Papa Francesco. Casini (Mpv): “Sulla vita un insegnamento chiaro e inequivocabile, ma sempre intriso di misericordia”

"Ricchissimo e caratterizzato da profonda umanità, in continuità con il magistero dei precedenti pontefici, coerente con il Vangelo, fedele alla dottrina cristiana". Marina Casini, presidente del Movimento per la vita, definisce in questi termini l'insegnamento sulla vita di Papa Francesco sottolineando l'instancabile impegno del Pontefice nella promozione e nella difesa di ogni esistenza

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La promozione e la difesa della vita umana, di ogni vita, ad ogni costo. Papa Francesco ha levato la voce in modo netto ed inequivocabile contro ogni tipo di violazione del diritto alla vita, a partire da quella dei “bambini non nati”. E’ stato il Papa “degli ultimi” e di quegli “ultimi degli ultimi” che per Madre Teresa di Calcutta sono i bimbi abortiti. Lo è stato in modo delicato, come il 28 luglio 2013 quando, sulla spiaggia affollatissima di Copacabana nella messa conclusiva della Gmg, ha voluto sull’altare i genitori di una neonata anencefala i quali, pur sapendo in quali condizioni sarebbe nata la loro bambina, hanno scelto di accogliere la vita. Benedicendoli e baciando la piccola ha fatto un gesto più eloquente di mille discorsi. Ma anche in modo molto diretto, senza giri di parole, quando ha detto: “L’aborto è un omicidio. Si uccide un essere umano. I medici che fanno questo, permettetemi la parola, sono dei sicari”, sollevando da più parti forti critiche. Lo scorso 8 marzo, nel messaggio per il 50° del Movimento per la vita, Francesco ha affermato che c’è più che mai bisogno di persone che si spendano concretamente al servizio della vita umana, soprattutto quando è più fragile e vulnerabile. Abbiamo incontrato la presidente del Mpv, Marina Casini (nella foto).

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Presidente, come definirebbe l’insegnamento di Papa Francesco in questo ambito?
Ricchissimo e caratterizzato da profonda umanità, in continuità con il magistero dei precedenti pontefici, coerente con il Vangelo, fedele alla dottrina cristiana. Un insegnamento sulla preziosità della vita umana collocato significativamente in un quadro caratterizzato dall’attenzione alle “periferie”, dal timbro della misericordia, dall’accento sulla fratellanza universale, dall’attenzione alla custodia del creato. La Chiesa dei poveri, la Chiesa “in uscita”, la Chiesa “ospedale da campo” abbraccia tutti perché sa che

lo sguardo che riconosce il valore dell’uomo all’inizio della sua vita illumina il valore di ogni uomo e di tutti gli uomini.

Riconoscere la dignità dell’uomo, particolarmente nelle periferie estreme dell’esistenza, e proclamare l’intangibilità della vita umana pur di fronte al disprezzo che giunge a pretendere di legittimare come “diritto” la soppressione dell’essere umano nel grembo materno, significa infatti chinarsi su ogni vita che non conta in termini di possesso, potere, successo, capacità di azione. Con il suo linguaggio schietto, capace di arrivare a tutti, Papa Francesco ha dato

un insegnamento chiaro, diretto, inequivocabile, efficace, immerso nella forza della verità senza sconti, ma anche intriso di misericordia.

All’inizio del pontificato il tema della difesa della vita – in particolare dall’aborto – sembra meno presente, per farsi via via più forte e pressante, anche nei toni usati. Se è così, come se lo spiega?
Probabilmente Francesco ha voluto prima predisporre le condizioni per l’ascolto, ma, in ogni caso, sin dall’inizio è stato fermo e chiaro. Nel Regina Coeli del 12 maggio 2013 ha infatti sostenuto l’iniziativa europea dei cittadini One of us (Uno di noi); in un’udienza del 5 giugno, sempre 2013, ha denunciato che “la vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano”. Il 20 settembre dello stesso anno è arrivato a dire che “ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo”, e che ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, “porta in sé il volto di Cristo”. Per questo “non si possono scartare, come ci propone la ‘cultura dello scarto”.

