Giubileo dei seminaristi e dei sacerdoti. Don Gianola (Cei): “Le vocazioni nascono da comunità vere, non da numeri e tecniche”

La pastorale vocazionale non si misura con i numeri, ma nasce dalla pazienza della cura e da comunità significative. Lo afferma don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio Cei per le vocazioni, che partecipa il 26 giugno a Roma all’incontro “Sacerdoti felici” con Papa Leone XIV. Seminare, approfondire, proporre: tre verbi per accompagnare giovani in ricerca

(Foto SIR/MidJourney)

La pastorale vocazionale non è un tutorial. Non si trasmette per pacchetti preconfezionati, né si misura con i numeri: si genera con la pazienza della cura e con la fiducia del seminatore evangelico. Ne è convinto don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei, che interverrà oggi all’Auditorium Conciliazione, nel corso dell’incontro internazionale “Sacerdoti felici” con Papa Leone XIV. L’evento, promosso dal Dicastero per il clero in occasione del Giubileo dei sacerdoti e del Giubileo dei seminaristi, sarà un’occasione per condividere buone pratiche di accompagnamento e formazione.

“Le proposte che funzionano sono quelle nate da un lungo tempo di gestazione, fatto di preghiera, studio e lavoro comunitario. Non c’è una tecnica, c’è un’intelligenza spirituale del territorio”.

Per questo la sua relazione si articola in tre verbi: seminare, approfondire, proporre. Seminare significa offrire esperienze accessibili a tutti: come le Scuole della Parola, le “Dieci Parole” di don Fabio Rosini diffuse in oltre 80 diocesi, ma anche pellegrinaggi e catechesi attraverso l’arte, come nel progetto Pietre Vive. “I giovani – osserva Gianola – oggi cercano esperienze significative, incarnate, capaci di toccare corde profonde. E la semina è sempre aperta: non si rivolge solo ai ‘chiamati’, ma a tutti”.

Esperienze di discernimento vocazionale

  • Punto Giovane (Senigallia) – Convivenza mensile per giovani dai 18 ai 33 anni, con regola di vita, preghiera e fraternità. Una casa aperta alla ricerca del senso.
  • Le Dieci Parole – Percorso sui comandamenti nato a Roma nel 1993, oggi diffuso in oltre 80 diocesi: ascolto, conversione e discernimento personale.
  • Signa Veritatis (Roma) – Proposta parrocchiale fondata da don Alessandro Di Meo, con accompagnamento spirituale e vita comunitaria semi-residenziale.
  • Sicomoro (Como) – Esperienza mensile per adolescenti (14–19 anni), in comunità con un presbitero e una coppia di sposi, per riscoprire la vocazione come cammino di crescita.

Approfondire la fede, generare fraternità

Nel secondo movimento, “approfondire”, l’attenzione si sposta sui percorsi che aiutano a discernere con maggiore consapevolezza. L’esperienza del Punto Giovane di Senigallia, attiva da oltre trent’anni, offre un modello concreto: giovani tra i 18 e i 33 anni vivono un mese di convivenza secondo una regola di vita, condividendo preghiera, lavoro, fraternità. “Oggi – spiega Gianola – l’interesse vocazionale nasce solo in comunità significative, dove ci si sente accompagnati e accolti. I giovani hanno bisogno di relazioni vere, non di parole vuote”.

“C’è stato un tempo in cui si diceva: ‘Ascoltiamo i giovani’. Ma oggi dobbiamo soprattutto accompagnarli. Hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a dare forma a ciò che portano nel cuore”.

L’approfondimento è anche ritorno al kerygma, alla sorgente dell’annuncio cristiano. Non è un caso che Leone XIV, ricevendo i vescovi italiani, abbia indicato come compito primario della Chiesa “portare Cristo nelle vene dell’umanità”. È in questo ascolto generativo che nasce la vera pastorale vocazionale: non dalla paura del calo numerico, ma dal coraggio di camminare insieme.

Esperienze spirituali e comunitarie

  • Pietre Vive – Comunità giovanili presenti in Italia e in Europa che annunciano il Vangelo attraverso l’arte e la bellezza liturgica, con vita comunitaria e formazione teologica.
  • Donne di Dio (Roma) – Percorso vocazionale promosso dalle monache agostiniane: tre weekend di ascolto, preghiera e confronto per giovani adulti in ricerca profonda.
  • Coro Giovani (Padova) – Iniziativa di pastorale liturgica dove la musica diventa strumento di preghiera e occasione per un cammino vocazionale condiviso.
  • Pellegrinaggi vocazionali – Cammini promossi da ordini religiosi e diocesi (Santiago, Roma, Terra Santa) pensati come itinerari interiori verso il discernimento.

Proporre con audacia, senza paura della gioia

Il terzo verbo è “proporre”. Don Gianola ama ricordare – con una certa ironia – il celebre versetto della Prima lettera ai Corinzi: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere”. E osserva, sorridendo, che “se Dio ha fatto crescere, è perché Paolo ha piantato e Apollo ha irrigato”.

Un modo per ribadire con forza che l’annuncio vocazionale è un’opera affidata alla responsabilità di ciascuno: “Le vocazioni non arrivano da sole – spiega – bisogna seminarle con fedeltà, accompagnarle con cura, proporle con coraggio”.

Tra le esperienze segnalate, il progetto “Donne di Dio” delle monache agostiniane dei Santi Quattro Coronati, rivolto a giovani donne in discernimento, e il “Sicomoro”, nato a Como nel 2010: una comunità semiresidenziale in cui adolescenti tra i 14 e i 19 anni vivono un’esperienza di fraternità e ascolto vocazionale. Don Gianola cita anche il beato Pino Puglisi, che fu direttore regionale dell’ufficio vocazioni: “Abbiamo bisogno di vocazioni autentiche. Non perché siamo a corto di personale, ma perché siamo membra vive del Corpo di Cristo”. Alla retorica del pessimismo contrappone una visione lucida e gioiosa: “Se un giovane si fidasse solo di quello che legge o sente dire sul sacerdozio, scapperebbe. Per questo dobbiamo raccontare anche la bellezza. Esistono preti felici, comunità fraterne, percorsi vocazionali che fanno bene. E io – conclude – non sono illuso, ma speranzoso. Perché continuo a vedere giovani che cercano, e comunità che li accompagnano davvero”.

Altri articoli in Chiesa

Chiesa