
Lo vogliamo ricordare così, Papa Francesco, con le parole con cui il fondatore della nostra associazione Donum Vitae, il caro cardinale Elio Sgreccia, ha concluso la sua autobiografia, commentando la Parabola evangelica del Seminatore: “Se il seminatore non tornasse a casa con le mani vuote e trattenesse il seme nel pugno non succederebbe nulla… chi semina, oggi soprattutto, deve osservare il distacco e dare testimonianza di povertà. Seminiamo a braccia distese, ma torniamo a casa a mani vuote. Anche in questo campo è prezioso il frequente richiamo di Papa Francesco” (Elio Sgreccia, Controvento, Effatà 2018).
Tanti che, come noi, sono stati chiamati dal Signore a diffondere quello che trent’anni fa San Giovanni Paolo II chiamò il “Vangelo della Vita” non possono non sentirsi commossi, confermati, inviati dal “richiamo” del Messaggio che ha accompagnato la Benedizione Urbi et Orbi con la quale un Pontefice visibilmente provato, ma illuminato dalla Vita del Risorto, ha accarezzato il mondo: “Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita. La Pasqua è la festa della vita! Dio ci ha creati per la vita e vuole che l’umanità risorga! Ai suoi occhi ogni vita è preziosa! Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare…” Con il suo Magistero e il suo Ministero – ma anche con la sua vita, la sua sofferenza, la sua morte – Francesco ci ha detto che l’annuncio di coloro che servono la vita, ogni vita umana, è un annuncio “pasquale”, fondato sulla Pasqua di Cristo, nel suo paradosso e nel suo stile d’amore. Essi non indietreggiano dinanzi alla verità, proprio come fece Gesù dinanzi a Pilato, ma, custodendola, abbracciano e portano con sé “tutti”, anche coloro che sembrano rifiutarla, quasi in un ideale cammino di fede lungo il Calvario. Sono consapevoli che “il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine” ma, certi che “non ha più potere”, continuano ad accompagnare e sostenere i fratelli, asciugando con carità quelle “lacrime” che dal Signore “sono state raccolte, nemmeno una è andata perduta”. Sentono tutta la sproporzione e, a volte, il fallimento di proposte educative e operative che si scontrano con la diffusa cultura di morte e disprezzo per la dignità dell’uomo, creatura e immagine di Dio, ma “pongono le loro fragili mani nella sua mano grande e forte… e si mettono in cammino: insieme con Gesù risorto diventano pellegrini di speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita”.
Lo ricordiamo così, Papa Francesco, immaginando oggi le sue mani di seminatore che, proprio perché vuote, possono stringere la Mano del Risorto, lungo la strada del ritorno alla Casa del Padre. E gli diciamo “grazie” per averci insegnato a seminare il Vangelo della Vita sempre, non fidando su strategie di potere o gratificazioni di successi, ma “in perdita” e “fino alla fine”, perché le nostre mani si lascino condurre e riempire dalla “potenza disarmata” di Gesù, che è la Vita e dona la Vita.
(*) presidente associazione Donum Vitae