
Il nuovo Papa nel segno della continuità
“Ogni elezione di un nuovo Papa è sempre motivo di gioia e letizia. Così anche ieri, con l’elezione di Leone XIV. Perché? Qual è la ragione profonda di questa gioia? Perché nel pastore universale, che è Pietro — e che oggi è il vescovo di Roma, Leone XIV — si ritrovano l’unità e la comunione della Chiesa. In lui, nella sua figura e nella sua persona, si concentra questo mistero di comunione: egli presiede nella comunione la Chiesa universale”. Con queste parole, l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Fortunato Morrone, commenta l’elezione del nuovo Pontefice. “Quando la sede è vacante, si prova inevitabilmente una certa inquietudine. Non proprio smarrimento, ma un’attesa colma di domande: chi sarà il nuovo Papa? Ebbene, lo Spirito Santo sorprende tutti, anche quelli che avevano scommesso durante il “Totopapa”. Ma ciò che conta davvero non è il pronostico: è il segno che ci viene donato. In questa novità inattesa, in questo “spiazzamento” dello Spirito — come vento gagliardo — ci viene proposta una figura di continuità, pur nella discontinuità. E non può che essere così”. Morrone sottolinea con decisione la continuità con papa Francesco, “evidente fin da subito nelle citazioni — esplicite e implicite — di Leone XIV”. Ricorda anche il rapporto personale tra i due, maturato soprattutto nelle terre del Perù dove l’attuale Pontefice ha curato e accompagnato alcune comunità locali.
Quel “particolare” legato al nome del nuovo Papa
Nel commentare, ancora, l’elezione del nuovo Pontefice, Leone XIV, monsignor Morrone coglie nel cognome Prevost un segno simbolico e profondo. “Tre aspetti che richiamano alla lettera iniziale – “P” – del suo cognome. Tre elementi che lo stesso Pontefice ha posto subito alla nostra attenzione”. “La prima P è questa: Pace. Non una pace qualunque, ma quella che è Gesù stesso: frutto della sua morte e risurrezione, dono dello Spirito. Non si tratta semplicemente di accordarsi, ma di donarsi. Gesù si mostra vivo con le sue piaghe — come ci ricorda il capitolo ventesimo del Vangelo di Giovanni — e quelle piaghe ci dicono che egli ci porta dentro di sé. Lui è la nostra pace, perché ci perdona tutti. Ma il suo perdono non è a buon mercato: è un richiamo alla conversione. Una pace che è per tutti, per ciascuno, ma che impegna la vita, specialmente là dove questa vita è messa ai margini”. “La seconda P è Poveri. Non è un caso che il nuovo Papa, al termine del suo saluto, parli in spagnolo, rivolgendosi alle comunità e alla diocesi in cui ha operato in Perù. Avrebbe potuto usare l’inglese, sua madrelingua, ma sceglie lo spagnolo. Una scelta significativa, che evidenzia un’attenzione particolare verso gli ultimi. E in questa attenzione ritroviamo una chiara continuità con papa Francesco. Anche parlando della pace, Leone XIV ricorda che si tratta di una pace disarmata, non “occhio per occhio, dente per dente”, non una lotta per vedere chi vince. È una pace che disarma, che si fonda sul perdono”. “La terza P è Ponti. Una parola che richiama l’essere Pontefice. Gesù è l’unico Pontifex, colui che collega Dio a ciascuno di noi, il cielo e la terra. Ma anche il Papa, come vescovo di Roma e pastore universale, è chiamato a essere Pontifex. E il Vangelo chiede a ciascuno di noi di costruire ponti: ponti di dialogo, ponti di incontro. Senza ponti — come ribadisce lo stesso Prevost — non può esserci pace. Così come non può esserci pace senza giustizia”.
Un messaggio di umanità, dialogo e sinodalità
L’arcivescovo Morrone ribadisce l’importanza delle tre parole chiave — Pace, Ponti, Poveri — che riassumono con forza il tratto pastorale del nuovo Pontefice. “Infine, il suo mostrarsi così com’è, con semplicità e con emozione, rivela tutta la sua umanità. E ci chiede, con questa sua umanità, di pregare per lui”. “C’è una continuità evidente con papa Francesco, che il nuovo Pontefice cita più volte. Una continuità che, naturalmente, non può che essere discontinua, perché oggi non è più papa Francesco, ma papa Leone XIV. E il nome stesso richiama un’altra figura importante: Leone XIII, il Papa che con la Rerum novarum ha aperto la Chiesa alla modernità, dando avvio al cammino della dottrina sociale. Leone XIV, pur senza citarlo esplicitamente, riprende quel solco nei suoi riferimenti al dialogo, all’accoglienza e all’annuncio di un Vangelo che proclama: Dio è padre di tutti, ma proprio di tutti”.
Il nuovo Papa e il senso universale della Chiesa
Morrone esprime piena gratitudine allo Spirito Santo per il dono di un nuovo pastore. “Un Papa che, ne sono certo, ci spronerà a essere anche noi portatori di belle notizie, della pace del Signore. Un Pontefice che, nella continuità, ci introdurrà nella logica della sinodalità: camminare insieme, in comunione”. Conclude con una riflessione sulla figura internazionale del nuovo Papa: “Leone XIV non rappresenta soltanto l’America del Nord, ma entrambe le Americhe. La sua visione non è esclusivamente nordamericana o statunitense. Le sue radici — figlio di immigrati — affondano nelle due Americhe. E questa appartenenza gli offre una prospettiva veramente universale, arricchita anche dalla sua esperienza europea come padre generale degli Agostiniani e, da alcuni anni, membro del Dicastero per i vescovi. Un compito delicatissimo”.