Nel corso della storia moderna della Chiesa, quattro Pontefici hanno compiuto viaggi apostolici in Libano, ciascuno lasciando un segno particolare in momenti differenti, con significati spirituali, ecclesiali e simbolici profondi.
Il primo fu Paolo VI, che nel 1964 effettuò una sosta all’aeroporto di Beirut durante il suo viaggio verso l’India. Un passaggio breve, ma tutt’altro che irrilevante: quella presenza, seppur fugace, segnò la prima volta di un Papa sul suolo libanese, rompendo in modo simbolico l’isolamento internazionale del Paese e aprendo un nuovo orizzonte nei rapporti con la Sede apostolica.
A compiere una visita strutturata e memorabile fu Giovanni Paolo II, nel maggio 1997. L’accoglienza fu calorosa, e l’eco della sua presenza ancora risuona nella memoria collettiva del popolo libanese. Per la comunità cattolica – in particolare per i maroniti – fu un momento di grande incoraggiamento, ma anche un forte messaggio alla società intera: la pace, il dialogo interreligioso e la ricostruzione erano possibili. Quelle giornate furono anche occasione per consegnare l’Esortazione postsinodale “Una speranza per il Libano”, documento di riferimento per la vita della Chiesa nel Paese.
Nel 2012 fu la volta di Benedetto XVI. La sua visita, svolta dal 14 al 16 settembre, si inserì in un contesto complesso, segnato dalle tensioni regionali e dalla crisi siriana. Ma fu anche un viaggio altamente simbolico: non solo rinnovava il legame tra il Libano e la Chiesa universale, ma fu l’ultimo viaggio internazionale del suo pontificato. Benedetto portò parole di pace e consegnò l’Esortazione postsinodale “Ecclesia in Medio Oriente”, affidando alla comunità cristiana la missione di essere “sale e luce” in una regione travagliata.
Ed è notizia di queste ore l’arrivo in Libano di Papa Leone XIV, in occasione del suo primo viaggio apostolico. Dopo una tappa in Turchia, il Pontefice ha scelto Beirut come seconda destinazione: un gesto carico di significato, che testimonia la volontà di accompagnare da vicino una comunità che da anni affronta gravi difficoltà economiche, politiche e sociali. Il suo viaggio è carico di speranza e si inserisce nella continuità spirituale tracciata dai suoi predecessori.
Papa Francesco, pur non avendo potuto recarsi personalmente in Libano, aveva espresso più volte il desiderio di compiere questo pellegrinaggio. Le condizioni di salute e l’instabilità del contesto politico avevano impedito la realizzazione del viaggio. In questo senso, il gesto di Leone XIV può essere letto anche come un compimento: un atto di fedeltà a un desiderio rimasto in sospeso, oggi affidato a mani nuove.
Questi viaggi apostolici raccontano una storia di solidarietà e prossimità. Ogni Pontefice, nel suo stile e nel suo tempo, ha offerto parole di incoraggiamento, costruito ponti di dialogo e testimoniato il desiderio della Chiesa di non abbandonare mai i popoli che soffrono. In Libano, più che altrove, la presenza del Papa è sempre stata – e continua a essere – un segno di speranza.