Dalla cultura dello scarto alla “cultura di morte” che vorrebbe sopprimere le vite “non più degne” di essere vissute, con riferimento ad eutanasia e/o suicidio assistito.
Certo! Quanta forza anche su questo! Papa Francesco ha parlato della somministrazione della morte come di “un fallimento dell’amore”, “presentata falsamente come una forma di compassione”, mentre la compassione è “volontà di condividere il peso delle persone che stanno affrontando l’ultima parte del nostro pellegrinaggio terreno” privilegiando il diritto alla cura per tutti. Il 25 marzo 2024 ha condiviso in pieno la lettera della Congregazione per la dottrina della fede “Samaritanus bonus” sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita.

Carlo Casini (foto SIR/European Parliament)

Che rapporto ha avuto con suo padre?
Di stima, gratitudine e fiducia reciproca. Si sono incontrati diverse volte e il mio babbo (nella foto) ha fatto più volte riferimento a lui nei suoi discorsi e nei suoi scritti. Nel 2018 ebbe l’idea di raccoglierne le riflessioni sulla vita nascente nei primi 5 anni di pontificato e scrisse una bella e ampia introduzione. Il Mpv ha ripreso questa idea ed ha pubblicato, con il patrocinio dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e per i tipi della casa editrice Editoriale Romani, il libro “Il Magistero di Papa Francesco sulla vita nascente”. In una lettera del 4 maggio 2016, mio padre scrisse fra l’altro al Pontefice: “La Sua parola può introdurre persuasivamente il valore della vita nascente nella mente, nel cuore, nella coscienza di molti”. Francesco ha corrisposto alla stima, alla gratitudine e alla fiducia, al punto che il 5 marzo, ancora ricoverato al Gemelli, nel discorso in vista dell’8 marzo letto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, scrisse tra l’altro: “Conosco il valore del servizio che rendete alla Chiesa e alla società. Insieme alla solidarietà concreta, vissuta con lo stile della vicinanza e della prossimità alle mamme in difficoltà per una gravidanza difficile o inattesa, voi promuovete la cultura della vita in senso ampio. E cercate di farlo con franchezza, amore e tenacia, tenendo strettamente unita la verità alla carità verso tutti”. E nell’udienza dell’11 aprile 2014 ebbe a dire: “Saluto l’onorevole Carlo Casini e lo ringrazio per le sue parole, ma soprattutto gli esprimo riconoscenza per tutto il lavoro che ha fatto in tanti anni nel Movimento per la vita.

Gli auguro che quando il Signore lo chiamerà siano i bambini ad aprigli la porta lassù!”.

E lei che ricordo personale ha di Papa Francesco? Che consegna vi lascia? 
Il ricordo di un uomo affabile, simpatico, capace di umorismo. Aveva la battuta pronta e metteva a proprio agio. La sua consegna è sintetizzata in queste sue parole tratte dal messaggio dell’8 marzo scorso: “C’è ancora e più che mai bisogno di persone di ogni età che si spendano concretamente al servizio della vita umana, soprattutto quando è più fragile e vulnerabile; perché essa è sacra, creata da Dio per un destino grande e bello; e perché una società giusta non si costruisce eliminando i nascituri indesiderati, gli anziani non più autonomi o i malati incurabili”. Ha anche esortato il popolo della vita a non rassegnarsi e a continuare ad operare “conoscendo i nostri limiti ma anche la potenza di Dio”. Consegne importanti da portare avanti nella speranza.

Il dibattito pubblico su temi come aborto, eutanasia, suicidio assistito è spesso polarizzato e ideologico: come aprire, se possibile, spiragli di dialogo costruttivo senza scendere a compromessi inaccettabili?
Le polarizzazioni ideologiche sono difficili da superare nella prospettiva del “tutto e subito”, ma

bisogna nutrire la fiducia e la speranza abbracciando la logica della gradualità con pazienza, umiltà, tenacia.

“Non rassegnarsi – diceva mio padre – significa accettare l’inevitabile gradualità degli obiettivi di volta in volta perseguiti, nella logica del massimo bene raggiungibile ‘qui ed ora’”. Il linguaggio e le azioni per la vita, sottolineava, devono suscitare simpatia per la verità, che comunque non deve mai essere taciuta, nella fiducia che il valore della vita è presente, nonostante ogni contraria apparenza, nella mente e nel cuore di tutti.

 

 

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