Myanmar, salesiani tra guerra e terremoti: “Siamo strumenti di pace”

Fr. Bosco Zeya Aung, superiore dei Salesiani del Myanmar, racconta l’impegno della congregazione tra i giovani più poveri in un Paese segnato da guerra e terremoti. Lancia un appello alla comunità internazionale per la pace e testimonia la speranza attraverso il racconto di una madre che salva i suoi gemelli dalle macerie

(Foto ANSA/SIR)

Fr. Bosco Zeya Aung, superiore provinciale dei Salesiani e presidente della Conferenza dei religiosi cattolici del Myanmar, parla dell’impegno della sua congregazione. “La nostra missione salesiana – ci dice – è sempre rivolta ai giovani più poveri. Abbiamo quattro convitti, tre centri di formazione professionale e un centro per bambini di strada. Ci sono anche affidate cinque parrocchie in quattro diocesi diverse. In tutte le nostre nove comunità cerchiamo di accogliere giovani provenienti da varie parti del Myanmar, in particolare dalle zone più colpite dai combattimenti. Offriamo accoglienza, istruzione e formazione”.

Poi lancia un messaggio alla comunità internazionale. “Vi preghiamo di ascoltare il grido del popolo del Myanmar. Credo anche che noi, sacerdoti e religiosi del Myanmar, dobbiamo fare tutto il possibile per essere strumenti di pace, anche in questi tempi difficili e pieni di sfide. Dobbiamo credere che la pace è l’unica via per ricostruire il Paese”. Infine anche lui vuole lasciarci un racconto di speranza. “L’amore continua a compiere miracoli. Siamo andati in un villaggio chiamato Seit Ta Ra, colpito dal terremoto e situato a circa 30 miglia da Mandalay. In quel villaggio, 24 case sono crollate a causa di una frana, e molte sono rimaste semisepolte dalla terra schiacciata.

In una di queste 24 case, erano sepolti due gemelli di sei mesi – un maschietto e una femminuccia. La loro giovane madre non è fuggita come hanno fatto molti altri. Nonostante le continue scosse, ha scavato nella terra per salvarli. La madre ha raccontato: “Stavo facendo addormentare i miei bambini quando improvvisamente la casa è crollata. È sprofondata, e la terra ha coperto il letto. Mi sono alzata e ho visto che i bambini erano sepolti lì sotto. Non sapevo cosa fare, ma con le mani ho iniziato a scavare la terra che li ricopriva e sono riuscita a tirarli fuori. Ho perso completamente la casa, ma sono felice perché ho riavuto vivi i miei bambini”.

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