Quello tracciato nella basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini è il solco profondo nel cammino verso una Chiesa sempre più inclusiva e capace di accogliere tutte le fragilità come dono. Ma bisogna fare di più. “È bello immaginare una Chiesa in cui non ci sia una rappresentanza dei soli efficaci ed efficienti. In questo percorso giubilare, ma anche sinodale che stiamo vivendo, è molto importante che negli organismi rappresentativi delle parrocchie e Chiese locali ci sia un ascolto attento delle persone con disabilità, perché anche il nostro modo di essere Chiesa e di comprenderci sarà diverso e più vero”. È l’auspicio di mons. Daniele Salera, vescovo di Ivrea, a conclusione della due giorni di incontri promossi insieme al Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei durante il Giubileo dei giovani.

(Foto SIR)
Due giorni di ascolto, gioco, spiritualità e testimonianze. Tutti eventi accessibili con la Lingua dei segni, audiodescrizioni e testi in comunicazione aumentativa alternativa. Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di sant’Ignazio di Loyola, il vescovo ha proposto una riflessione sul tema della coscienza e della conoscenza, spiegando quanto sia importante conoscere se stessi anche attraverso l’altro, lavorando proprio su di sé.
Ha quindi denunciato la “pulsione di dominio verso la realtà” come una “pericolosa illusione”, invitando invece ad allenarsi “tutta la vita” ad accogliere il limite e la fragilità come parte della condizione umana. Ricollegandosi al pensiero ignaziano, ha sottolineato che nella desolazione si tende a identificarsi con pensieri di fallimento e inadeguatezza, ma “non coincidono con la realtà”.
Nell’Oratorio San Filippo Neri della parrocchia di San Giovanni Battista dei Fiorentini, a due passi da San Pietro, dall’inizio dell’anno è stato allestito lo spazio di accoglienza realizzato dal Circolo San Pietro per il Giubileo e dedicato alle persone con disabilità. Per suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, a guidare queste due giornate promosse durante il Giubileo dei giovani è stata la convinzione che “non si tratti solo di aiutare, ma di camminare insieme”. Il frutto più bello degli eventi è stato “passare dal volontariato all’amicizia. Abbiamo visto che è più bello insieme – ha proseguito la religiosa francescana –, che basta poco per sentirsi parte, che non esistono cammini unidirezionali. Il gioco, con le sue regole e i suoi fallimenti, è stato la metafora iniziale della vita condivisa. Poi è arrivata la spiritualità, quella vera, vissuta anche da chi ha disabilità gravi. Abbiamo visto persone raccontarci la loro fede, emozionandoci tutti”.
Anche don Roberto Paoloni, parroco della basilica, ha ribadito con forza l’impatto del cammino di accoglienza offerto dal servizio, che ha visto anche l’impegno del Vicariato di Roma.
“All’inizio eravamo titubanti, poi ci siamo aperti. E il Signore ci ha toccati attraverso testimonianze profonde di vita cristiana vera, concreta, impegnata. È il volto della Chiesa che tante volte non emerge nelle nostre celebrazioni domenicali, dove forse manca quel carico emotivo da trasmettere nell’atto sacramentale”.
Da don Riccardo Pincerato, responsabile della Pastorale giovanile nazionale, l’augurio ad essere “testimoni gioiosi dell’esperienza del Dio della vita che è Gesù”. Durante la mattinata, moderata da Riccardo Benotti dell’agenzia Sir, è intervenuto Nicolò Govoni, presidente di “Still I Rise” e candidato al premio Nobel per la Pace nel 2020. Dopo aver illustrato il suo percorso, non privo di ostacoli e fallimenti, ha sottolineato che “tutto si può fare. Tutto dipende da noi. È facile dire che il futuro è incerto, ma se si vuole davvero realizzare un sogno è possibile”. Tanti momenti di difficoltà si possono superare anche attraverso l’utilizzo di “Parole buone”, progetto ideato dallo psichiatra Sergio Astori “di diffusione, in rete e fuori dalla rete, di brevi contenuti positivi indirizzati a riscoprire la potenza poetica ed etica del linguaggio umano. Risignificare le parole è una via maestra per l’attenzione interiore e per la responsabilità verso il prossimo e verso Dio”. Michele dell’Istituto Serafico di Assisi e Gianrocco, volontario dell’Unitalsi, si sono soffermati sulla bellezza di donarsi al prossimo, mentre Guglielmo del Circolo San Pietro ha evidenziato l’importanza di far comprendere che la disabilità è una risorsa da valorizzare.

