Cappellani nelle carceri. Don Grimaldi: “Malgrado le difficoltà, seminiamo il Vangelo nei nostri istituti per essere pellegrini di speranza”

Mentre ci si prepara al Giubileo dei detenuti, che sarà celebrato il prossimo 14 dicembre, l’ispettore generale racconta al Sir la sua missione in Albania e gli Esercizi spirituali ad Assisi

(Foto don Raffaele Grimaldi)

Sono state settimane intense quelle trascorse tra fine ottobre e inizio novembre da don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane. Dal 25 al 30 ottobre è stato in missione in Albania, per conoscere la realtà carceraria e i cappellani del Paese, mentre dal 3 al 7 novembre ha partecipato, ad Assisi, all’VIII corso di Esercizi spirituali per i cappellani e i diaconi delle carceri sul tema “Giustizia e misericordia si incontreranno”. E ora si è già proiettati verso il Giubileo dei detenuti, che sarà celebrato il 14 dicembre.

Don Raffaele, com’è nata la missione in Albania?

Dei sacerdoti dell’Albania che ho conosciuto mi hanno invitato a vivere questi giorni di presenza, di formazione, di condivisione con il loro ministero. Con i cappellani albanesi ho visitato tre carceri albanesi, così ho potuto conoscere anche la situazione dei detenuti in un’altra nazione. Anche in Albania ci sono difficoltà. L’impegno dei cappellani è diverso, perché non hanno la possibilità, come da noi, di andare in carcere, essere vicini ai detenuti, avere con loro un dialogo e incontri personali, creare percorsi formativi. A loro è permesso entrare negli istituti solo una volta per il culto. Questo impedisce ai cappellani albanesi di svolgere il loro servizio dando più tempo al loro apostolato all’interno del carcere. Anche lì, poi, ci sono tanti poveri e i cappellani sono chiamati ad andare incontro alle loro molteplici necessità. Anche se il loro servizio all’interno del carcere è limitato alla celebrazione della messa, è un seme che viene gettato, è un annuncio che viene dato, poi sappiamo bene, il resto lo fa il Signore. Nel mio incontro con i cappellani, oltre ad aver raccontato come noi svolgiamo le nostre attività negli istituti penitenziari, li ho incoraggiati. Il 7 novembre i cappellani albanesi hanno vissuto un Giubileo con i loro vescovi, mentre il 15 novembre a Tirana c’è stato un incontro nazionale che ha permesso a cappellani, volontari, suore, a responsabili dell’amministrazione centrale delle carceri di confrontarsi e affrontare le tante problematiche che affliggono gli istituti del loro Paese.

Come sono andati gli esercizi spirituali ad Assisi?

Innanzitutto, quest’anno abbiamo avuto un’ampia partecipazione di cappellani, una cinquantina. Gli Esercizi sono per noi anche in modo particolare un modo per stare insieme, per condividere la nostra missione, soprattutto per rafforzarci davanti alle tante difficoltà che incontriamo nei nostri istituti penitenziari, quindi esercitiamo quella pazienza che purtroppo è importante all’interno delle nostre carceri. Abbiamo vissuto dei momenti molto belli, anche perché abbiamo incontrato alcuni testimoni, come la madre di San Carlo Acutis, con la quale abbiamo condiviso una riflessione sulla santità del figlio. Durante gli Esercizi abbiamo potuto pregare sulla tomba di San Francesco e a San Damiano, lasciandoci guidare dalla santità di Francesco e dalle sue scelte.

Dopo questi Esercizi, tornate caricati alle vostre attività, pronti ad affrontare anche le difficoltà, che non mancano…

Mai come in questo periodo abbiamo grosse difficoltà all’interno dei nostri istituti penitenziari, però noi siamo uomini del Vangelo, siamo uomini della misericordia, quindi

con il nostro servizio nel carcere seminiamo soprattutto il Vangelo.

Al di là delle difficoltà, possiamo dire con San Paolo, la parola di Dio corre veloce, noi la seminiamo ma non siamo noi che dobbiamo raccogliere i frutti. Quindi anche se ci sono queste difficoltà, sappiamo bene che comunque l’annuncio della Parola è importante nei nostri istituti, perché aiuta i detenuti a superare le loro difficoltà e a vivere la detenzione con la luce della fede nel cuore.

Quali sono le difficoltà in questo momento?

Il sovraffollamento impedisce la realizzazione di tante attività, insieme alla mancanza di personale.

La presenza di molti detenuti in spazi così ristretti non aiuta la stessa persona che è stata privata della libertà personale a vivere un percorso di rieducazione.

Si sta avvicinando il Giubileo dei detenuti. Come vi state preparando a questo momento?

Lungo tutto quest’anno i cappellani e gli operatori hanno proposto ai detenuti un cammino di catechesi, che li sta preparando in particolare al Giubileo a loro dedicato, che sarà celebrato il 14 dicembre. Come Ispettorato generale dei cappellani organizziamo, il 13 e il 13 dicembre, due giornate presso la Fraterna Domus di Sacrofano: attualmente ci sono più di 400 persone che hanno aderito tra detenuti, cappellani, volontari per vivere insieme vivremo due giorni intensi di preparazione, di preghiera e di riflessione prima di vivere il Giubileo conclusivo il 14 dicembre con la celebrazione presieduta da Papa Leone. Come tema ci rifacciamo a quello del Giubileo della Chiesa universale, “Pellegrini di Speranza”. Penso che mai come in questo momento abbiamo bisogno di essere pellegrini di speranza, soprattutto nei nostri istituti penitenziari dove tante volte questa speranza viene meno fino al rischio di gesti estremi come anche quello di togliersi la vita per alcuni di loro.

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