La Nazionale dei sacerdoti, ufficialmente “Sacerdoti Italia Calcio”, nasce tra il 2015 e il 2016 da un gruppo di amici sacerdoti accomunati dalla passione per il pallone. “Eravamo un gruppo di preti che condividevano la gioia di giocare a calcio – racconta don Fabrizio Ghisoni, presidente dell’associazione – e a un certo punto abbiamo deciso di istituzionalizzare questa esperienza per entrare nella comunione delle squadre sacerdotali europee”. Dopo aver partecipato come ospiti a tornei in Austria e Slovacchia, i sacerdoti italiani hanno fondato una propria società sportiva, così da poter accogliere a loro volta le delegazioni straniere. Nel 2018, a Brescia, hanno organizzato l’Europeo delle squadre di calcio dei preti, ospitando 250 sacerdoti da tutto il continente.
Una squadra nata dall’oratorio. “La nostra nazionale nasce dal basso, dai campetti dell’oratorio – spiega Ghisoni –. Giocando tra noi in diverse partite benefiche, ci siamo detti che era bello incontrarsi tra sacerdoti anche sul campo. Quando abbiamo scoperto che in Europa esistevano già tornei tra preti, organizzati da croati, sloveni e ungheresi, ci siamo appassionati. Tutto nasce dalla fraternità presbiterale e dal piacere di stare insieme”. Non mancano, tuttavia, le difficoltà: “Le partite di beneficenza sono belle, ma vanno gestite con equilibrio: vogliamo esserci senza prestare il fianco a strumentalizzazioni. Inoltre, è complicato organizzare incontri nei fine settimana, quando tutti siamo impegnati con le Messe”. Oggi il gruppo conta circa quindici “attivisti” molto presenti e una sessantina di sacerdoti che hanno giocato con la squadra almeno una volta. “In totale – dice – possiamo dire che un centinaio di preti, da Nord a Sud, hanno condiviso questa esperienza di fraternità”.
Sport e testimonianza. Il legame con il magistero di Papa Francesco è evidente. “Il Papa ci ricorda spesso l’importanza di evangelizzare anche attraverso lo sport. È quello che cerchiamo di fare – sottolinea Ghisoni –. Non abbiamo un campionato regolare, ma ciascuno dei nostri tesserati, iscritti al CSI, vive questa testimonianza nella propria parrocchia o nel proprio oratorio. È un modo per dire che i preti sono persone normali, con passioni umane come tutti”.
Risultati e prospettive. Quanto ai risultati sportivi, don Fabrizio sorride: “Seguiamo un po’ l’andamento delle vocazioni. Ci mancano i preti giovani, atleticamente più prestanti. Io ho 48 anni e qualche limite fisico si fa sentire… Vorremmo coinvolgere di più i sacerdoti più giovani, anche se capiamo che spesso sono molto impegnati nelle loro parrocchie”. L’obiettivo, però, resta chiaro: “Vogliamo che Sacerdoti Italia Calcio sia un luogo di fraternità, dove coltivare passioni sane e vivere insieme da preti. Non uno sfogo, ma un’occasione per stare insieme in modo semplice e umano”.
Dall’Italia all’Europa, nel segno della solidarietà. La nazionale partecipa stabilmente al Campionato Europeo dei sacerdoti dal 2017. “L’anno scorso, in Ungheria, ci siamo classificati al nono posto – racconta Ghisoni –. È una competizione molto sentita, e le squadre dell’Est, come quella polacca, sono molto forti grazie al numero elevato di giovani preti”. Il prossimo appuntamento è già fissato: “Dal 9 al 13 febbraio 2026 saremo in Polonia per il prossimo Europeo”. Oltre al calcio, però, c’è sempre uno sguardo al sociale. “Quest’anno – spiega don Fabrizio – abbiamo deciso di sostenere un progetto in Congo: aiutare una scuola costruita da un nostro confratello della diocesi di Piacenza. Le offerte raccolte andranno a finanziare l’acquisto dei banchi per gli studenti”.
Mens sana in corpore sano. “Il nostro motto – conclude Ghisoni – è Sic, Sacerdoti Italia Calcio, che può essere letto anche come sic et simpliciter: nella semplicità e nella fraternità. E poi mens sana in corpore sano. Ogni tanto dobbiamo allenarci, curare il corpo, perché la vita del prete non è fatta solo di teologia e riflessione, ma anche di umanità e gioco. Il calcio è un modo bello e sano per vivere tutto questo”.

