La Bibbia e le donne. Adriana Valerio: “In dialogo con la società contemporanea e con le giovani generazioni”

Il progetto “La Bibbia e le donne”, nato nel 2006, con il contributo di studiose di differenti religioni e confessioni, ha indagato sulle figure delle donne nelle Sacre Scritture e sulla loro interpretazione nella storia del cristianesimo

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“La Bibbia e le donne. Esegesi, cultura e società”: è il titolo del convegno internazionale, interconfessionale e interreligioso che si è tenuto a Napoli dal 4 al 7 dicembre. Durante l’incontro sono stati presentati i risultati conclusivi del progetto “La Bibbia e le donne”, nato a Napoli con respiro internazionale ed ecumenico nel 2006. L’obiettivo è stato anche avviare un dialogo con la società civile sui rapporti intercorsi tra la Bibbia e le donne. La ricerca internazionale si è svolta nell’arco di 20 anni con il contributo di studiose di differenti religioni e confessioni che hanno indagato sulle figure delle donne nelle Sacre Scritture e sulla loro interpretazione nella storia del cristianesimo. Il convegno è stato promosso dal cardinale arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia ed è stato presieduto da mons. Franco Beneduce, vescovo ausiliare di Napoli, e da Adriana Valerio, che ha ideato il progetto e coordinato la ricerca, insieme alle colleghe Irmtraud Fischer, Mercedes Navarro Puerto e Charlotte Methuen. Hanno partecipato studiose provenienti da Germania, Austria, Spagna, Svizzera, Inghilterra, Portogallo, Argentina, Usa, Canada, Israele. Durante il convegno sono stati presentati i risultati di questi 20 anni di studi confluiti nella collana “La Bibbia e le donne: esegesi, cultura e storia”, articolata in 21 volumi dalle case editrici Il Pozzo di Giacobbe, Sbi, Kohlhammer e Verbo Divino. Di tutto questo parliamo con Adriana Valerio, teologa, storica del cristianesimo e già delegata arcivescovile per il settore laicale nella diocesi di Napoli.

(Foto Adriana Valerio)

Professoressa, ci parli del progetto che si è concluso con il convegno a Napoli.

Si tratta di un progetto internazionale, interconfessionale, interreligioso che è stato presentato proprio a Napoli nel 2006 alla Facoltà teologica a Posillipo. È un progetto lungo 19 anni, che ha visto il coinvolgimento di circa 300 studiose in questi anni di varie confessioni religiose cristiane, cattoliche, protestanti, oltre che ebree, per riflettere sui rapporti tra la Bibbia e la donna, che ha dato poi come frutto la pubblicazione di 21 volumi in quattro lingue, italiano, tedesco, spagnolo e inglese. I volumi non offrono soltanto una rilettura del testo sacro: i primi 5-6 volumi riguardano il testo sacro, ma poi gli altri toccano la storia dell’Occidente, cioè come la Bibbia e la sua interpretazione abbiano influenzato l’Occidente, nelle varie epoche storiche che vanno dalla Chiesa Antica al Medioevo, all’età moderna, all’età contemporanea, chiaramente in maniera particolare in Europa, ma anche con lo sguardo all’America.

Com’è nata l’dea di questo lavoro?

Sono stata presidente dell’Associazione europea delle teologhe e insieme con l’altra presidente che mi ha preceduto, l’austriaca Irmtraud Fischer, ho pensato che cosa potevamo fare per l’Associazione europea delle teologhe che potesse anche essere un segnale per far conoscere gli studi che ormai da tanti anni si fanno nelle nostre accademie e che però vengono poco conosciuti o valorizzati. C’è la necessità di far circolare questi studi che si stanno facendo ormai da tanto tempo in Europa. Nel progetto sono coinvolte non solo teologhe, ma sono anche bibliste, storiche, archeologhe, letterate. Sono varie discipline che cercano di indagare l’influenza che la Bibbia ha avuto nella divisione dei generi, nell’immagine del femminile, nell’indicazione anche dei ruoli che gli uomini e le donne hanno avuto nella società o nelle varie Chiese. È stato un lavoro enorme, anche da un punto di vista economico, perché ogni volume è stato anticipato da un convegno che abbiamo fatto in un Paese europeo, Spagna, Austria, Germania, Norvegia, Italia, anche come occasione per conoscerci e confrontarci come studiose, confrontarci: ogni il volume che poi è uscito è anche il prodotto di un dialogo, dove abbiamo cercato sempre di mettere insieme cattolici e protestanti, cattolici ed ebrei, dove era richiesta la competenza nelle varie discipline.

