Giubileo e disabilità: la sfida da cogliere sono i percorsi accessibili

L’Anno Santo del 2025 può essere l’occasione per abbattere i confini e permettere a tutti, anche a chi ha una qualsiasi disabilità, di beneficiare del patrimonio immenso del Paese e vivere allo stesso tempo un’esperienza di fede. A questa prospettiva mira “Giubileo for All”, un progetto che raccoglie diversi itinerari sul territorio italiano, promossi dalle diocesi che hanno saputo coinvolgere le comunità e gli enti locali

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Esiste la disabilità fisica, la solitudine dell’anziano o la mancata conoscenza da parte del giovane. Le barriere che impediscono alla persona di fruire l’arte non sono solo architettoniche, ma anche sensoriali, culturali o cognitive. L’Anno Santo del 2025 può essere però l’occasione per abbattere i confini e permettere a tutti, anche a chi ha una qualsiasi disabilità, di beneficiare del patrimonio immenso del Paese e vivere allo stesso tempo un’esperienza di fede. A questa prospettiva mira “Giubileo for all”, un progetto che raccoglie diversi itinerari sul territorio italiano, promossi dalle diocesi che hanno saputo coinvolgere le comunità e gli enti locali. La loro particolarità consiste nel promuovere percorsi e servizi in grado di rispondere ai bisogni di tutte le persone, in particolare, quelle con disabilità.

I primi quattro itinerari sono stati presentati in occasione del convegno, tenuto ieri a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana. I loro nomi sono evocativi della storia dei luoghi interessati: “Iter Suasanum. Alle radici del cristianesimo” nella diocesi di Senigallia, “Tra Via Regia e Cammino giubilare” nella diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni”, “E ti vengo a cercare. Cammini verso l’infinito” nella diocesi di Locri-Gerace e “Romanic@mente” nella diocesi di Campobasso-Bojano. Ciascun cammino è peculiare perché ispirato a santi, santuari e luoghi di culto caratteristici del territorio ma tutti hanno la volontà di avvicinare le persone per condividere la bellezza e offrire la possibilità di arricchirle.

“La misericordia usa la bellezza perché attrae, suggestiona, qualcosa che stacca rispetto alla quotidianità e ci mette in contatto con Dio e la nostra interiorità. I programmi che state studiando possono essere un esempio di accessibilità di fruizione”, afferma mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, in un videomessaggio inviato in occasione dell’incontro. “Non si tratta semplicemente – continua Baturi -, anche se già sarebbe importante, della possibilità che ogni uomo, anche con disabilità, possa accedere al genio dell’uomo, come quello artistico, ma qualcosa di più profondo. Dio è bellezza e deve potersi manifestare ad ogni uomo”.

Di rivoluzione culturale, suggerita dal progetto, parla suor Veronica Donatello, responsabile Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, tra gli enti promotori dell’iniziativa. “In Italia – spiega – le persone con disabilità sono 13 milioni. Pensate quanto perdiamo anche dal punto di vista economico perché poniamo barriere fisiche e culturali. Togliendole, facciamo un servizio umano e di civiltà”. Ma la prova più grande, secondo la responsabile del Servizio, è rappresentata dalla possibilità di eliminare le barriere sensoriali o cognitive e porre le persone accanto a una proposta di fede:

“La disabilità diventa la sfida per far sì che partecipino gli ultimi, gli scartati. Richiede alfabetizzazione, come diceva il Papa, per cui siamo chiamati a reinsegnare le cose base. Credo che l’accessibilità, intesa come visione completa dell’uomo ad arte e fede, possa essere una possibilità”.

Un significato del progetto può anche essere quello di fare rete, rendere l’Italia più bella e rivoluzionare il punto di vista: “Sarebbe bello – suggerisce suor Donatello – che dopo il Giubileo possa diventare normale progettare in questo modo e innescare una grande rivoluzione. Oggi c’è bisogno di creare cultura eil Giubileo, l’arte e la fede insieme possono provocare un punto di vista diverso”.

La progettazione degli itinerari, iniziata un anno fa, guarda al futuro, anche dopo il 2025. “Abbiamo avuto la fortuna di incrociare comunità e diocesi che da subito hanno raccolto la sfida dell’accessibilità, non solo intesa nell’ottica del Giubileo, ma proprio come processo da avviare che traguarda il 2030”, sostiene Dino Angelaccio del coordinamento “Giubileo for all” e presidente di Itinerari turistico-religiosi interculturali accessibili (Itria). Riguardo ai finanziamenti dei percorsi che prevedono anche l’offerta di servizi, “ogni Regione si sta organizzando – conclude Angelaccio – per raccogliere dei fondi. La forza del gruppo ci permetterà di presentarci uniti per l’avviso del Ministero del turismo sui cammini religiosi o per quello che sta per uscire sul turismo accessibile”.

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