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Ucraina: le luci spente di Leopoli

Arrivata ieri a Leopoli, in Ucraina, la delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), guidata dal direttore Alessandro Monteduro. Una visita di solidarietà per verificare direttamente i bisogni delle diocesi, eparchie e esarcati ucraini. Subito dopo l'aggressione russa la Fondazione pontificia aveva stanziato 1,3 milioni di euro. Ora sta partendo una seconda fase di aiuto per un valore di circa 700 mila euro. Altri progetti sono in va di definizione

Korczova, frontiera tra Polonia e Ucraina (Foto Sir)

“Per favore restate nei rifugi”: le parole del sindaco di Leopoli, Andriy Sadovyi, affidate ad un tweet, appaiono subito sui display delle persone in fila al valico di Korczova alla frontiera tra Polonia e Ucraina. Leopoli, distante circa 70 km., è sotto attacco missilistico. Sono state colpite alcune centrali elettriche e zone della città sono senza energia elettrica. ‘Krainainfo’ e ‘Molnia’ sono le app ufficiali che forniscono in tempo reale le notizie di attacchi e di allarmi aerei e riportano la mappa dell’Ucraina tutta colorata di rosso, segno che l’allarme aereo adesso riguarda tutto il Paese.

La fila di auto in ingresso in Ucraina nel frattempo si è ulteriormente allungata. La frontiera in ingresso in Ucraina è chiusa. Ma c’è ottimismo che appena cessato l’allarme possa essere riaperta. Sono molti gli ucraini che in queste settimane fanno la spola tra Ucraina e Polonia per acquistare delle auto. Il governo polacco, racconta don Jaroslav vice rettore del seminario di Vorzomel, noto alle cronache di guerra per essere stato distrutto e saccheggiato dai russi, ha emanato una legge che permette agli ucraini di acquistare auto in Polonia senza pagare l’Iva. Ma ce ne sono molti che vanno in Polonia anche per rifornirsi di benzina e soprattutto di gasolio che comincia a scarseggiare. È passata oltre un’ora e la fila di auto comincia a muoversi, ma le procedure sono lente nella parte polacca della frontiera, soprattutto nel controllo passaporti. Don Jaroslav, che accompagna una delegazione di Acs, Aiuto alla Chiesa che soffre, guidata dal suo direttore, Alessandro Monteduro, in visita di solidarietà in Ucraina, apre il bagagliaio, spiega alla polizia di frontiera il motivo della presenza della delegazione prima di ottenere il via libera.

(Foto Sir)

Il passaggio alla frontiera ucraina è poco più di una formalità, passaporti, visto e via verso Leopoli. Giusto il tempo di assistere ad una scena che da queste parti ormai è facile vedere: un uomo che affida la sua famiglia ad un parente, forse un amico, venuto apposta dalla Polonia. Una carezza e un abbraccio per tutti, prima di tornare indietro, a Leopoli. Gli uomini devono restare per combattere. Le luci della strada che porta a Korczova sono un ricordo. Ora solo buio pesto. Ad illuminare la strada non ci sono lampioni ma i fari dei Tir, bus e auto ferme in coda in attesa di uscire dall’Ucraina, una fila lunga oltre 10 chilometri. Secondo padre Jaroslav per smaltire tutto questo serpentone di mezzi ci vorranno almeno 8-10 ore. Ai bordi della strada per Leopoli si notano check point con sacchi di sabbia e cavalli di frisia. Dalle 23 è in vigore il coprifuoco e molte auto vengono fermate per ulteriori controlli. Anche quella di don Jaroslav. Leopoli è ormai a pochi chilometri, ma non si vedono le luci della città. Solo buio. Lo impone il coprifuoco. L’unica luce è data a notte fonda dalla notizia diffusa dal canale ufficiale Telegram del presidente ucraino Zelenskiy che annuncia “il primo risultato della nostra operazione dalla Azovstal di Mariupol organizzata da tempo, che ha richiesto notevoli sforzi, lunghi negoziati e varie mediazioni. Oggi 156 persone sono arrivate a Zaporizhzhia. Sono donne e bambini. Persone che da due mesi vivevano in rifugi. Tra loro anche un bambino di sei mesi. Oggi queste persone sono salve”.

 

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