Dire Dio oggi. Quelle domande che attraversano la fede e l’umanità

Due importanti ricorrenze - l'anno giubilare sulla speranza e l'anniversario del Concilio di Nicea - invitano a sondare il Nome di Dio, senza il quale "non sappiamo più neppure chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo". Nasce da queste sollecitazioni un progetto dell'editrice Itl, della diocesi di Milano: in sette volumi, rivolge l'attenzione ad alcuni grandi interrogativi che, secondo il curatore don Cristiano Passoni, bussano ai "cuori degli uomini e delle donne di oggi più di quanto possiamo immaginare"

“Credo in Dio…”, si recita ogni domenica durante la messa. Ma chi è questo Dio professato dai cristiani? Qual è il suo volto? E cosa significano le parole con cui lo si descrive nel “simbolo della fede”? Come, oggi, in un tempo segnato dal pluralismo, se non addirittura dal sincretismo religioso, possiamo dire qualcosa su Dio? È il punto di partenza dal quale ha preso le mosse il progetto editoriale denominato “Dire Dio” che si sviluppa in sette volumi di Itl Libri, editrice della diocesi di Milano, in uscita fra il 2024 e il 2025 con il marchio Centro ambrosiano. Don Cristiano Passoni, assistente generale dell’Azione cattolica ambrosiana, cura la collana. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

(Foto Ac Milano)

Da dove nasce l’idea di questa collana?
L’idea viene da due importanti ricorrenze. La prima è l’anno giubilare che invita a riflettere sul tema, così attuale, della speranza che non delude. La seconda è l’anniversario del Concilio di Nicea (325 d.C.) dal quale, congiuntamente a quello di Costantinopoli I (381), deriva la formula del credo che tuttora proclamiamo nella liturgia eucaristica. In questo orizzonte è parso utile sondare il Nome di Dio, cercando di restituire, dentro una riflessione impegnata, ma accessibile a tutti, la sua ampiezza e profondità. Senza questo Nome non sappiamo più neppure chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Prestando attenzione a ciò che viviamo, si tratta di una domanda che attraversa i cuori degli uomini e delle donne di oggi più di quanto possiamo immaginare.

Quale Dio? Cercare Dio? Addio a Dio? Quanti volti ha Dio? Sono solo alcuni titoli della collana. Tutti sotto forma interrogativa. Perché?
Ciascun titolo raccoglie e rilancia le grandi questioni che rendono attuale la domanda su Dio, il modo in cui viene formulata dalle donne e dagli uomini del nostro tempo. Si tratta di una catena di interrogativi che si tengono tutti insieme e che, alla fine, restituiscono un disegno comune. Il primo riguarda il contesto inedito nel quale viviamo di pluralismo religioso e, insieme, di fuoriuscita del cristianesimo dalla cultura comune. Di qui il primo titolo: Quale Dio? Un nome senza volto o un mistero con molti nomi? (Alberto Cozzi). Alla luce di questo primo sondaggio emergono subito le grandi questioni del rapporto con Lui, vale a dire, della fede cristiana (Ferruccio Ceragioli) e di quella sua forma singolare, personale e insieme comunitaria, che è la preghiera (Laura Invernizzi). L’“audace anniversario” di Nicea è affidato al volume che porta la firma di Cristina Simonelli. Quindi ecco la grande domanda di oggi, affrontata con maestria da Pierangelo Sequeri: Addio a Dio? Sul Dio vivente. Dobbiamo davvero, in questa stagione di grandi transizioni, abbandonare l’idea di Dio? Cosa significa parlare del Dio vivente? Quale grande insegnamento la riflessione di Nicea e dei primi Concili ecumenici ci restituisce a questo riguardo? Gli ultimi titoli affrontano altri due grandi temi, sempre attuali, quello del compimento ultimo dei giorni in Dio (Gianluca Chemini) e della figura di Gesù, in dialogo, in particolare, con le fedi dell’Asia (Gianni Criveller).

A queste domande – che vanno al “cuore” del credere, ma anche al profondo dell’umanità – corrispondono delle risposte?
Gli autori che si sono cimentati hanno provato a dare una risposta, cercando di assottigliare il divario di questo nostro tempo tra conoscenza ed esperienza, tra ragione e sentimenti. Con semplicità, dentro una riflessione più ampia svolta nelle loro ricerche personali, hanno cercato di compiere la stessa operazione che in modo inedito si è avviata proprio a Nicea. Di fatto, ciò che ha preso avvio dalla risposta alla celebre predicazione di Ario, nel suo mettere in discussione la divinità del Figlio, ha aperto un processo essenziale di cui oggi è ancora importante fare memoria. I padri radunati in Concilio non hanno inventato una nuova dottrina, ma attingendo alla riflessione del tempo, hanno trovato un modo più adatto per esprimere quanto contenuto nella Rivelazione. In sostanza, in dialogo col tempo, hanno esplicitato con maggiore profondità il mistero della Rivelazione di Dio. Non siamo sempre dentro l’urgenza di una simile operazione? Soprattutto in questo nostro “cambiamento d’epoca”, come ci ha aiutato a comprendere Papa Francesco.

Uno dei volumi attraversa, e rilegge, come abbiamo detto, l’anniversario di Nicea. Quale la riflessione proposta?
In tutto questo viaggio non si poteva mettere tra parentesi la storia. La premura di Cristina Simonelli è stata quella, da un lato, di ricostruire la complessa vicenda storica del Concilio, dall’altro di porre in evidenza la posta in gioco che, a ben vedere, si ripropone in qualche modo anche ai nostri giorni. È, detto in sintesi, un modo di essere credenti che non si sottrae al compito di pensare con serietà e di annunciare con onestà la fede in Gesù, senza rinunciare a prendere posizione in merito alla possibilità di accogliere e trasmettere la fede stessa. Detto in altri termini: come, nella professione della fede mantenere non un cuore di pietra, vuoto e inerte, ma di carne, capace di parlare?

Cercare Dio, “dire” e testimoniare la fede: è più difficile in questo tempo che sembra voler mettere da parte l’esperienza religiosa?
Forse non lo è meno di quanto lo sia stato nelle epoche che ci hanno preceduto. Certo, si tratta oggi di vivere tutto questo in un contesto che ci appare inedito. Eppure, come è stato all’inizio del cristianesimo, la certezza e la passione di non poter tacere la Parola che annuncia l’evento di Gesù, permetteranno di oltrepassare i confini e di abitare, senza affanno, la novità. Davvero, per certi versi, pare di essere solo al principio.

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