Laudate Deum. Morandini: “Il Papa ci invita a prendere in mano la storia e orientarla a un futuro sostenibile”

Il documento, dice al Sir il teologo, è anche "un appello fatto da un uomo che pur essendo avanti negli anni mantiene questa fortissima capacità di guardare avanti, questa lungimiranza che lo fa attento al futuro, alle sue splendide possibilità, ma anche alle minacce su di esso. È uno sguardo vigilante, che intreccia la costante attenzione alla pace e alla qualità della vita umana con un’attenta percezione dello sfondo ambientale, planetario, globale in cui essa si realizza e si dispiega"

foto SIR/Marco Calvarese

Un appello a tutte le persone di buona volontà di fronte alla crisi climatica che avanza e rispetto alla quale “non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”. A otto anni dall’enciclica Laudato si’ lo lancia Papa Francesco, con l’esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata nel giorno della festa di San Francesco, il 4 ottobre, nella consapevolezza “che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”. Della nuova esortazione del Pontefice parliamo con il teologo Simone Morandini.

(Foto: Redazione)

La Laudate Deum presenta un’analisi molto puntuale sul cambiamento climatico…

Il Papa cita ampiamente – come evidenziato nelle note del testo – report molto autorevoli dal punto di vista scientifico. La fonte principale è l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), promosso dalle Nazioni Unite, organismo che monitora le pubblicazioni scientifiche in materia di climatologia. Francesco attinge ampiamente ad esso, specie agli ultimi report usciti tra il 2022 e il 2023. Già qui ci sono due elementi di grande interesse. Il primo è la volontà, espressa a un livello inedito – anche superiore alla Laudato si’ – di attenersi allo stato dell’arte per quanto riguarda la comprensione scientifica di un fenomeno estremamente rilevante. Il secondo è la volontà di prendere esplicitamente posizione contro i negazionisti scientifici, che continuano a dire che il mutamento climatico non esiste, ma anche contro quei negazionisti di fatto, che, pur mostrandosi sensibili al problema, poi non intraprendono azioni concrete per opporsi a esso. C’è una doppia attenzione in questo senso e il Papa si esprime con molta forza in Laudate Deum.

Cosa l’ha colpita della Laudate Deum?

L’esortazione apostolica è un intervento autorevole in un dibattito che attraversa la comunità internazionale – non quella scientifica che ormai semplicemente consolida i propri argomenti e approfondisce temi -, ma solo quella politica. Ad essa si indirizza Francesco per chiamarla a un’attenzione e ad un’azione tempestiva e incisiva. Non è casuale che ben tre sezioni guardino alla politica internazionale, con la quinta che culmina in espliciti appelli indirizzati alla prossima Conferenza delle Parti di Dubai.

Un luogo che non promette bene per l’esito dei risultati della Cop…

Il Papa è stato delicato, dice che gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese grande esportatore di energia fossile, anche se ha investito molto nell’energia rinnovabile.

Ma cosa possiamo aspettarci dalla Cop28? L’appello del Papa sarà raccolto in qualche modo?

Non faccio previsioni, ma ci si avvicina alla Cop28 in un clima non favorevole: al di là della localizzazione della Conferenza, le tensioni legate all’invasione russa in Ucraina hanno frammentato la comunità internazionale, che non è al momento propensa ad attivare dinamiche di collaborazione. Non si possono quindi avere a priori aspettative di alto livello; ricordo però che la stessa cosa si diceva pochi mesi prima della Cop21 di Parigi, alla quale fa riferimento anche la Laudate Deum. E sono in molti a testimoniare che i buoni risultati della Cop di Parigi sono anche il frutto dell’argomentazione morale e religiosa messa in campo da Papa Francesco nella Laudato si’, pubblicata alcuni mesi prima. Quindi aspettiamo a fasciarci la testa anche se le condizioni di partenza non sono favorevoli.

L’urgenza del problema e il richiamo fatto da Francesco possono avere un valore e orientare anche gli Stati più recalcitranti ad una maggior attenzione al tema.

Francesco parla di pungiglione etico.

