Giubileo Spettacolo Popolare: vivere la fede nella quotidianità circense

Il Giubileo delle Bande Musicali e dello spettacolo popolare ha coinvolto anche il mondo "viaggiante" come il Circo e il Luna park. Ne abbiamo parlato con Sandy Medini, figlia di Mario Medini e Loredana Bellucci, una famiglia circense alla quinta generazione. I circensi, ci dice, sono una "popolazione nomade che sentono vivo e profondo il senso della famiglia e che fanno del proprio lavoro la loro vita quotidiana. Gente che affronta 'sola' tanti sacrifici e pericoli ma con l’obbiettivo di andare sempre avanti".

Si avvicina il Giubileo delle Bande Musicali e dello spettacolo popolare che coinvolge anche il mondo “viaggiante” come il Circo e il Luna park. Ne abbiamo parlato con Sandy Medini, figlia di Mario Medini e Loredana Bellucci, una famiglia circense alla quinta. I circensi, ci dice, sono una “popolazione nomade che sentono vivo e profondo il senso della famiglia e che fanno del proprio lavoro la loro vita quotidiana. Gente che affronta ‘sola’ tanti sacrifici e pericoli ma con l’obbiettivo di andare sempre avanti”. I circensi sono “artisti professionisti, un’istituzione culturale” con una lunga storia che “risale all’antichità, con spettacoli di vario genere che si sono evoluti nel tempo e che continuano a farlo”.

Ma cosa significa essere circensi in una società come la nostra?

“La vita è nomade, si viaggia instancabilmente di città in città, regione in regione e anche molto all’estero”, ci risponde Sandy: “noi per esempio, dopo varie tournée estere come in Spagna, Portogallo, Grecia, Ungheria, Portogallo, Grecia, Bulgaria abbiamo deciso di stanziarci in Romania e continuare con il nostro circo ‘Bellucci’ la tournèe che va da febbraio a novembre e ritagliarci una pausa nei restanti mesi”. Un mondo “instabile” quello del circo anche economicamente instabile, con artisti che “spesso – ci spiega Sandy – devono lottare per trovare un lavoro e mantenere un reddito stabile in una situazione precaria e incerta. Il circo può rappresentare valori di libertà e autonomia, dove gli artisti possono essere se stessi ed esprimere la loro creatività senza vincoli ed essere circense può essere un’identità forte e orgogliosa, che si basa sulla passione per l’arte e la performance. Il circo è una comunità stretta e solidale, dove gli artisti si sostengono a vicenda e condividono valori di libertà e autonomia”.

 

Cosa vuol dire per  un giubileo dedicato alla speranza per voi? 
“La speranza come si suol dire è l’ultima a morire…. Infatti speriamo sempre che il nostro mestiere possa continuare a portare sorrisi ed essere valorizzato dalle famiglie e vedere nei bambini quel sorriso di stupore e felicità che li accompagna ad ogni nostro spettacolo. Vedere il Circo pieno di gente che applaude dona a noi che ci dedichiamo tutto la nostra vita, quella soddisfazione di fare del bene ed essere appagati.
Sperare di essere ricevuti dalle amministrazioni con più garbo, essere aiutati per svolgere uniformemente le pratiche burocratiche che ci ostacolano troppo e soprattutto la speranza di vivere e lavorare con i nostri animali, fare il nostro lavoro comprendendo che lo amiamo e rispettiamo”.

Come la Chiesa è vicina nel vostro peregrinare da città a città? 
“La chiesa e il mondo del circo possono sembrare due realtà molto diverse, ma in realtà ci sono molti punti di contatto interessanti che possono essere esplorati e approfonditi come la capacità di creare comunità e di offrire esperienze emotive e spirituali. I papi ci hanno ospitato tante volte in Vaticano, apprezzato le nostre esibizioni e così valorizzando la nostra cultura. La Chiesa ci segue ed è sempre pronta ad accorrere per celebrare i riti religiosi sotto i nostri tendoni e chapiteaux”.

Nel circo come si vive la fede?

“La fede è qualcosa di molto personale. La fede può essere un elemento comune tra gli artisti del circo, che possono condividere valori e principi che li uniscono. Gli artisti trovano conforto e guida nella loro fede. Un artista che si prepara ad entrare in scena si affida sempre alla protezione divina con segni e simboli. Certo è che le frequenza  nelle chiese sono minime, ma in noi la fede la viviamo profondamente attraverso la quotidianità nella comunità circense. Il circo è una grande famiglia”.