Giubileo dei giovani. La notte a Tor Vergata

La notte appena trascorsa a Tor Vergata. In attesa del Papa le voci dei ragazzi e di chi li ha accompagnati

(Foto Calvarese/SIR)

Il sole annuncia il suo arrivo sulla spianata di Tor Vergata e si prepara ad accarezzare i giovani che pian piano, uno dopo l’altro, iniziano ad aprire i loro occhi al nuovo giorno. Sono le cinque del mattino e i ragazzi, dopo aver passato tutta la serata, fino alle prime ore della notte, a cantare e a ballare, obbedendo alle inevitabili richieste del loro corpo, esausti sono crollati concedendosi così qualche ora di sonno. Ad accompagnare la loro festa le sirene delle ambulanze che, per tutta la notte, hanno fatto sentire la loro voce. Gli operatori sanitari si sono alternati nel soccorrere chi era stato messo alle corde dalla stanchezza e chi era stato vittima di quei disturbi legati soprattutto all’aver vissuto una settimana decisamente impegnativa … nulla di nuovo sotto il sole, è sempre così. A spegnere poi definitivamente l’entusiasmo notturno ha provveduto, nel cuore della notte, una spruzzata di pioggia che ha costretto i ragazzi a indossare di corsa ognuno il proprio k-way o a rifugiarsi sotto ombrelli, chi ne aveva, o coperture di fortuna allestite all’istante. Comunque sia, la notte è passata e il nuovo giorno, ormai iniziato, annuncia che presto Papa Leone sarà di nuovo qui per immergersi in un nuovo bagno di folla, per incontrare tutti e ciascuno e lasciare ai giovani il mandato di questo Giubileo fondato sulla speranza.

Sono stanchi ma sereni. C’è chi esce dalla tenda faticando a tenere gli occhi aperti, chi si alza dal proprio sacco a pelo quasi a ricordare una mummia egizia che riprende vita. C’è chi tenta ancora di strappare qualche minuto di sonno, seduto per terra o su una sedia, prima di alzarsi e chi invece, già in piedi, torna dai servizi o in un angolo, sta lavandosi denti e viso per affrontare la giornata. Scorrono i minuti e il sole avverte che sta per fare il suo ingresso sulla spianata. Il popolo di Tor Vergata, circa un milione di giovani dicono gli organizzatori, comincia a dare segni vita. Sembra un magma in movimento che, dopo un breve tempo di calma apparente, riprende il suo movimento continuo alla ricerca di spazi da occupare. Per dirla biblicamente, sembra che la profezia di Ezechiele, quella delle “ossa aride” (Ez. 37, 1 – 14) torni di nuovo a compiersi. Ossa che si ricongiungono e sulle quali, grazie all’opera dello Spirito, si riallacciano nervi e muscoli fino a ri-creare uomini e donne nuovi. E come non vedere in queste giornate l’opera di Dio su questi ragazzi. Del resto, le risposte date ieri ai giovani da Papa Leone non avevano forse l’intento di ricongiungere ciò che si era disunito, di ricostituire la loro integrità, di rimettere nella giusta direzione ciò che era sviato, di rivedere situazioni e comportamenti, di ri-dare ordine a cose e persone per distinguere tra priorità ed emergenze, di ricalibrare gli strumenti giusti, del corpo e dello spirito, per affrontare il cammino della vita? E questo i giovani lo hanno capito. Le parole del Papa hanno fatto breccia nei cuori di questi giovani, per questo sono di nuovo pronti ad accogliere il successore di Pietro per abbracciarlo e fargli sentire forte che

“questa è la gioventù del Papa”.

Nelle loro parole, è ancora vivo il dialogo con il Pontefice. “È stato un incontro unico, indimenticabile, – dice Giovanna, seduta sul suo sacco a pelo -, Papa Leone ci ha invitato a cercare la verità e a fare scelte che inevitabilmente comportano lasciare qualcosa”. “Il momento dell’adorazione mi ha colpito profondamente – afferma  Marco, 20 anni, di Vigevano -, il momento in cui le esortazioni del Papa hanno trovato spazio dentro di me. Le sue risposte ci hanno  messo in guardia riguardo le menzogne di questo mondo, anche quello virtuale e ci hanno ricordato che troveremo la felicità solo quando impareremo a donare la vita per gli altri”. “Avere ascoltato le parole del Papa ci ha smosso il cuore – aggiunge Sandro, 23 anni di Foggia – non è facile staccarsi da tante abitudini sbagliate che non portano a nulla e che spesso, come diceva il Papa, ci schiavizzano. Insieme e con l’aiuto di Dio però possiamo farcela.

Siamo Chiesa e vogliamo esserlo sempre di più. Insieme”.

Con i ragazzi molti religiosi e religiose e tanti sacerdoti. “Credo che da questo incontro giubilare fondato sulla speranza – dice padre Alberto, carmelitano, parroco a Roma – noi adulti portiamo a casa il mandato della responsabilità verso questi ragazzi. Siamo chiamati a stare lì dove il Signore ci ha posto, con loro, a non fuggire e questo non solo dà speranza ma diventa una testimonianza silenziosa ed efficace.  Sì, forse questa generazione è fragile ma quale generazione non ha avuto le sue fragilità?”. “L’importante – conclude – è che in noi i giovani vedano un frammento di quella pietra angolare che è Gesù e allora, non saranno più guidati dagli algoritmi ma da un amore che precede e li accompagna per sempre”.È giorno e la luce ha fatto il suo ingresso rivelando ciò che fino a quel momento apparteneva alla notte. Si scopre allora che sotto il palco i posti disponibili sono già tutti occupati. C’è gente che è qui da ieri sera. Anche i membri della magnifica orchestra guidata da mons. Frisina stanno per alzarsi dopo aver dormito sulla terra, anche loro, chiusi ognuno nel proprio sacco a pelo. Sono quasi le 7.00 del mattino e tra poco Papa Leone sarà qui. Ad accoglierlo ci saranno i suoi giovani, lavorati dalla fatica di questi giorni ma disposti ad ascoltare le sue parole e a ricevere le sue indicazioni. Si consuma così l’ultimo atto di questo Giubileo dei giovani il cui fine si concentra nel rafforzare la loro fede e nel renderli sempre più consapevoli di una speranza che “non delude”, che davvero “non muore mai” ma solo perché “contagiata” e per sempre dal virus della Resurrezione. Giovani che tra poche ore, dopo aver celebrato con Pietro l’eucaristia, riprenderanno il cammino, alcuni anche di qualche giorno, prima di far rientro nelle loro case ed essere, lì, foglie originali e medicamentose di quell’albero della Vita che, solo e unico, ha il potere di guarire le nazioni.

(Foto Calvarese/SIR)

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