Serpeggia sempre nei nostri animi l’interrogativo dell’essere e dell’avere. Talvolta in alcune persone, sfiora l’incubo che soggiace ad ogni scelta.
Si dirà …dipende dai temperamenti: può essere… ma allora chi accusiamo per la natura del nostro temperamento? I genitori, gli avi?
Si dirà …dipende dalle condizioni sociali: può essere… ma allora dipendiamo in tutto e per tutto e solamente dalla classe sociale in cui veniamo alla luce’
L’ingorgo diventa sempre accelerato e rischia di inghiottire tutta l’esistenza.
L’uomo ricco del vangelo è ricco davvero di beni ma davvero ben povero tanto da essere dichiarato stolto. Non da qualcuno con cui condivide il quotidiano ma da Dio stesso.
Egli, il Creatore, Colui che ci sostiene in vita, Colui che ci attende alla conclusione del nostro peregrinare terreno, gli affibbia un termine che, davvero, nessuno può asserire gli torni gradito. Sentirsi dire “Stolto”! non è un complimento ma un’ingiuria.
Dio chiaramente esprime la realtà, vuol farci capire la gravità di un comportamento che danneggia non solo l’esistenza -e la persona già da sé si qualifica stolta- ma compromette anche tutto il significato del dono della vita.
Già! Veniamo alla vita, veniamo al tempo, veniamo alla storia per lasciare una traccia e questa traccia suona “ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”.
Di per sé nulla di male, nulla che non appartenga alla dimensione del vivere umano: se non ci riposiamo…scoppiamo in escandescenze oppure precipitiamo nella depressione.
Se non mangiamo … ci riduciamo a pelle ed ossa e nulla nel nostro fisico risponde.
Se manchiamo d’acqua, non riusciamo più a sopravvivere… ma non si tratta solo di acqua perché in questo contesto l’accento cade sul bere di chi banchetta e ingurgita.
Divertiti: distogliti da ogni problema anche perché ormai sei ridotto ai minimi termini.
Chi così vive può dirsi realmente persona?
Dio non piomba addosso a costui o costei come la Parca tagliando il filo della vita e quindi classificandosi come il grande Castigatore.
Dio gli dice “stolto” perché non ha valutato correttamente il suo essere persona, quanto conti la condivisione e lo sguardo attento a chi gli vive accanto. Solo chi custodisce in sé questa dimensione, stolto non è ma si dimostra saggio, che ha compreso il valore della vita, dei beni che crescono a dismisura proprio perché le mani imparino a essere bucate…a. dare …a dare…
Certo, agli occhi dei magnati chi abbia le mani bucate per gli altri, non solo è stolto ma forse anche degradato.
Eppure esistono ricchi, capaci di sfruttare al meglio le risorse dell’esistenza e del proprio agire che sanno donare e donando riposano, mangiano e bevono e si divertono ma non quando gli altri languiscono.
Lo stolto della parabola non si relaziona con nessuno, vive su una sorta di atollo che lo tradisce perché se muove un passo più in là… precipita e non ha nessun fratello o sorella che gli porga la mano.
Stolti non si nasce, stolti si diventa se non si guarda al Volto di Dio e al volto dei fratelli e delle sorelle.