vice parroco della parrocchia della Resurrezione, dove vengono raccolti e poi spediti gli aiuti. Il furgone può contenere 1 tonnellata e mezzo di generi alimentari e beni di prima necessità. L’urgenza e il proposito di queste ultime settimane è acquistare generatori di 7 kilowatt, indispensabili per aiutare chi vive senza elettricità e nel gelo dell’inverno ucraino a causa dei frequenti black out causati dal conflitto. Gli ultimi appelli lanciati in questi giorni alla comunità pratese riguardano 50 bambini di Kiev accolti in Romania dall’associazione Doneaza, che hanno bisogno soprattutto di vestiti invernali. Servono anche dispositivi medici per le persone anziane, farmaci per il raffreddore, pannoloni per gli anziani, sedie a rotelle.

foto: Anyta Mitiugaieva

“Fino a quando la guerra in Ucraina non smetterà noi cercheremo di aiutare le persone a vivere e a ritrovare la speranza”, afferma al Sir don Benejaru. “Siamo una goccia nell’oceano ma se non ci fosse non ci sarebbe nemmeno la possibilità di avere un intero oceano. Mi dispiace solo perché quando del conflitto si parlava in tv si poteva fare di più. Ma io ricordo sempre ai miei parrocchiani che la carità non ha orari. Confido moltissimo nella Provvidenza e ho fiducia che gli aiuti arriveranno, sia che vengano da persone benestanti, sia dalle persone meno abbienti”.

 

Ad offrirsi come volontari per la consegna degli aiuti sono Anyta Mitiugaieva e Slavik Fisuk, due ucraini residenti da anni nella cittadina toscana. Ogni venerdì o sabato, tranne qualche impedimento per la manutenzione del furgone, Anyta e Slavik partono con un carico di 1 tonnellata e mezzo di aiuti umanitari.

Un viaggio lungo 24 ore, con code lunghissime alla frontiera ucraina, verso gli asili, gli ospedali, le scuole abbandonate dove si rifugiano i profughi.

Nel furgone ci sono coperte e indumenti, cibo in scatola, medicinali, pannolini per adulti e anziani, latte in polvere o a lunga conservazione.  Tutti i prodotti vengono acquistati grazie alle offerte di privati o arrivano tramite raccolte di viveri e generi di prima necessità organizzate dalla diocesi. L’ultima è stata il 15 dicembre durante la veglia d’Avvento in cattedrale con i giovani e il vescovo Giovanni Nerbini.

Un calo di donazioni negli ultimi mesi. Negli ultimi mesi c’è stato però un calo di donazioni legato ad una minore attenzione e copertura da parte dei media. “Eravamo disperati – racconta Anyta Mitiugaieva – la solidarietà si era fermata e non sapevamo nemmeno come coprire i costi del gasolio. Ci servono almeno 1000 euro per il viaggio di andata e ritorno”. Anyta è diventata una sorta di angelo per i connazionali che incontra in patria. “Mi vogliono tanto bene e io sono felice di essere di aiuto”. Originaria di Donetsk, nella regione occupata del Donbass, ha i genitori ancora lì ma a loro non può mandare aiuti. Il fratello è a Kiev. “A lui spedisco pacchi”. Di credo ortodosso, “per me non fa differenza entrare in una chiesa ucraina o russa – precisa -. Accendo una candelina e faccio una preghiera. Per me sono tutti uguali. Dio è lo stesso”.

Partono di notte con il furgone di Slavik e aspettano ore e ore alla dogana, tra file di automobili lunghe dai 7 ai 12 km. Le code si creano perché per far entrare merci chiedono cifre intorno ai 300/400 euro. Per tentare di aggirare la corruzione Anya presenta un modulo timbrato dall’ufficio Migrantes che attesta la presenza di aiuti umanitari. Slavik rimane al di là della frontiera per evitare il rischio di essere arruolato. Lei riparte da sola alla guida del furgone, percorrendo altre cinque o sei ore di strada da sola prima di arrivare nella zona di Černivci.

“Anche se ho paura cerco di non pensare al rischio che cadano le bombe e vado avanti comunque”,

confida. Consegna gli aiuti al sindaco di Kizman, che poi pensa alla distribuzione.

foto: Anyta Mitiugaieva

Il più delle volte Anyta dorme nel furgone. A volte è rimasta anche due settimane in zona per aiutare gli anziani soli a pulire casa, oppure va a trovare le famiglie che hanno bisogno. Quando riparte per l’Italia al posto degli aiuti ci sono donne e bambini che cercano protezione umanitaria in Italia. Vengono accolti dalle diocesi di Prato e Firenze; una cinquantina di nuclei familiari finora. “Tanti sono tornati in Ucraina ma molti ancora scappano – dice Anyta -. Finché non stai là non ti rendi conto della tragedia immane che stanno vivendo. Non c’è acqua né luce. All’asilo non si può cucinare e i bambini sono costretti a mangiare cibi freddi. Molti sono diventati orfani, altri sono malati. Tante famiglie non hanno più la casa, possiedono solo i vestiti che indossano”. In questi giorni Anyta è in Italia ma è pronta a ripartire con il prossimo viaggio. Che sia un giorno feriale, Natale o Capodanno per lei non farà differenza. La solidarietà non si ferma mai.

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