25 anni di Fondazione Regina Pacis. “Volto di una Chiesa che si mette sulla strada dei poveri”

La Fondazione Regina Pacis in Moldova compie 25 anni e per celebrare questo anniversario arriveranno a Chișinău - dal 24 al 28 settembre - l’arcivescovo di Lecce Angelo Raffaele Panzetta accompagnato dall’arcivescovo emerito Michele Seccia, da dodici sacerdoti e da due diaconi. La Moldova è alla vigilia delle elezioni parlamentari. “Il nostro invito – dice mons. Lodeserto - è sempre lo stesso: che si possa votare in modo libero, senza alcuna forma di corruzione, e che il voto sia davvero l’espressione di un popolo che desidera vivere un tempo nuovo”.

(Foto Fondazione Regina Pacis)

La Fondazione Regina Pacis in Moldova compie 25 anni. “Sono la storia – racconta mons. Cesare Lodeserto, vicario generale della diocesi di Chișinău – di una Chiesa, quella moldava, che ha scelto di mettersi sulla strada dei poveri, a fianco delle donne vittime della tratta, dei bambini di strada, degli anziani privi di cibo e assistenza”. Da questo impegno sono nate opere concrete, promosse dalla Fondazione Regina Pacis, che oggi gestisce e coordina diverse strutture: due mense per poveri e anziani, due case-famiglia, una scuola all’interno dell’unico carcere minorile della Moldavia, oltre a vari progetti dedicati ai minori, alle famiglie e alle giovani donne. Una realtà di pace e di giustizia che in questi anni ha aperto le sue porte anche a tante realtà ecclesiali e associative italiane, in particolare giovanili, che l’hanno sostenuta. Una “missione” che fin dall’inizio è stata condivisa con la Chiesa cattolica di Lecce che per volontà dell’allora vescovo mons. Ruppi, si fece “sorella” e compagna di viaggio del popolo moldavo e della Chiesa locale. Per questo, arriveranno a Chișinău – dal 24 al 28 settembre – l’arcivescovo di Lecce mons. Angelo Raffaele Panzetta, accompagnato dall’arcivescovo emerito mons. Michele Seccia, da dodici sacerdoti e da due diaconi. Il Sir ha intervistato mons. Cesare Lodeserto, sacerdote leccese fidei donum a Chisinau.

(Foto Fondazione Regina Pacis)

Nel 2022 è arrivata anche su di voi l’onda della guerra in Ucraina. Come avete vissuto quel periodo?

In questi 25 anni, abbiamo attraversato tutti gli eventi che hanno segnato la Moldavia, ma certamente quello più difficile — direi anche drammatico — è stato l’impatto della guerra nella vicina Ucraina.

Fin dall’inizio ci siamo trovati di fronte a un’ondata di rifugiati, inizialmente molto più numerosa rispetto a quella attuale. Oggi siamo nella fase dell’accompagnamento, soprattutto di donne e bambini, che stanno affrontando un percorso estremamente complesso. L’accoglienza continua. Oggi però si traduce anche in percorsi di integrazione: scuole materne per i bambini ucraini, progetti educativi e sociali, e tante altre iniziative che dimostrano come la Chiesa moldava — in collaborazione con la Fondazione Regina Pacis, Caritas e Casa della Provvidenza — riesca ancora a creare spazi di speranza, luoghi in cui queste persone possano trovare rifugio e dignità. Tutto questo avviene tenendo presente che, dall’altra parte, ci sono uomini e padri rimasti in Ucraina, impegnati nel servizio militare, che rischiano ogni giorno la vita e non possono lasciare il Paese. È una realtà che ci interpella profondamente e ci chiama a una risposta concreta di solidarietà e prossimità.

Questa celebrazione avviene alla vigilia del 28 settembre, giorno in cui la Moldova sarà chiamata alle elezioni. In che contesto si

(Foto Fondazione Regina Pacis)

svolgono?

Si tratta di un momento molto delicato, in cui verrà rinnovato il Parlamento. È un’elezione particolarmente significativa, perché sappiamo bene che il governo attuale ha avviato con determinazione un processo di integrazione verso l’Unione Europea, fortemente sostenuto dalla Presidente Maia Sandu. Proprio nei giorni scorsi, il 12 settembre, incontrando Papa Leone, la presidente ha ribadito la volontà di entrare in un’Europa libera, capace di offrire alla popolazione moldava benefici concreti sotto ogni punto di vista. Tuttavia, come ha sottolineato la stessa Presidente, l’appuntamento elettorale del 28 settembre è esposto a forti pressioni esterne, che rischiano di compromettere la serenità e, soprattutto, la libertà del voto — che è il valore più importante da tutelare.

Siamo tutti in attesa, e tutti speriamo che il cammino verso l’Europa possa proseguire in modo pacifico e stabile. Si tratta di un processo di libertà, di crescita, di sviluppo per il Paese, ma anche di superamento delle povertà.

In fila davanti alla Mensa “Papa Francesco” (Foto Fondazione Regina Pacis)

La Chiesa cosa chiede?

Il nostro invito è sempre lo stesso: che si possa votare in modo libero, senza alcuna forma di corruzione, e che il voto sia davvero l’espressione di un popolo che desidera vivere un tempo nuovo. Un tempo fondato sui valori della democrazia, ma anche su quelli dell’autentica cristianità.

Le incursioni russe che abbiamo visto nei Paesi baltici, in Polonia e in Romania preoccupano anche la Moldova?

Siamo un Paese confinante con l’Ucraina, proprio come quei Paesi. Sapere che a pochi chilometri da noi si sta consumando una guerra violenta e aggressiva è motivo di grande preoccupazione. I numeri dei bombardamenti notturni sono, sotto molti aspetti, sconvolgenti. Tuttavia, questa preoccupazione non deve mai annientare la speranza. Al contrario, deve spingerci a comprendere sempre più profondamente che la nostra risposta — la risposta del popolo moldavo — a ogni forma di guerra, e in particolare a quella che ci è così vicina, è una risposta fondata sulla libertà, sulla democrazia e sui principi evangelici, che sono principi di pace. La Moldavia non risponde con le bombe, ma con l’affermazione della propria libertà.

Domenica 21 settembre, il Papa, parlando all’Angelus, ha detto che chi ama i popoli, lavora per la pace.

La pace è l’unica soluzione.

Noi non possiamo essere solamente dei testimoni dei conflitti da lettura di giornale o da informazione televisiva, ma dobbiamo essere testimoni e portatori di annunci di pace e nella vita di ogni giorno. Nella misura in cui portiamo la pace nelle piccole realtà di questo mondo, allora potremo portare pace ovunque e soprattutto in quelle terre dove veramente la pace viene svenduta a caro prezzo attraverso meccanismi di egoismo che sono assolutamente inaccettabili.

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