Ucraina. Mons. Mokrzycki (Leopoli): “Sarebbe bello avere Papa Francesco nella terra del Donbas”

L’arcivescovo di Leopoli in Ucraina spera che il Papa “possa presto mettere piede” nelle regioni dell’Ucraina orientale, attualmente le più esposte ad un'eventuale “invasione” da parte della Russia. Mons. Mokrzycki ha parlato anche delle preoccupazioni degli abitanti delle regioni frontaliere proprio a causa dell’aggravarsi della situazione al fronte est

(Foto ANSA/SIR)

“Sarebbe bello avere la presenza di Papa Francesco, anche solo brevissima, nella terra del Donbas, sono sicuro contribuirebbe ad allontanare lo spettro della guerra”. Lo dice l’arcivescovo di Leopoli in Ucraina mons. Mieczysław Mokrzycki. Il presule, sperando che il Papa “possa presto mettere piede” nelle regioni dell’Ucraina orientale, attualmente le più esposte ad un eventuale “invasione” da parte della Russia. Mons. Mokrzycki ha parlato anche delle preoccupazioni degli abitanti delle regioni frontaliere proprio a causa dell’aggravarsi della situazione al fronte est. Una “situazione preoccupante”, ha aggiunto, perché qui arriva sempre più forte l’eco dei colpi di mortaio e numerosi edifici sono stati danneggiati dagli spari.

Qual è la situazione delle popolazioni nella diocesi di Kharkiv-Zaporizhia nella regione del Donbas?

(foto archivio)

La diocesi è molto vicina alla frontiera, a sessanta chilometri dalla linea del fronte tracciata nel 2014 dai separatisti filorussi. Oggi si può dire che per gli abitanti di questi territori la situazione attuale non è molto diversa da quella che vivono ormai da otto anni: ogni giorno sentono il terribile rumore degli spari.

In questi giorni però i colpi di mortai e altre armi pesanti sembrano più frequenti e più forti. Sappiamo che alcuni edifici nei villaggi della diocesi sono stati distrutti. La gente è anche preoccupata per un maggiore movimento dall’altra parte del fronte. La maggior parte degli abitanti della regione non ha mezzi sufficienti per fuggire in altre parti del Paese e così alla fine quasi tutti sono rimasti nelle loro case.

A Leopoli, dove Lei risiede, sono molti i rifugiati provenienti da altre parti dell’Ucraina?

Numerose sono le persone che dal centro dell’Ucraina e anche da Kiev si sono recate nella parte occidentale del Paese. Nella stessa Leopoli non ci sono più appartamenti liberi, compresi quelli rimasti sfitti dopo che gli studenti, a causa del covid siano andati via. Adesso tutti i locali in affitto sono occupati. Anche nei villaggi intorno a Leopoli le case libere sono state occupate da persone scappate dalla linea del fronte.

E qual è la situazione dei cattolici a Odessa e Kharkiv? Anche loro cercano di scappare?

Dall’est Ucraina tutti coloro che possono si spostano verso l’occidente perché la sensazione che la Russia abbia intenzione di occupare una parte maggiore dell’Ucraina, tagliare il suo accesso al mare per avere via libera verso la Crimea è molto forte. Molte persone sono già preparate a fuggire se necessario.

E qual è la situazione dei cattolici in Crimea, annessa alla Russia nel febbraio di otto anni fa?

In Crimea c’è il nostro vescovo Jacek Pyl, ausiliario della diocesi di Odessa-Sinferopoli, direttamente subalterno alla Santa Sede. Insieme ad altri sacerdoti svolge il suo lavoro pastorale, per quello che ne so io , senza grandi difficoltà.

E in generale quale è la situazione generale della popolazione in Ucraina?

Fino a 20 anni fa in Ucraina vi erano moltissimi abitanti di origine russa, arrivati con deportazioni forzate da parte delle autorità sovietiche. Non conoscevano una parola della lingua ucraina, parlavano solo in russo.

Adesso si può dire che sono inseriti nella società ucraina? Si può dire che l’identità nazionale degli ucraini sia rafforzata davvero come sembra dimostrarlo la giornata dell’unità nazionale celebrata il 16 febbraio scorso?

Direi che la maggior parte degli abitanti dell’Ucraina oggi parla quotidianamente in russo, ma ciò nonostante si sentono ucraini. Io spesso sottolineo che non dobbiamo dividere le persone secondo la lingua che usano. Nei Paesi come la Svizzera abbiamo quattro lingue, e in molti altri Paesi c’è una situazione simile.

In Ucraina ci sono persone che parlano russo, ucraino, ungherese, polacco o romeno. Parlano lingue diverse ma sono cittadini ucraini e si sentono ucraini.

Non è detto quindi che chi parli russo desideri il ritorno della Russia in Ucraina. Io stesso, nell’arcidiocesi di Leopoli celebro la messa in lingua ucraina e in lingua polacca. Il 60% dei fedeli circa sono di lingua ucraina, il restante 40% parla polacco.

A suo parere quali sono delle vere ragioni dell’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina?

Risulta difficile capire che oggi, dopo tanti anni di pace, quando le persone hanno pane a sufficienza, quando ognuno ha un tetto sopra la testa, un attacco della Russia contro Ucraina sia possibile. Umanamente parlando, l’attuale conflitto non ha una ragione valida.

E questo sentimento è una sensazione comune fra la gente in Ucraina?

Sì. Perché né i russi né gli ucraini vogliono la guerra. Tutti vogliamo vivere in pace.

(foto archivio)

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