Papa Francesco e le periferie. Don Cassano (Corviale): “Ha amato la gente fino alla fine”

Don Roberto Cassano, parroco di Corviale, ricorda l’affetto di Papa Francesco per la periferia romana: la visita del 2018, la telefonata durante il lockdown, l’ultimo Urbi et Orbi. “Ha amato la gente fino alla fine, mostrando la forza della debolezza umana”

La notizia della morte del Papa in pochi attimi si è diffusa in tutto il mondo e sono molte le persone o le realtà che hanno subito ricordato con gioia un avvenimento nel quale hanno potuto incontrare da vicino il Santo Padre. Tra queste, la parrocchia di San Paolo della Croce a Corviale, quartiere molto conosciuto della periferia della Capitale. Abbiamo raggiunto il parroco, don Roberto Cassano, il quale subito ci ha confessato la sensazione provata durante il giorno di Pasqua ascoltando il Papa.
“Ho percepito nettamente, ascoltando la voce del Santo Padre durante la benedizione Urbi et Orbi, che stava male e che stava peggiorando ma non mi aspettavo certo un epilogo così rapido. È sembrato quasi che le sue uscite pubbliche di questi ultimi giorni siano state spinte dalla volontà di salutare personalmente, fino alla fine, la gente, il popolo di Dio. La benedizione Urbi et Orbi mi ha ricordato Giovanni Paolo II degli ultimi tempi”.

La parrocchia di Corviale ha due ricordi indelebili che riguardano il Papa: uno è legato alla visita che il Santo Padre fece il 15 aprile 2018 e l’altro alla pandemia.

“Poco tempo dopo il mio arrivo a San Paolo della Croce – racconta don Roberto – con una delegazione della parrocchia andammo a Santa Marta per incontrare il Papa e celebrare con lui la Santa Messa mattutina. Fu il preludio alla visita che si realizzò di lì a poco. Fu inaspettata. Quando il Papa comunicò al Consiglio Episcopale che voleva visitare una parrocchia di Roma, fu controllato che sarebbe dovuto toccare ad una parrocchia del settore Ovest. Pensarono subito a noi per tutto quello che Corviale rappresenta: luogo periferico, sia geografico che esistenziale, con numerosi problemi e necessità, così vicino ai sentimenti del Santo Padre. Appena saputa la notizia, non ho potuto, per obbedienza, comunicare subito la notizia ai miei parrocchiani. Diedi l’annuncio durante la Notte di Pasqua del 2018, fu una bella notizia di Resurrezione”.
“Ancora oggi – continua don Roberto – il ricordo di quella visita è indelebile per tutti quelli che assistettero, ma anche per coloro che la guardarono sui mezzi di comunicazione. In particolare l’incontro del Papa con il piccolo Emanuele è ancora oggi uno dei video più visti della Rete con milioni di visualizzazioni in tutto il mondo. Fu un momento di comunione collettiva”.

C’è un altro momento importante per la parrocchia di Corviale e risale alla pandemia, quando eravamo tutti chiusi nelle nostre case, durante il lockdown. Non venivano celebrate messe pubbliche e l’unico modo per restare in contatto e in comunione, era la rete, attraverso lo streaming. La parrocchia aveva organizzato degli incontri serali di preghiera, condivisione e anche svago. Durante uno di questi incontri, chiamò il Papa.

Questo è il racconto di don Roberto: “Avevo scritto una email alla segreteria chiedendo la disponibilità del Papa a chiamare in diretta per una benedizione alla comunità. Stavamo preparando l’ultima trasmissione. Ci speravo in una sua partecipazione anche se ero consapevole dell’immane attività alla quale il Papa doveva pensare. E invece ci sorprese, chiamando addirittura dieci minuti prima del collegamento. Non pensavo fosse lui al telefono, invece era proprio il Santo Padre. Rimasi spiazzato: in quel momento non c’era il collegamento e gli dissi ‘Santità non c’è ancora la diretta, non ci sono i parrocchiani, mi potrebbe richiamare tra dieci minuti?’. Quella mia richiesta spontanea che solo a pensarci dopo, a freddo, capisci quanto può essere sconveniente da formulare al Papa, nasce dalla sua stessa semplicità, familiarità, dal suo essere disponibile con tutti. Fu una cosa incredibile: chiedere al Papa di richiamare. E lui richiamò. Non riuscivo a far partire la diretta e non nascondo che ho pensato ad un’azione diabolica che volesse impedire questa benedizione. Non era mai successo in tutta la stagione del lockdown, ho delle competenze specifiche, sono laureato in informatica e dunque pensai subito che fosse qualcosa di strano. In quel momento ho pregato e al termine dell’Ave Maria, la diretta finalmente partì, con il Santo Padre che benedisse la nostra comunità di Corviale. La notizia della telefonata, con le parole del Papa, venne data anche dal Tg1”.

Cosa lascia Papa Francesco alla Chiesa?

“Questo papa è stato un grande riformatore, ha messo in moto riforme delle quali non si potrà non tenere conto. Anche il suo modo di porsi con la gente, con il popolo, è stato rivoluzionario. Ha amato la gente fino alla fine, con gli ultimi gesti e le uscite che ha fatto in pubblico. La figura del papa non era inarrivabile come in passato. Ha operato una riforma della Chiesa in maniera evangelica, rapportandosi con tutti seguendo uno stile spontaneo e diretto. Sulla scia di San Giovanni Paolo II, in un mondo dominato dall’idea del potere, ha mostrato la forza della debolezza umana”.

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