Mons. Mokrzycki (vescovi ucraini): “La nostra speranza è che il grido della pace sia presto esaudito”

In ginocchio, in ogni chiesa d’Europa, per invocare il dono della pace. Domani, 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, si celebrerà in Europa una giornata di preghiera per l’Ucraina. Anche la Cei aderisce all’iniziativa. “Siamo molto grati. La nostra forza è nella preghiera e domani questo grido di pace verso il Signore sarà più forte. La nostra speranza è che sia udito e esaudito presto”. È mons. Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo latino di Leopoli e presidente dei vescovi cattolici latini ucraina, ad esprimere gratitudine per questa iniziativa

(foto archivio)

“Siamo molto grati. La nostra forza è nella preghiera e domani questo grido di pace verso il Signore sarà più forte. La nostra speranza è che sia udito e esaudito presto”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo latino di Leopoli e presidente dei vescovi cattolici latini ucraina, desidera subito ringraziare la Chiesa in Europa, che domani, 14 settembre, si unirà in tante parrocchie e diocesi per invocare la pace in Ucraina. E aggiunge: “Siamo consapevoli e grati non solo per questa preghiera ma anche per tutta la solidarietà che ci sta arrivando con gli aiuti umanitari, che ci consentono di andare incontro alle necessità della nostra gente che ha perso tutto. Sono gesti molto apprezzati da tutto il nostro popolo”. La Giornata di preghiera per la pace in Ucraina coincide con la chiusura dell’Anno della Santa Croce che la Conferenza episcopale ha indetto nel 2021. Domani, tutti i vescovi ucraini si ritroveranno nel Santuario della Passione del Signore a Shargorod, dove sarà solennemente celebrata una Santa Messa solenne, preceduta da due ore di adorazione eucaristica. “Quando lo scorso anno la Conferenza episcopale ha proclamato l’Anno della Santa Croce – ricorda l’arcivescovo -, avevamo l’intenzione di approfondire la fede del nostro popolo e della nostra Chiesa e ringraziare il Signore per il suo amore verso l’umanità. Non avremmo mai immaginato che invece di meditare sul mistero della Croce, avremmo dovuto sopportare e sperimentare questa Croce ogni giorno da quando è scoppiata questa terribile guerra”.

Sono più d 200 giorni che il popolo ucraino sta vivendo in guerra. Come descriverebbe questi mesi?

Con la Croce: è quello che stiamo vivendo dal 24 febbraio 2022. La sta sperimentando il nostro popolo, in tutta l’Ucraina. Quelli che soffrono direttamente, nei rifugi, sotto i bombardamenti. Quelli che devono difendere la patria. I feriti. E quelli che devono fuggire dalla guerra, soprattutto le nostre donne costrette a lasciare il Paese per mettere in salvo i propri bambini. Anche la parte dell’Ucraina che non è direttamente colpita agli attacchi armati, può vedere i segni della guerra sul volto stanco, preoccupato e impaurito dei profughi in fuga. Ognuno, a modo suo, porta la Croce di questa ingiustizia che il popolo ucraino sta subendo.

Non solo le case sono distrutte. Anche i cuori sono pieni di odio e di amarezza. Come si curano le ferite della guerra e cosa ha da dire oggi la Croce?

Il Signore ci ha dimostrato con la sua vita e la sua morte in Croce un amore grande, ci ha portato la salvezza quando tutto era perso nelle tenebre e ci ha reso figli di Dio. Sopportando tutte le difficoltà e tutte le conseguenze della guerra, anche noi crediamo che Dio prende la nostra offerta e questo sacrificio per donarci la luce della Resurrezione e la pace così tanto desiderate dal popolo ucraino. Sappiamo che la Croce che ognuno sta vivendo, ognuno a suo modo, non sarà persa, ma ascoltata e accolta dal Signore. Sarà dalla Croce che verrà la pace in Ucraina.

Arrivano in questi giorni notizie positive con l’avanzata delle forze ucraine ed un arretramento dell’esercito russo. Come vengono vissute dal popolo ucraino?

Sì, è vero ma la situazione in Ucraina è ancora molto difficile. C’è ancora tanto da combattere. Ma le notizie che i soldati ucraini stanno avanzando e che i soldati russi arretrano e scappano, portano sù il morale della gente e anche del nostro esercito. E questo è importante così come è importante anche la solidarietà di tutta la Chiesa in Europa che domani si unirà in preghiera per invocare la pace in Ucraina. Sono notizie e iniziative che ci danno coraggio e la fiducia nella vittoria.

In questi giorni, per la quarta volta, il card. Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, è di nuovo “in missione” in Ucraina. Che significato ha per voi questa visita?

Intanto vorrei ringraziare anche per la delegazione della Cei con mons. Baturi e per tutte le visite che in questi mesi abbiamo ricevuto dai vescovi e da altre organizzazioni dall’Italia. Questa visita del card. Krajewski è molto importante non solo per il governo ma anche per tutta la Chiesa cattolica e la popolazione ucraina. Siamo tutti molto grati al Santo Padre che dal primo giorno, ogni domenica, dopo l’Angelus, ogni mercoledì, dopo l’udienza generale, rivolge sempre una parola per l’Ucraina, assicurandosi della sua vicinanza e richiamando tutto il mondo a pregare e lavorare per la pace. Apprezziamo molto questa vicinanza e questi gesti del Santo Padre. Non c’è nessun’altra autorità religiosa che ha fatto tanto per noi come Papa Francesco”.

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