“Segni luminosi di speranza, perché hanno offerto la propria vita nell’amore di Cristo e dei fratelli”: questi i santi proclamati domenica scorsa da papa Leone XIV, ma anche tutti i santi venerati dalla Chiesa e da ogni cristiano. Il vescovo martire armeno Ignazio, il catechista Pietro della Papua Nuova Guinea (terra lontana, ma a noi nota per la missione del vescovo chioggiotto Cesare Bonivento), i due santi venezuelani José Gregorio e Carmen, la santa salesiana Maria che si dedicò alle popolazioni dell’Ecuador, la religiosa veronese Vincenza Maria e, in particolare, in questo mese di ottobre, l’apostolo del Rosario Bartolo Longo, fondatore del santuario mariano di Pompei, dalla vita travagliata che divenne poi mistico orante e generoso strumento di carità: tutti segni che hanno illuminato la storia e le genti del loro tempo e continuano a illuminare la vita della Chiesa. A loro sette, come a tutti gli altri santi e beati, ognuno può rivolgersi per chiederne l’intercessione, come anche per cercare di imitarne le virtù e la dedizione a Dio e ai fratelli. Tra gli esempi luminosi più vicini a noi vogliamo ricordare, in questa circostanza di una numerosa canonizzazione, anche i “nostri” beati, in particolare Giuseppe Olinto Marella di Pellestrina, e i Venerabili Servi di Dio, o coloro dei quali è in corso la causa di beatificazione: padre Emilio Venturini, padre Raimondo Calcagno, padre Mario Venturini… Chissà quando potremo avere la gioia di vederli sugli altari e poterli ufficialmente invocare? Vorremmo sollecitare i rispettivi postulatori e le alte istanze vaticane a procedere anche per questi nostri cari conterranei. Ma già ora possiamo certamente chiederne l’intercessione per la nostra vita, per le nostre famiglie, per le nostre comunità.
I santi – o futuri santi -, amici di Dio e amici nostri, ci accompagnano nel nostro cammino quotidiano. Lo scorso sabato abbiamo avuto occasione di celebrare il ricordo intenso e commosso di altre figure che, cresciute nell’alveo dell’Azione Cattolica, hanno dato testimonianza fulgida del loro amore a Dio e ai fratelli, tanto da poterli ritenere modelli esemplari di vita cristiana, poiché hanno cercato e saputo coniugare fede e vita nella loro quotidianità sulla strada della santità.
Ci permettiamo di accostare ai grandi santi anche questi nostri “santi”: Michele Bighin, Giuseppe Salvagno, Evangelista Groppo, Sandro Scarpa, Felice Casson, pensando peraltro ai tanti “santi della porta accanto” presenti anche oggi nelle nostre comunità, esempi di fede, di spiritualità, di carità, di generosità, di solidarietà.
Quelle cinque figure – quattro di Chioggia e una di Loreo; ma, pensandoci bene, potremmo aggiungerne anche altre da altre zone della diocesi -, presentate da testimoni che ne hanno conosciuto e gustato direttamente e personalmente l’esperienza cristiana, segnata anche da fatiche e difficoltà, ma sempre orientata all’amore di Cristo e degli altri in ogni ambito in cui agivano – poteva essere la scuola o l’università, la politica o la sanità, l’animazione in parrocchia e nell’associazionismo, il lavoro o la città -, meritano la nostra attenzione (e ne faremo oggetto nei prossimi numeri del settimanale) e insieme la nostra riconoscenza; anche l’orgoglio di averli avuti vicini, familiari o amici, testimoni credibili del Vangelo.
Non si tratta certo di “canonizzarli”, ma di coglierne il valore ampliando la cerchia di coloro che anche nella nostra terra hanno seminato fede, speranza e carità con la grazia del battesimo che è divenuta per loro una autentica “chiamata alla santità”. Nel prossimo fine settimana, con la Chiesa universale, celebreremo la solennità di “tutti i santi”, non solo di quelli ufficialmente “canonizzati”, ma delle schiere innumerevoli che – crediamo – stanno già nella gloria del Signore e di là intercedono per noi. Celebreremo anche la “commemorazione” di tutti i defunti, cioè il ricordo di tutti, senza distinzione, anche di coloro dei quali nessuno si ricorda e, in questi anni difficili, di tutte le vittime della violenza, di quella di casa e di strada come di quella dei campi di battaglia, delle tante guerre che insanguinano il pianeta. In particolare, ci sarà nei prossimi giorni e – per tradizione in tutto il mese di novembre – il ricordo dei vescovi e dei sacerdoti che furono tra noi; dei nostri cari e di quanti abbiamo conosciuto e amato e che ormai ci hanno lasciato: quanto più siamo avanti negli anni, tanto più numerosi sono coloro che possiamo e dobbiamo ricordare. Quanti di loro potrebbero essere annoverati tra i “santi”! La schiera innumerevole che vide l’apostolo Giovanni è una schiera di amici di Dio e di amici nostri che va crescendo sempre più: canonizzarne sette in un’unica celebrazione, com’è avvenuto domenica, è quasi segno di quel numero perfetto e infinito che solo Dio conosce.

