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Mykolaiv. Il parroco: “Sentiamo l’odore del fuoco e vediamo fumo nero avvolgere la città. Aiutateci a fermare i russi”

Il racconto in presa diretta del parroco di Mykolaiv, mentre la città è stata colpita da 7 missili russi. “Siamo stati svegliati da esplosioni terribili. Non abbiamo informazioni precise per quanto riguarda le vittime. In questo momento sentiamo l’odore del fuoco e si vedono le conseguenze degli attacchi con distruzioni e fumo nero in città”. Anche qui, la Chiesa è rimasta aperta a tutti. Non ha abbandonato la sua gente, svolge le celebrazioni e gestisce un centro animato e sostenuto da volontari dove vengono distribuiti gli aiuti umanitari alla popolazione

(Foto ANSA/SIR)

È una guerra di fuoco e fumo. L’obiettivo dei russi è bruciare e distruggere tutto. “Ieri mattina (22 giugno, ndr) Mykolaiv e gli abitanti della città sono stati svegliati da esplosioni terribili. Non abbiamo informazioni precise per quanto riguarda le vittime. In questo momento sentiamo l’odore del fuoco e si vedono le conseguenze degli attacchi con distruzioni e fumo nero in città. Abbiamo saputo poi che la Russia ha lanciato sette missili su Mykolaiv ed uno ha colpito e distrutto anche una infrastruttura civile importante”. È la voce di padre Taras Pavlius a parlare da Mykolaiv e raccontare cosa sta succedendo in una delle regioni in queste ore più calde del fronte. Padre Taras è parroco della parrocchia “Protezione della Vergine di Maria” a Mykolaiv ed è anche parroco della chiesa della Santissima Trinità che si trova nel villaggio di Shevchenkove. Ma lì, spiega il sacerdote, la situazione è ancora più difficile perché il villaggio – pur non essendo ancora sotto l’occupazione russa – è continuamente attaccato dai russi. Padre Taras parla solo ucraino ed è tradotto da Kiev via whatsapp da un altro sacerdote. “Non posso dire precisamente dove sono per motivi di sicurezza”, dice quasi scusandosi, “però dall’inizio della guerra fino ad oggi mi trovo dentro nella città, continuando a svolgere il mio ministero pastorale ma anche il servizio sociale tramite la Caritas. La Chiesa è rimasta, è aperta a tutti. Non ha abbandonato la sua gente, svolge le celebrazioni e gestisce un centro animato e sostenuto da volontari dove vengono distribuiti gli aiuti umanitari alla popolazione. Molti mi chiedono perché non siamo andati via. A volte è difficile rispondere. Però io sono qui per servire la gente, per aiutare i nostri soldati. Chi se non noi può farlo?”.

Prima dell’inizio di questa invasione russa in Ucraina, a Mykolaiv, secondo le statistiche ufficiali, abitavano 600mila persone. Non si hanno informazioni precise ma sembra che in città siano rimasti 200 mila persone. L’emergenza più critica – fin dall’inizio – è stata ed è tuttora la mancanza di accesso ad acqua pulita. Il parroco racconta che più o meno verso il 10 aprile, quindi fin dall’inizio dell’attacco russo sull’Ucraina, la rete idrica della città è stata bombardata e distrutta dai russi. Da allora non è stato più possibile né sistemarla né ripristinarla. Si è deciso di prendere l’acqua dal fiume Dnipro, che è il fiume più importante dell’Ucraina. Ma poi ci si è accorti che non era possibile. Per più di un mese e mezzo, fino ai primi giorni di giugno, la gente ha avuto accesso all’acqua. Veniva portata in città dai volontari. Si trattava però di rifornimenti scarsi, giusto quelli necessari alla sopravvivenza. Hanno provato allora a ripristinare la rete idrica prendendo l’acqua da un altro fiume. Ci sono riusciti ma essendo vicino al mare, l’acqua che finalmente circola nella rete idrica cittadina, è salata, ha un sapore cattivo ed è di bassa qualità. Non si può assolutamente bere e viene utilizzata solo per pulire o cucinare. L’acqua potabile viene quindi portata ancora dai volontari. Per fortuna – racconta il parroco – non ci sono ancora casi di epidemie e “speriamo che non ci siano in futuro”. Il cibo invece c’è. I negozi sono aperti perché per fortuna, i collegamenti con la vicina città di Odessa ancora funzionano. “Nonostante però il cibo si possa comprare, la gente non ha soldi per farlo”, dice padre Taras. “Qui, hanno perso tutti il lavoro. E le persone fanno fatica ad acquistare il cibo. Per questo vengono nei centri per ricevere scorte, grazie agli aiuti umanitari”.

Mikoailv combatte e resiste. “Grazie alle autorità politiche cittadine e alle forze militari la città non è stata occupata”, racconta il parroco, “e i nostri soldati stanno liberando l’intero oblast. Pian piano, si stanno dirigendo anche verso Kherson che è occupata”. La battaglia è in corso e l’artiglieria russa riesce qualche volta a raggiungere la città di Mykolayiv. “Per questo a volte siamo sotto i bombardamenti. Però grazie al coraggio delle forze militari ucraine, la città regge e sta liberando la provincia, obbligando i russi a tornare indietro”. Tutti sanno che la città di Mykolaiv è la roccaforte del Sud. Se la città cede, i russi arrivano ad Odessa. A quel punto per l’Ucraina, è la perdita di tutto la regione meridionale che si affaccia sul Mar Nero. Una perdita troppo importante. “Sappiamo che l’Europa ci sta guardando”, dice il parroco. “Siamo consapevoli che si sta guardando alla città di Mykolaiv che sta resistendo. Ma non basta solo guardare. Bisogna anche pregare, aiutare e gridare a voce alta che l’Ucraina e soprattutto Mykolaiv sono sotto attacco, che i russi stanno uccidendo anche i bambini, non si fermano davanti a niente, stanno distruggendo tutto. Siamo quindi grati che ci state guardando, ma chiedete alla Russia di fermarsi”. E da Mykolaiv, un ultimo messaggio: “Vi ringrazio per il vostro interesse, per l’attenzione che avete per la nostra città, per quello che state raccontando. Bisogna dire la verità, bisogna raccontare cosa sta succedendo in Ucraina ora. Vi chiedo di pregare per noi e di aiutarci”.

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