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Coronavirus Covid-19. In Spagna la Chiesa con la fraternità accende la speranza

Nel Paese europeo con il maggior numero di contagiati, almeno al momento, l'impatto dell'epidemia si fa sentire sulle famiglie e, soprattutto, sulle categorie più svantaggiate, ma sono moltissime - oltre trecento - le iniziative messe in campo dalle diocesi

(Foto ANSA/SIR)

Italia e Spagna si contendono il triste primato, in Europa, del maggior numero di morti, la prima, e il maggior numero di contagi, la seconda, per il coronavirus Covid-19. Al 5 aprile, infatti, mentre in Italia si contano 128.948 casi totali, 21.815 guariti e 15.887 deceduti, in Spagna alla stessa data (ma i numeri si riferiscono all’ultimo rilevamento alle 21 del 4 aprile) si registrano 130.759 casi, 12.418 morti e 38.080 guariti. C’è un’altra cosa che accomuna i due Paesi, oltre alla grande diffusione dell’epidemia: una capillare presenza della Chiesa accanto a chi soffre, con quella creatività dell’amore di cui ha parlato Papa Francesco. Nelle 70 diocesi spagnole sono oltre trecento – al momento, ma crescono di giorno in giorno – le iniziative ecclesiali che rispondono a necessità pastorali, spirituali, sociali, assistenziali, educative e di intrattenimento, in questo tempo di isolamento. In occasione della Domenica delle Palme e dell’inizio della Settimana Santa la Commissione esecutiva della Conferenza episcopale spagnola ha pubblicato una nota per farsi ancora una volta accanto alla gente per dire “una parola di incoraggiamento e speranza” con l’invito di rivolgersi “con fiducia a Dio”.

In “questo tempo sconcertante, per il quale nessuno era preparato”, i vescovi spagnoli vogliono sottolineare un aspetto positivo: “In mezzo alla prova che questa situazione comporta,

stiamo assistendo a molteplici storie di santità e vari esempi di dedizione e di eroismo

che mostrano come l’essere umano sia in grado di superare grandi sfide servendo gli altri con amore, generosità, forza e sacrificio”. Allo stesso tempo, riconoscono e apprezzano “la generosa dedizione degli operatori completamente impegnati nella cura medica e umana dei malati, così come nei gruppi di ricerca per trovare soluzioni alla pandemia. Vogliamo anche mostrare la nostra vicinanza e il nostro sostegno agli anziani e a coloro che vivono nelle case di cura. A loro, garanti della nostra saggezza e storia, dobbiamo tutto nella nostra vita ed è tempo di restituire così tanto amore e sacrificio”.

Nella nota, i presuli ringraziano anche sacerdoti, diaconi, persone consacrate e laici per la loro dedizione pastorale, celebrando l’Eucaristia, prendendosi cura delle famiglie e delle persone che vivono sole, accompagnando i malati; così come i monasteri di vita contemplativa che mantengono viva la fiamma della speranza con la loro preghiera. Lodano, in particolare, “l’instancabile disponibilità di sacerdoti e operatori pastorali ad accompagnare questi momenti difficili e a sostenere le famiglie in lutto con speranza cristiana” nei cimiteri e negli ospedali. Apprezzamento anche per tutte le famiglie e i lavoratori dei vari settori “che rendono possibile che la nostra vita vada avanti”: i vescovi della Commissione esecutiva si uniscono alla loro preoccupazione per la situazione dei “più vulnerabili, poveri e a rischio di esclusione” per i quali chiedono il sostegno di “benefattori, collaboratori e volontari”, ringraziandoli, al tempo stesso, per quanto già fatto. I presuli non nascondono che il Covid-19 ha provocato in Spagna “una grande ferita in campo economico, lavorativo e sociale” e la necessità di “uno sforzo per alleviare le conseguenze di questa pandemia che genera sofferenza e povertà. Per uscire da questa crisi avremo bisogno più che mai di una stretta collaborazione tra il settore pubblico e privato, tra istituzioni civili e religiose.

Chiediamo un’alleanza dell’intera società e delle sue istituzioni a favore di questo grande progetto comune”,

per il quale “offriamo le nostre risorse umane e materiali per affrontare questa sfida. Insieme possiamo superarla e intravedere il futuro con speranza”.

La Chiesa spagnola, poi, nella Settimana Santa chiede di vivere in fraternità con chi è colpito maggiormente dalla pandemia. La celebrazione della Giornata dell’amore fraterno, Giovedì Santo, “è un momento privilegiato” per “chiamare a vivere la fraternità e rendere reale il comandamento nuovo dell’amore”. In particolare, il gesto che la Caritas e la Conferenza episcopale propongono per il Giovedì Santo, con lo slogan “La fratellanza illumina la speranza”, è di accendere una candela nel momento di condividere la cena, accompagnata da una preghiera-benedizione. “In un giorno in cui, a causa dell’isolamento, possiamo celebrare l’Eucaristia solo in modo virtuale, questo gesto ci aiuterà a sentirci, se possibile, più uniti tra noi, più in comunione con tutti e con tutta l’umanità che soffre per questa pandemia globale”. Un altro gesto attraverso il quale è possibile esprimere nella Giornata dell’amore fraterno la vicinanza solidale con le persone colpite dall’impatto del coronavirus è il sostegno economico alla campagna di emergenza “Ogni gesto conta” lanciato dalla Caritas per i bisogni più urgenti delle persone più vulnerabili.

Ci sono innumerevoli iniziative di solidarietà che tutte le 70 Caritas diocesane di Spagna e ciascuna delle diocesi stanno sviluppando, con lo slogan

“La Carità non chiude”

per sostenere i bisogni fondamentali di coloro che si trovano in condizioni di maggiore precarietà, come i senzatetto, gli anziani o le famiglie con risorse limitate. Gli effetti del Covid-19 sulle condizioni economiche e sociali del Paese sono molto forti e tutto indica che, a causa della crisi occupazionale che sta crescendo e della mancanza di reddito che centinaia di migliaia di famiglie stanno già affrontando, le richieste di supporto urgente si moltiplicheranno. In questo scenario, gli sforzi della Caritas saranno rivolti laddove le esigenze delle persone più fragili sono maggiori.

Sono oltre trecento le iniziative messe in campo dalle diocesi spagnole: si va dalle celebrazioni on line all’offerta di strutture ed edifici diocesani per l’assistenza a persone colpite dal Covid-19 o per il personale sanitario, dalla realizzazione di mascherine al dono di respiratori negli ospedali, da iniziative di sostegno ad anziani e persone fragili ad aiuti ai migranti, da messe per i defunti all’accompagnamento psicologico e spirituale attraverso il telefono, da lettere di incoraggiamento per i ricoverati in ospedale a messaggi ai detenuti, dai concerti dal vivo on line alla Via Crucis digitale per i giovani, da visite virtuali di cattedrali o chiese a proposte ludiche e educative da realizzare in casa, da preghiere via Whatsapp a mense per i poveri, da consegna a casa di medicine a ospitalità a senza fissa dimora.

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