Domenica 12 giugno

2Sam 12,7-10.13; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3

Al fariseo, padrone di casa, non interessa la donna, ma osserva Gesù, convincendosi che non è un profeta perché non riconosce quella donna come una peccatrice. Gesù, al contrario, non ha occhi che per quella figlia di Israele, nella quale non è sconveniente vedere persino la bellissima figura della Chiesa incessantemente amata e perdonata dal Suo Signore e Sposo. Una Chiesa a sua volta accogliente verso tutti.

La fede salva questa donna. Nei confronti di Dio, come mostra la parabola dei due fratelli, si hanno due atteggiamenti. Quello del fratello maggiore, l’uomo che sacrifica la vita a Dio e quello del minore che si ribella a questo Dio che ti soffoca, perciò è meglio seguire il proprio piacere. In fondo entrambi hanno la stessa immagine di Dio. Qui invece viene presentata la religione dell’amore nella quale ama di più non chi è più perfetto, ma colui al quale è stato perdonato di più.

Appena accusato di essere un mangione, un beone, amico dei peccatori, delle prostitute e dei pubblicani, Gesù accetta l’invito di un fariseo, di un giusto che tratta Dio da prostituta, pensando di comprarlo con le buone opere. Nella casa di una persona dabbene; entra una persona che non è per bene, ma viene per il maestro: una donna peccatrice con un vaso d’alabastro pieno di profumo e messasi dietro Gesù, piange, bagna i suoi piedi, scioglie i capelli, asciuga i piedi e li bacia, ungendoli con il profumo. Una scena delicatissima che si può immaginare e “sentire” i baci, le lacrime, il profumo.

Una peccatrice nota, anche dal fariseo (“Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è”), ha saputo che Gesù accoglie e ama i peccatori e che si trova in quella casa; vuole conoscerlo. Prende un vaso di alabastro con un profumo che riempie la casa e tutti lo sentono; si mette vicino ai suoi piedi e piange; non dice una parola, poi con i capelli (solo una moglie col marito si scioglie i capelli) asciuga i piedi e continua a baciarli. Mentre il fariseo considera la vita un debito da pagare come tributo a Dio per sentirsi in parità, la donna fa un’altra scelta e ricambia l’amore con l’amore. Questo mostra l’esempio dei due debitori: tutto è donato e perdonato, non siamo debitori; siamo tutti donati e perdonati. Qui si dice che l’amore è causa del perdono, ma ne è anche la conseguenza; un circolo all’infinito. Gesù ama i peccatori e questo genera nei peccatori l’amore verso di Lui. Quello del peccatore spesso è un amore con le lacrime, capace di cambiare vita.