“Sono stato consacrato vescovo per essere pastore. Il mio compito è stare con il gregge che il Signor mi affida, che oggi si chiama Cesena-Sarsina”, “la mia terra”, “il mio popolo, che già amo per il quale mi impegno ad essere ‘servo di tutti’”. Parole tutt’altro che formali quelle di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, che ieri ha fatto il suo ingresso nella diocesi di Cesena-Sarsina come nuovo vescovo. La Cattedrale è gremita, per accoglierlo, con i confratelli vescovi dell’Emilia-Romagna, a partire dal presidente, mons. Giacomo Morandi, e dall’arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia, mons. Lorenzo Ghizzoni a concelebrare, il prefetto, i sindaci del territorio, tanti cesenati e tanti fedeli delle diocesi care a monsignor Caiazzo, quella d’origine, Crotone-Santa Severina, e quelle che ha guidato per nove anni, Matera-Irsina e Tricarico. Ma sabato era piena anche la basilica di Santa Maria al Monte, dove l’arcivescovo ha voluto incontrare per primi oltre mille giovani della diocesi rispondendo alle loro domande e dedicando loro una preghiera ispirata ai testi di Sanremo di quest’anno, con un finale a base di “Romagna mia” intonato tutti insieme. Il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, l’ha accolto in piazza del Popolo, regalandogli una bicicletta assemblata da “Officine popolari”, un progetto sociale di riuso.
Dentro il Duomo di Cesena, il momento forse più intenso: il passaggio di pastorale tra mons. Douglas Regattieri e monsignor Caiazzo. “Desideriamo aprire le porte dei nostri cuori perché tu ti possa sentire a casa, come fu per te un tempo Isola Capo Rizzuto”, ha detto il vescovo emerito nel suo saluto. “Anche il nostro territorio ha un cuore: pulsa di vitalità imprenditoriale, di freschezza e creatività, di giocosità tipica della gente romagnola che neanche una recente devastante alluvione è stata capace di mettere in ginocchio”. Un passaggio di testimone caratterizzato da segni che parlano già dell’episcopato di monsignor Caiazzo.
All’ingresso in Cattedrale il nuovo vescovo ha voluto baciare una croce fatta con le assi di legno della barca naufragata, due anni fa, a Steccato di Cutro, nella sua diocesi, “per ricordare – spiega – i tanti crocifissi innocenti in tutto il mondo”.
Il primo pensiero grato va a Papa Francesco, “con l’augurio che presto possa tornare a guidare la Chiesa nel pieno delle sue forze”. Poi il ringraziamento al vescovo Regattieri, “per il suo servizio silenzioso, concreto e attento in tutte le situazioni di fragilità – dice il nuovo vescovo -. Sono felice che resterà qui con noi”. È un viaggio quello di cui parla monsignor Caiazzo nella sua omelia: dalla sua Ur dei caldei (Abramo era il protagonista della prima lettura), la Calabria, fino alla Lucania e più a nord, in Romagna, seguendo la voce di un Dio che a un uomo senza figli parla di “una discendenza come le stelle”. Con l’obiettivo, prosegue il vescovo, che “la mia vita diventi un Vangelo vivente”. Questo è il compito del vescovo, prosegue: “essere per voi e con voi e oggi inizio questo percorso insieme a voi”.
Camminare “insieme” è appunto la strada che propone il nuovo vescovo di Cesena-Sarsina: a sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, a chi soffre, alle autorità civili e alle istituzioni, ai laici. “Il vescovo viene per condividere la storia di questa terra di Romagna – prosegue monsignor Caiazzo -, che ha affrontato tante prove soprattutto negli ultimi anni a causa di alluvioni, ma continua a brillare, illuminando i cuori con speranza e amore”. Infine, ancora un pensiero ai giovani: “voglio attingere alla vostra forza e vivere con voi come viandante di speranza. Sappiate che io ci sono”. E agli ammalati: “Mi inginocchio davanti alla sofferenza presente nei tanti calvari degli ospedali, delle cliniche e delle case di riposo, e nelle famiglie. Stringendo la croce del venerdì santo, attendo con fiducia la gioia della Pasqua, certo che ogni dolore sarà trasfigurato”.

