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Europa sotto attacco. Card. Hollerich (Comece): “La fraternità sia la nostra risposta al male del terrorismo”

Intervista al card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), sulla lunga scia di sangue che ha attraversato in questi giorni l’Europa. “Se l’obiettivo dei terroristi è quello di dividerci, noi, tutti insieme, Paesi dell’Unione europea ma anche cristiani, atei, agnostici, musulmani, ebrei, dobbiamo dire no. Dobbiamo dire con fermezza, che non ci lasceremo vincere dall’odio. Che, al contrario, vogliamo vivere i valori che hanno reso possibile il progetto dell’Europa. Vogliamo vivere la fratellanza della quale ci ha parlato Papa Francesco. Non si lasceremo vincere su questo punto”

Il card. Jean-Claude Hollerich (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“È un attacco all’Europa compiuto da un gruppo di terroristi, piccolo ma molto pericoloso. Il loro obiettivo è quello di dividere l’Europa, rafforzare le forze di ultradestra e populiste, forze che fomentano la divisione, allontanando l’Europa dai suoi valori fondanti”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), commenta i fatti di terrorismo che hanno ferito mortalmente l’Europa. Dalla decapitazione del professore di storia Samuel Paty all’attacco perpetrato da un giovane estremista all’interno della basilica di Nizza fino all’attentato multiplo nella città di Vienna.

Eminenza, perché tanta rabbia contro l’Europa?

Perché l’Europa mostra al mondo che il fanatismo non ha senso. Perché l’Europa è un continente dove popolazioni tra loro molto diverse sono riuscite a vivere insieme, accordandosi su valori comuni. Perché abbiamo lavorato per una cittadinanza nell’Unione europea e siamo riusciti a costruirla, abbattendo i muri nazionali che dividevano i popoli. Inoltre, l’Europa è abitata anche da tanti musulmani e gente di altre fedi e abbiamo dimostrato che è possibile convivere bene insieme. Certo, ci sono gruppi, come per esempio nelle banlieue delle grandi città francesi, dove la gente non è riuscita a integrarsi, ma in generale l’Europa è un successo del vivere insieme e questo fa male ai terroristi. Loro non possono sopportare che questo progetto, fondato su valori comuni, sia possibile e per questo ci attaccano.

Sono già apparsi titoli sui giornali e post sui social in cui si dà la colpa all’immigrazione e all’islam.

Non è vero. E lo posso dimostrare con tanti esempi. Dopo l’attentato a Nizza, l’Unione dei musulmani del Lussemburgo mi ha immediatamente scritto una lettera. Volevano esprimermi, in quanto capo della Chiesa cattolica nel nostro Paese, tutto il loro orrore davanti a quell’atto barbaro. Anche l’imam di Bordeaux ha detto chiaramente che Maometto di fronte all’attacco di Nizza avrebbe provato vergogna ricordando che Maometto è stato criticato tante volte durante la sua vita ma non ha mai preso sul serio queste critiche e non si è arrabbiato.

A questo proposito, molti fanno notare che vignette offensive contro una religione o contro esponenti del mondo musulmano non aiutano a combattere il terrorismo. Lei cosa pensa?

Penso che la libertà non possa essere assoluta. Penso che la libertà di espressione debba tenere conto anche di quello che pensano gli altri, i loro sentimenti, soprattutto i sentimenti religiosi. E qui penso che sia bene riprendere in mano l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” perché mostra, anche alla Francia, che la libertà può essere esercitata soltanto se insieme con la fraternità, altrimenti non c’è uguaglianza.

C’è una correlazione tra terrorismo e pandemia?

Penso che i terroristi possano aver approfittato di questo tempo di fragilità che stiamo vivendo. La gente in Europa è angosciata. È confinata dentro le case. Ha paura. Non sta bene. C’è la malattia che continua a circolare. C’è la morte che arriva dentro le famiglie. Sappiamo che l’angoscia può trasformarsi in aggressione. Ma è proprio questo quello che i terroristi vogliono. Vogliono la divisione della società europea.

Quale deve essere allora la risposta dell’Europa alla barbarie del fondamentalismo?

Innanzitutto, deve essere una risposta unita, che deve cioè avere la voce di tutti i Paesi dell’Unione, di tutti i cristiani, atei, agnostici, musulmani, ebrei. Tutti insieme dobbiamo dire no. Dobbiamo dire con fermezza che non ci lasceremo vincere dall’odio e dalla violenza. Al contrario, vogliamo vivere i valori che hanno reso possibile il progetto dell’Europa. Vogliamo vivere la fratellanza della quale ci ha parlato Papa Francesco. Non si lasceremo vincere su questo punto.

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