Questa è una sfida che conosce ogni soggetto che non operi tramite il potere del denaro o il potere dell’influenza: l’appello non può che essere etico e abbiamo nella storia dell’umanità fasi in cui esso ha aiutato a cambiare, ha richiamato e invitato a prendere in considerazione altri fattori. Ad esempio, a proposito del bilanciamento tra posti di lavoro persi e guadagnati con uno spostamento verso l’energia verde, Francesco invita a non dimenticare che al momento quello che stiamo perdendo – e a velocità crescente – sono posti di lavoro e opportunità di vita a causa degli effetti del mutamento climatico che distrugge la natura, il mondo come lo conosciamo, rendendolo sempre meno abitabile per gli esseri umani. Abbiamo un pungiglione etico in cui l’altruismo si intreccia con l’egoismo intelligente, come richiamo a prendere in carico anche noi stessi, la nostra esistenza come famiglia umana. Davvero non solo i nostri figli, ma già noi stessi, che ormai tocchiamo con mano l’impatto del mutamento climatico sulle nostre vite.

Il Pontefice mette in guardia anche dal paradigma tecnocratico con l’idea di un essere umano senza limiti, la decadenza etica del potere, la politica internazionale debole, l’assenza di istituzioni e organizzazioni sovranazionali in grado di far rispettare gli impegni presi e di dirimere le controversie.

La critica alla tecnocrazia – non alla scienza o alla tecnica – era già forte in Laudato si’. Interessante l’accento forte posto sul multilateralismo nella sezione dedicata alla fragilità della politica internazionale. Un multilateralismo che vada al di là delle politiche prettamente orientate agli interessi nazionali che purtroppo vediamo in prevalenza in questi ultimi anni. Il primo elemento è ritornare a collaborare nel contesto di organizzazioni mondiali ben strutturate, senza trascurare la rilevanza della società civile che diventa pure un fattore importante. Papa Francesco sottolinea come essa diventi di fatto un’espressione del principio di sussidiarietà così caro alla Dottrina sociale della Chiesa, in un multilateralismo dal basso che coinvolga la responsabilità dei soggetti a vari livelli.

Tutto è collegato, nessuno si salva da solo, ricorda ancora una volta il Papa. È importante anche la conversione dei nostri stili di vita?

Ritengo che l’esortazione apostolica Laudate Deum vada sistematicamente letta avendo sullo sfondo l’enciclica Laudato si’, come suo presupposto anche rispetto alle categorie concettuali e agli orizzonti di riferimento. In Laudate Deum Francesco pone indubbiamente l’accento soprattutto sulle esigenze che toccano la politica internazionale, sulle responsabilità dei governi e delle organizzazioni sovranazionali nel prendere decisioni efficaci, urgenti e controllabili. Questo non significa che il Pontefice non sottolinei anche la responsabilità dei singoli, delle famiglie, delle comunità, in ordine a un rinnovamento degli stili di vita, a pratiche responsabili di consumo.

Contenere il mutamento climatico è una sfida così complessa che solo con una reale attivazione di una responsabilità a più livelli possiamo venirne fuori in modo efficace, salvando coloro che già ora ne stanno pagando le conseguenze.

Il Papa si rivolge ai fedeli cattolici e incoraggia anche i fratelli e le sorelle di altre religioni perché la fede autentica “illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato”. Come sarà accolta a livello ecumenico e interreligioso la nuova esortazione?

È un testo che rispetto a Laudato si’ è più essenziale, si concentra soprattutto sull’istanza di etica socio-ambientale e dedica un’attenzione meno ampia al dialogo con altre comunità di fede, benché l’ultima sezione si apra con questo appello rivolto ai fratelli e alle sorelle di altre religioni ad approfondire le motivazioni che scaturiscono dalla loro fede così come è invitata a fare la comunità cattolica. Non è un testo esplicitamente orientato al dialogo come era Laudato si’ e come lo era, a maggior ragione, la Fratelli tutti. Questo è un testo di altra natura che presuppone quanto detto nelle due encicliche e lo rilancia sullo specifico versante del mutamento climatico. Era un testo comunque atteso; penso che susciterà un forte interesse e anche reazioni sintoniche da parte di altre comunità religiose.

C’è qualche aspetto particolarmente importante della Laudate Deum?

