Sinodo: Ruffini, “presentati 1125 modi collettivi e 126 modi individuali alla relazione di sintesi”

Al lavoro la Commissione per la relazione di sintesi della prima fase del Sinodo sulla sinodalità. Domani pomeriggio il voto. Stasera la preghiera per la pace a San Pietro. Al briefing di oggi gli assistenti spirtuali al Sinodo, madre Angelini e padre Radcliffe, e il priore di Taizé.

(Foto Vatican Media/SIR)

Ieri sono stati presentati 1125 “modi” collettivi (cioè presentati collettivamente dai 35 Circoli Minori) e 126 “modi”  individuali alla relazione di sintesi con cui si concluderà, con il voto di domani sera, la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità, in attesa della fase conclusiva dell’ottobre prossimo. A renderlo noto ai giornalisti, durante il briefing odierno in sala stampa vaticana, è stato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’informazione. “Verranno tutti presi in considerazione, nel lavoro di lettura e di scrittura ancora in corso”, ha assicurato Ruffini, precisando che “gli esperti lavoreranno anche di notte per la versione aggiornata della relazione di sintesi”. “Anzitutto – ha precisato il prefetto – verranno accolti i modi che hanno registrato il più largo consenso, per una collocazione nel testo aggiornato”. Questo è infatti il lavoro della Commissione per la relazione di sintesi, chiamata ad approvare il testo a maggioranza assoluta, pari cioè ai due terzi dei componenti. Domani mattina in Aula Paolo VI non ci sarà la Congregazione generale, poiché il testo della relazione di sintesi verrà consegnato ai membri del Sinodo a metà della mattinata, in inglese e in italiano. Nel pomeriggio, alle 15.30, si svolgerà la Congregazione generale per la votazione del testo, tramite il voto elettronico su ogni singolo paragrafo.  “Stamattina è stata fatta una simulazione di voto – ha detto Ruffini – ed è stata ricordata e ribadita la segretezza del voto, favorita anche da un sistema criptato dei dati rilevati per impedire il riconoscimento di chi ha dato il voto”. Sul tablet, quindi, di ciascun votante apparirà il numero di ogni capitolo e di ogni paragrafo, contrassegnato da una lettera dell’alfabeto. Ognuno dovrà esprimersi per un “sì” o un “no” a ciascun paragrafo, che dovrà essere approvato con la maggioranza qualificata dei due terzi. Non è consentita l’astensione.  Il Sinodo si concluderà domenica 29 ottobre, con la Messa nella basilica di San Pietro alle 10, presieduta dal Papa. Stamattina, intanto, erano presenti in Aula Paolo VI 320 persone. Dopo la preghiera e la prima discussione nei Circoli Minori, ci sono stati gli interventi liberi dedicati alle domande, ai suggerimenti e alle proposte per la fase successiva del Sinodo, con alcune informazioni in materia. Stasera alle 18 la preghiera per la pace nella basilica di San Pietro, con il Rosario e l’adorazione eucaristica, in occasione della Giornata di digiuno, penitenza e preghiera per implorare la pace nel mondo, indetta da Papa Francesco.

“E’ necessario un grande cammino della Chiesa per trovare un linguaggio nuovo, soprattutto nel mondo digitale e nel linguaggio liturgico, che è assolutamente desueto per i giovani”.

Lo ha detto madre Ignazia Angelini, badessa dell’Abbazia di Viboldone e assistente spirituale al Sinodo, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Conversione”: è questa, secondo la religiosa, la parola d’ordine per il periodo che ci separa dall’assemblea conclusiva dell’ottobre prossimo: “bisogna coinvolgere le Chiese locali e cercare nuovi linguaggi e nuovi luoghi per colmare l’assenza dei giovani dalle liturgie e dai momenti associativi”. “I giovani hanno bisogno  di raccontarsi”, ha detto madre Ignazia descrivendo le sue percezioni al Sinodo, dove non aveva né diritto di parola né di voto: “I giovani presenti al Sinodo hanno colto con serietà il problema. Loro e i loro coetanei devono essere non soltanto ascoltati, ma inclusi in contesti di discernimento, di letture della storia e nei processi decisionali”. Madre Angelini, parlando della sua esperienza di badessa “ai margini di una grande città come Milano, in una periferia però profondamente inserita nel vissuto ecclesiale e sociale”, ha definito il Sinodo “un evento molto significativo, quasi rivoluzionario, che ha significato un cambio di passo nella vita della Chiesa per la sua pervasività e per la capacità di ascolto delle differenze”. “Tutto ciò – ha rivelato – ci ha permesso di guardare alla realtà in un momento della storia segnato da una complessità e una indecifrabilità terribile, che chiede alle fede una prospettiva più alta, quella della presenza di Dio  che si fa carne nella storia in un momento in cui la storia è tormentata. Il fatto che vescovi, cardinali, laici e religiose dalle esperienze e provenienze più diverse e delle culture più lontane abbiano trovato un luogo per confrontarsi, per pregare insieme e trovare visioni di futuro è stato per me innovativo. L’importante è vedere come il cammino andrà avanti, affinché quella che abbiamo vissuto non resti un’esperienza bella ma autoreferenziale”.

“Molte persone temono il metodo sinodale perché non lo capiscono”.

Lo ha detto padre Timothy Radcliffe, assistente spirituale al Sinodo, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Quando le persone guardano al Sinodo come ad un dibattito politico, capiscono male e lo temono perché credono possa produrre divisioni e scismi, mentre il suo obiettivo è proprio l’opposto: un evento di preghiera e di fede”, ha spiegato il religioso. “Molte persone vedono questo Sinodo con grandissime aspettative in termini di cambiamenti, e guardano a noi per capire come cambierà il futuro della Chiesa”, ha argomentato Radcliffe: “Non stanno cercando cosa giusta: ci stiamo chiedendo come possiamo essere Chiesa in un modo nuovo, piuttosto che prendere decisioni specifiche”.

“Nella Chiesa possiamo andare controcorrente”:

così frere Alois Loeser, priore della Comunità di Taizé, ha descritto il clima sinodale. “I giovani vogliono andare oltre queste frontiere, vogliono capire tutte le culture e sono rispettosi dei diversi modi di esprimere la fede. Nella Chiesa dobbiamo trovare un modo ancora più chiaro di vivere insieme nella diversità. Questo Sinodo è stato un enorme passo avanti nell’essere all’ascolto in semplicità”.