Qual è stato l’obiettivo del convegno di dicembre?

Dopo che l’edizione tedesca e quella italiana sono state completate, in seguito ci saranno quella spagnola e quella inglese, con grande gioia abbiamo presentato a Napoli questi risultati. Il convegno non è stato soltanto un momento autocelebrativo, ma anche l’inizio di nuovi percorsi. L’intento, dunque, è stato non solo di mettere in rete un ampio numero di ricercatrici, esegete, storiche e teologhe di alto profilo accademico impegnate a livello internazionale nel campo degli studi di genere, ma anche, e soprattutto, di

far dialogare le studiose con le giovani generazioni, con il mondo della cultura e della società civile su temi di particolare attualità per portare avanti questo dialogo della Bibbia con la società contemporanea.

Non a caso, il convegno ha previst di mattina il colloquio con gli studiosi che hanno curato i volumi, ma i pomeriggi sono stati aperti alla città sui temi dell’inclusione, dell’ecumenismo, dell’identità, dell’impegno sociale.

La Bibbia come può parlare agli uomini e alle donne di oggi?

Occorre continuare a lavorare, innanzitutto, sul superamento di cattive interpretazioni della Bibbia, ad esempio di quei brani che, in base a un’erronea lettura, hanno favorito una discriminazione a danno delle donne. Inoltre, è necessario che le conoscenze ormai acquisite a livello di studiosi arrivino anche alla base, ai fedeli che frequentano le parrocchie.

Credo che oggi la Bibbia possa dire ancora molto sulla cultura della pace, sull’etica delle relazioni umane.

Infatti, la Bibbia è un grande stimolo per la pace perché propone grandi ideali, che invitano alla costruzione di società inclusive. Quindi, può essere anche un grande libro di liberazione. Tutto dipende dal punto di osservazione e dall’interpretazione che si dà ai brani, alcuni sono poco conosciuti, altri sono stati fraintesi oppure sono stati poco letti, ma possono dare una luce nuova anche al nostro essere qui, in quest’ora nel nostro tempo.

Il lavoro che avete portato avanti è stato realizzato solo da studiose?

No, ci sono anche uomini che condividono le ricerche che stiamo facendo. È importantissimo che ci siano anche uomini di Chiesa e studiosi riconosciuti che condividono il nostro lavoro, ma è chiaro che è stato dato un peso maggiore alla ricerca delle donne perché è quella che generalmente è più penalizzata ed è quella che circola di meno.

La nostra è una collana altamente scientifica, poi sarà importante anche la traduzione di questi studi di livello accademico in pastorale e annuncio.

Ma lo sguardo delle donne sulla Bibbia, secondo lei, è diverso?

Sì, perché le donne hanno posto delle nuove domande. Questo riguarda qualunque testo, anche la Divina Commedia o i Promessi Sposi. Dalla domanda che noi facciamo, il testo dà delle risposte. Di fronte a nuove domande, le risposte sono state nuove. Quindi il ruolo delle studiose è stato importante perché hanno posto la questione delle donne, che prima veniva trascurata, in quanto le donne erano considerate poco importanti, in una visione fortemente improntata a una cultura patriarcale, gerarchica, maschile. È chiaro che, nel momento in cui faccio altre domande e le risposte sono diverse, metto anche in discussione quel tipo di cultura e quindi questo porta a cambiamenti. Noi stiamo già vedendo dei cambiamenti anche all’interno della Chiesa cattolica.

Proseguirà il vostro lavoro?

Lo speriamo vivamente, questo dipende anche dai pastori. È anche importante che a Napoli sia nata questa iniziativa di “Sorelle diocesi”. I vescovi di alcune diocesi di tutta Italia, dal nord al centro e al sud, hanno firmato un documento proprio impegnandosi a valorizzare non solo il ruolo delle donne, ma anche gli studi sulle donne. Mi sembra una cosa veramente unica, importantissima, che le diocesi creino una rete dove il tema della donna è ritenuto importante.

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