
Questo fine settimana è in programma il Giubileo delle Bande e dello Spettacolo Popolare. Saranno coinvolti complessi bandistici, circensi, fieranti, lunaparchisti, artisti di strada, burattinai e marionettisti, musica meccanica, gruppi folklorici, madonnari invitati a Roma per due giorni di pellegrinaggio, spiritualità e festa, all’insegna della gioia e della speranza.
Ma di che mondo parliamo? Chi sono queste persone?
Sono figli di Dio, con la stessa dignità di ogni persona”, ci risponde sr. Lucia Mazzoleni, suora Orsolina di Maria Vergine Immacolata fondato a Gandino (Bg) e impegnata nell’Ufficio pastorale migranti di Bergamo con queste persone. Per il loro specifico lavoro “hanno una vita itinerante, viaggiano da una piazza all’altra, da una città all’altra per portare il loro spettacolo e divertimento. Si muovono sempre con la famiglia intera perché non lavorano in trasferta ma in mobilità. Girando di piazza in piazza spesso sono considerati come forestieri ovunque sostano. Negli spostamenti sono sottoposti a leggi da rispettare, che spesso intralciano la loro sosta e il loro lavoro, nonostante lo Stato italiano riconosca la funzione sociale dei circhi e dello spettacolo viaggiante.
Che cosa vuol dire essere religiosa ed operatrice pastorale con loro e per loro?
Vuol dire essere mandata a questi fratelli e sorelle e accoglierli come tali. Avere per loro uno sguardo innanzitutto di accoglienza libera da ogni pregiudizio. È nell’accoglienza e vicinanza discreta che si creano rapporti di conoscenza, di stima e di fiducia. E’ stare con loro, ascoltando parte dei loro vissuti, che lo sguardo cambia e si apprezza il bene di cui sono portatori. Questo sguardo è già evangelizzazione e sono da loro evangelizzata.

(Foto diocesi di Perugia)
Come la Chiesa lavora con la gente dello spettacolo viaggiante?
La Chiesa ha la missione di portare la salvezza di Cristo Signore ad ogni persona annunciando il Vangelo, che è per tutti. Per la Pastorale dei fieranti e circensi ci sono persone incaricate, nominate dall’Ordinario diocesano, che animano l’accoglienza e l’attenzione pastorale verso la gente dello Spettacolo Viaggiante per far conoscere anche a loro il vangelo. Se accolti e accettati per quel che sono possono fare esperienza dell’amore di Dio, che è Padre di tutti. Papa Francesco, nel giugno 2016 ricevendo in udienza il mondo dello Spettacolo Viaggiante si è rivolto alle Chiese particolari e alle parrocchie raccomandando loro “di essere attente alle necessità vostre e di tutta la gente in mobilità. Come sapete, la Chiesa si preoccupa dei problemi che accompagnano la vostra vita itinerante e vuole aiutarvi ad eliminare i pregiudizi che a volte vi tengono un po’ ai margini”. Tutte le comunità cristiana sono chiamate ad accogliere la loro vita di itineranza perché nella chiesa nessuno sia escluso.
Cosa chiedono queste persone “sempre in viaggio” da una piazza all’altra e spesso senza un punto di riferimento essendo una porzione del Popolo di Dio che non ha parrocchia?
Chiedono di essere accolti e ascoltati, di essere riconosciuti nella loro specificità e di essere compresi nella loro fatica a non avere una parrocchia di riferimento. E’ una richiesta legittima sia in ambito civile che in quello ecclesiale.
Loro sono consapevoli che non possono seguire i programmi pastorali di formazione e preparazione ai sacramenti che offrono le parrocchie, per cui sono restii ad interpellare la parrocchia per essere accompagnati nel loro percorso di fede. Per la trasmissione della fede sono contenti se trovano un sacerdote, una suora, un operatore pastorale che si interessa di loro, che comprendono la loro diversità e che con loro definiscono dei momenti di incontro, di dialogo e di celebrazioni. Il tutto nel rispetto dei loro ritmi di lavoro molto diversi da noi sedentari.

(Foto Vatican Media/SIR)
Come si vive la fede in questi ambienti? Ci può raccontare qualche cosa sula loro vita religiosa?
Premetto che la fede è una realtà che tocca l’intimo più profondo della persona, per cui non tutto è dicibile e descrivibile. Forte è in loro uno spirito di comunità, sono una famiglia di famiglie. Nello spettacolo ognuno ha la sua parte e ognuno aiuto l’altro. Un aiutarsi reciproco. Nel silenzio del loro cuore invocano il Signore che tutto proceda bene. Spesso la comunità circense è composta da persone di provenienze diverse, con cultura diverse, la loro fede si esprime nell’accoglienza del diverso. C’è anche chi accoglie chi è ai margini della società e li fa partecipe della loro grande famiglia. La fede la esprimono anche nelle loro esibizioni artistiche, farle bene e farle con bellezza così da trasmettere stupore, meraviglia e gioia. La vivono nel “nascondere” le preoccupazioni e dolori personali mentre si esibiscono perché al pubblico arrivi il sorriso e vivano momenti sereni.