
Sta passando un po’ in sordina il Giubileo delle Bande Musicali e dello spettacolo popolare in programma da ieri ad oggi e che ha come protagonisti il mondo del circo, luna park, fioranti, madonnari, etc. Un mondo – come dice al Sir don Mirko Dalla Torre, referente per la pastorale dello spettacolo viaggiante della Conferenza episcopale del Triveneto – “tanto amato da Papa Francesco”: un mondo che fa parte della “grande famiglia che porta gioia, festa e tanti sorrisi nei nostri paesi, in occasione delle feste e sagre paesane”.
Una festa popolare, una giornata dedicata alla sagra, una giornata dedicata alla festa di un santo – spiega don Dalla Torre che fa parte anche della commissione pastorale del settore della Fondazione Migrantes – “rallegrano con la musica e lo spettacolo la giornata tanto amata della gente che corre per onorare il santo con la festa locale. Non dimentichiamo che nel mondo dello spettacolo popolare ci sono anche i teatrini con pupi e marionette. Quante volte abbiamo visto bambini a bocca aperta assistere a questi momenti di divertimento e… non solo”.
La Chiesa tra i viaggianti in Italia vede come suo promotore don Dino Torreggiani, noto come l’Apostolo delle carovane e degli spettacoli viaggianti, fondatore dei Servi della Chiesa. Per lui si è conclusa nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, l’inchiesta diocesana circa la vita, le virtù e la fama di santità. Nel 1958 ha dato vita all’Opera per l’assistenza spirituale ai nomadi in Italia. Questo suo impegno a favore di coloro che per motivi di lavoro non avevano una “fissa dimora” perché sempre in viaggio da paese a paese, parte nel marzo del 1931 quando alcuni ragazzi dell’Oratorio di Reggio Emilia lo informano che nelle vicinanze, al Mercato vecchio, attorno ad una carovana del circo, c’è gente che piange: pare ci sia una donna in fin di vita. É lo stesso don Dino che racconta: “Corsi, senza nulla pensare, soltanto preoccupato di portare i conforti religiosi a quella creatura morente. Fui accolto con tanta cordialità e riconoscenza. Ricordo quel funerale, che fu di edificazione a tutta la parrocchia. Quell’episodio, senza accorgermi, segnava una svolta nella mia vita… Poche settimane dopo, tornai al Mercato vecchio, quasi sospinto da una forza misteriosa. Due carovane e una piccola arena sostituivano la carovana già partita per altro destino. Guardavo incuriosito una donna che stava lavando i panni: ‘Padre, venga — mi disse — siamo cristiani anche noi’… Verso la Pasqua dello stesso anno, un signore – il cav. Manfredini – per mezzo di Angelo, un mendicante che con il cane ammaestrato girava per la città e viveva fra le carovane in sosta, mi mandò a chiamare e mi chiese di preparare alla Pasqua ormai vicina i componenti del piccolo Luna Park. Fu una rivoluzione per la mia anima. Incominciai a fare conoscenza con le varie famiglie: scoprivo un nuovo mondo di gente cordiale e amica…” .
La chiesa, come diceva papa Francesco è “chiamata ad annunciare il Vangelo nelle periferie, e spesso le persone che appartengono al mondo dei viaggianti e dello spettacolo popolare sono considerate periferie”, dice don Dalla Torre: “pensiamo alle difficoltà che affrontano nel poter avere una piazza per una giostra o per un circo. Pensiamo alle difficoltà che può esserci in una sfilata per una banda musicale oppure per gli sbandieratori. Questo mondo continua ad essere portatore di gioia, di festa, o meglio, come Francesco ebbe a dire ‘artigiani della festa!’”. “In un mondo spesso oscurato da guerre, divisioni, la gioia che porta lo spettacolo viaggiante rallegrano la vita di noi uomini. Non solo cristiani ma di tutte le fedi. Basti pensare a un circo o un Luna Park, dove accorrono gente di ogni parte del mondo. Pensiamo anche agli stessi lavoratori del circo. Spesso sono artisti che vengono da paesi lontani per portare il loro loro spettacolo”, spiega il sacerdote.
Che cosa vuol dire essere prete con loro e per loro?
“Un prete tra loro continua l’opera di Cristo risorto: quella di portare il Vangelo ad ogni creatura come Gesù ha chiesto ai suoi discepoli. I viaggianti vivono la loro vita come noi. La loro fede come la nostra fede che hanno ricevuto fin da bambini, vissuta e trasmessa nella loro quotidianità di vita. A noi comunità stanziali chiedono accoglienza, chiedono Condivisione di vita, chiedono di vivere la loro vita cristiana come noi stanziali e vivere i sacramenti”. Per questo la Chiesa è “chiamata ad accoglierli come fratelli amati e donare a loro forza e speranza perché non si sentano abbandonati. Il viaggiare di piazza in piazza ricorda a noi la nostra vita cristiana che è un cammino verso la Pasqua. Entrare in una carovana è sentirsi accolti da loro. E questo il Vangelo e la fede che loro, in modo diverso, ci trasmettono”. Quindi le parrocchie sono chiamate ad “accogliere e a vivere insieme a questi fratelli che sostano nelle nostre piazze per vivere con noi la gioia della festa dimostrando loro vicinanza”.