Don Giussani. I viaggi che hanno aperto un cammino in America Latina

Una pagina poco conosciuta quella di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, che negli anni Sessanta del Novecento voleva lasciare Milano per l’America Latina ed esercitare il suo ministero come missionario in quella terre. Il sogno che non si realizza ma una serie di viaggi portano allo sviluppo del Movimento di Comunione e Liberazione in quelle terre

(Foto ANSA/SIR)

Una pagina poco conosciuta quella di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, che negli anni Sessanta del Novecento voleva lasciare Milano per l’America Latina ed esercitare il suo ministero come missionario in quella terre.

Il 9 marzo 1960, infatti, scrive al vescovo di Belo Horizonte in Brasile per esprime il desiderio di dedicarsi a una Chiesa “più bisognosa” rispetto a quella milanese, proponendo di partire con alcuni giovani per un’esperienza missionaria. Chiese al suo vescovo, l’allora cardinale Giovanni Battista Montini, poi papa con il nome Paolo VI, ma il permesso non arrivò. Nonostante tutto

l’11 agosto 1960 si imbarcò sulla nave Delphic Eagle per il Brasile, per verificare la possibilità di una spedizione missionaria dei suoi giovani nella zona di Macapá, dove l’imprenditore Marcello Candia – dichiarato venerabile l’8 luglio 2014 – stava costruendo un ospedale. Vi ritornò poi l’anno successivo, a Belo Horizonte anche se non si trasferì stabilmente in quelle terre dove trovarono terreno fertile,

(Foto Edizioni di pagina)

come scrive Lucio Brunelli nella prefazione al volume “Albori. Don Giussani nel Sud America di lingua spagnola 1973-1987” di Alver Metalli edito da Edizioni di Pagina, il suo carisma e il movimento di Cl e dove si aprì un cammino che oggi continua a fiorire.

L’autore del volume racconta quei viaggi di don Giussani in modo dettagliato, attraverso decine di testimonianze. Viaggi – dice al Sir Metalli – non episodici: “Sono almeno sette, forse otto, solo in Argentina in un arco di tempo di ben quattordici anni; non sono neppure viaggi in luoghi scelti a caso; infatti, iniziano nel 1973, quando fa visita a delle novizie che sono partite dall’Italia per fondare un monastero in Argentina; conosce alcune delle ‘fondatrici’ e le va a trovare poco dopo che sono arrivate sul posto. Poi ci ritorna l’anno successivo, e così, in luoghi e paesi diversi sino al 1992, quando non può più viaggiare per raccomandazione medica”.

Un bilancio di quei viaggi è ancora da scrivere, secondo Metalli. Il libro termina con un capitolo che dà il titolo al volume, “Albori”, dove accenna a processi ancora in corso. In questo senso “non credo che Comunione e Liberazione possa avere una data di inizio ufficiale nell’America del Sud di lingua spagnola – quella di cui mi occupo – o, perlomeno, credo che l’inizio non sia separabile dal contagio della vita di don Giussani dal momento in cui vi ha messo piede nel lontano 1973, con tutti quelli che lo hanno dapprima accompagnato e poi seguito”, ci dice Metalli. E “non credo neppure che la storia di Cl possa essere racchiusa nel perimetro delle forme consolidate nella tradizione del movimento, soprattutto in Italia, poi trapiantate in America Latina. Comunione e Liberazione ha ancora molto da fare e da far vedere”. Come abbiamo visto nella prefazione al volume si racconta di un desiderio forte del fondatore di Cl di fare il missionario.

“È una aspirazione che probabilmente ha una triplice radice”, ci spiega Metalli: “il clima di quegli anni, l’esperienza nascente di Gs-Cl che sottolinea fortemente la missione, i rapporti di Giussani con il suo vescovo, il cardinal Martini. Ognuna di queste cose ha un peso diverso nel fomentare l’aspirazione di Giussani a lasciare l’Italia per partire come missionario in America Latina. Comunque, la cosa non si concretizzerà, ma i suoi primi amici partirono e lui, con una costanza veramente ammirevole considerati i mezzi di trasporto dei primi anni, li visita lì dove sono andati”.

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