Domenica 7 dicembre – II di Avvento

I frutti della conversione

Nella seconda domenica di Avvento, il vangelo porta in scena un personaggio che incarna il messaggio che proclama, punto di raccordo tra l’Antico e il nuovo Testamento. Giovanni Battista si presenta con un annuncio incisivo ed essenziale. Nel deserto della Giudea risuona l’invito alla metanoia, alla “conversione”, perché la venuta del Messia è prossima e il Regno dei cieli si è avvicinato. Mente e cuore, volontà e intenzione devono volgersi a Dio, riconoscendo la regalità di amore e di servizio che si sta per rivelare nella persona di Gesù Cristo, l’Inviato del Padre. Riprendendo la profezia di Isaia, l’evangelista Matteo spiega meglio come intendere questo tempo di preparazione: tracciare la via e raddrizzare i sentieri implicano un cambiamento di mentalità e di comportamento, orientato dalla Parola e teso alla realizzazione della volontà di Dio. È tempo di produrre frutti di giustizia, di testimoniare un’adesione sincera a Dio, senza appellarsi a meriti illusori né nascondersi dietro a falsi privilegi: “Abbiamo Abramo per padre”.
La via indicata dal Battista non comporta un qualche ritocco di facciata nel rapporto con Dio, ma una trasformazione radicale del modo di giudicare, decidere ed agire nella quotidianità. Il discepolo, con le sue sole forze, non è capace di intraprendere questo mutamento di direzione, per conservarsi fedele agli impegni battesimali: deve sempre confrontarsi con la superbia, che vizia quel giusto rapporto di dipendenza tra la creatura e il Creatore, stravolgendolo a favore della creatura che tenta di sostituirsi al Creatore. Solo nell’umiltà e confessando i propri peccati l’uomo lascia agire in sé la grazia di Dio, che fa crescere nel cuore – come in un campo arato e predisposto alla semina – frutti di bontà e di verità.
E di umiltà dà prova Giovanni Battista, nel momento in cui non si arroga alcun riconoscimento messianico propostogli dalle folle, ma addita agli uomini il Cristo. Così sant’Agostino parla dell’azione del Precursore: “Che vuol dire: Preparate la via, se non: siate umili nei vostri pensieri? Da lui stesso prendete esempio di umiltà. È ritenuto il Cristo, afferma di non essere quel che viene creduto, né sfrutta per il suo prestigio l’errore altrui. Se avesse detto: Sono io il Cristo, con quanta facilità egli non avrebbe convinto, dal momento che se ne aveva la persuasione prima ancora che parlasse? Non lo disse: si riconobbe, si distinse, si umiliò. Avvertì dov’era per lui la salvezza: comprese di essere lucerna ed ebbe timore perché non venisse spenta dal vento della superbia” (disc. 293, 3).
Pur essendo una persona scomoda e dal carattere rude, che richiama la testimonianza dei profeti (Zac 13, 4) e in modo particolare di Elia (cfr. 2Re 1,8), Giovanni Battista è avvicinato da una moltitudine di gente, che si sposta da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona lungo il fiume Giordano, attratta dalla sua autenticità, dal suo stile di vita in sintonia con la verità del messaggio che proclama. La sua invettiva non risparmia i rappresentanti del giudaismo ufficiale, farisei e sadducei, i quali approfittano del loro status religioso per sottrarsi alla necessità di impegnarsi in prima persona in una rettitudine e integrità morale. Essere discendenti di Abramo non basta per evitare un giudizio di condanna, se non si pratica il bene.
Il Battista riconosce se stesso e la missione in rapporto al Messia, definito come colui che viene dopo di me: il Messia è il più forte, al pari di Dio, il Forte di Giacobbe (cfr. Gen 49,24; Is 49, 26); egli non si limita a impartire un battesimo per la conversione, ma battezzerà in Spirito Santo e fuoco, ad indicare una purificazione e trasformazione del cuore dell’uomo in rapporto a Dio e ai fratelli. Nella sua prospettiva il Precursore predica un giudizio imminente del Messia, che ha già in mano gli strumenti con cui raccogliere il frumento nel granaio e bruciare la pula nel fuoco inestinguibile. Una simile prospettiva tuttavia sarà smentita: pur riprendendo alla lettera il messaggio di conversione del Battista (cfr. Mt 4,17), Gesù Cristo si presenta mite ed umile di cuore (Mt 11,29), venuto non a spezzare una canna già incrinata né a spegnere una fiamma smorta (Mt 12,20). Il rinvio di un giudizio ritenuto imminente metterà in crisi lo stesso Battista, quando si troverà nella prigione di Macheronte (Mt 11,2-6); anch’egli dovrà completare il suo cammino di conversione ed accogliere il Messia venuto non per giudicare e punire, ma per salvare tutti gli uomini, facendosi promotore di un annuncio di misericordia.