Sì, ci sono un paio di aspetti di rilevanza etica. Nella sezione sesta c’è uno sfondo spirituale che attinge direttamente alla Laudato si’ – è un testo pieno delle citazioni dell’enciclica – ma anche con un paio di idee nuove. Innanzitutto, l’idea di “antropocentrismo situato”, abbastanza inedita: da un lato si sottolinea il “valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri”, ma dall’altra si ricorda che “la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature”. È la ripresa del grande tema della Laudato si’ della famiglia universale, di una comunione sublime, di una interconnessione a livello globale; c’è, quindi, una sottolineatura della singolare responsabilità del soggetto umano ma, al contempo, del suo radicamento in quella rete relazionale in cui la creazione ci colloca. Un altro dato inedito è l’espressione, presa dalla pensatrice Donna Haraway, che parla di “zona di contatto”, per sottolineare come il mondo intero sia qualcosa tramite cui siamo uniti a tutte le creature, anche se il paradigma tecnocratico rischia di occultare la nostra percezione di tale realtà. C’è insomma anche un approfondimento di una antropologia ecologica in questo breve testo.

Breve, ma intenso…

Concordo: Laudate Deum è un piccolo testo, che esplora dimensioni che Laudato si’ accennava, mentre qui vengono focalizzate. Il cuore del testo è al numero 59, con questo invito “a far sì che la Cop28 diventi storica, che ci onori e ci nobiliti come esseri umani”:

c’è un richiamo a una dignità umana intesa come capacità di prendere in mano la nostra storia e orientarla a un futuro sostenibile, a un futuro abitabile, a un futuro che non sia pieno di vittime, i poveri sempre in prima luogo.

Per lavorare a un futuro sostenibile Papa si rivolge, come dicevamo, soprattutto al mondo politico e alle organizzazioni internazionali…

Sì, perché è un testo il cui target è la Cop28 di Dubai, che ha come attori principali i governi e le organizzazioni sovranazionali. Non dimentichiamo però l’ampia perorazione che faceva Francesco nella Laudato si’ per i piccoli gesti quotidiani che possono fare la differenza, con un elenco di dieci punti esemplificativi di buone pratiche ecologiche quotidiane. Là sottolineava pure che non è solo un operare individuale, ma sono azioni di bene che sono diffusive di se stesse, che moltiplicano la propria efficacia, quando si articolano in reti interpersonali e comunitarie. Non si deve leggere la Laudate Deum in isolamento dalla sua matrice di riferimento che è la Laudato si’. Vorrei però anche sottolineare che è di estremo rilievo che Francesco torni con un documento, sebbene non dello stesso livello, su una tematica che aveva affrontato pochi anni fa. È la chiara testimonianza che questa è un’armonica fondamentale del suo magistero. Non dimentichiamo che quando ha motivato la scelta del nome Francesco il Papa aveva evocato il Santo di Assisi come l’uomo della pace, l’uomo dell’amore per i poveri, l’uomo della custodia del creato. La volontà di tenere assieme queste tre dimensioni si è espressa in tanti testi e interventi: Laudato si’, adesso Laudate Deum, ma non dimentichiamo Querida Amazonia e anche i tanti messaggi inviati alle assise internazionali in cui i temi ambientali erano al centro. Sarebbe tempo, forse, di studiare in modo sistematico, complessivo, questo magistero ambientale di Francesco.

Il Papa è preoccupato dal fatto che non reagiamo di fronte alla crisi climatica…

Laudate Deum è anche questo: un appello in un mondo che sta andando a pezzi e rispetto al quale non ci stiamo preoccupando a sufficienza o non stiamo operando in modo sufficientemente incisivo.

Un appello fatto da un uomo che pur essendo avanti negli anni mantiene questa fortissima capacità di guardare avanti, questa lungimiranza che lo fa attento al futuro, alle sue splendide possibilità, ma anche alle minacce su di esso.

È uno sguardo vigilante, che intreccia la costante attenzione alla pace e alla qualità della vita umana con un’attenta percezione dello sfondo ambientale, planetario, globale in cui essa si realizza e si dispiega. Non a caso, accanto a Laudato si’ l’altro testo molto citato in Laudate Deum è Fratelli tutti; è interessante perché dopo l’enciclica sulla fratellanza c’è chi ha contrapposto le due encicliche: come se una fosse “verde” e l’altra antropocentrica. In Laudate Deum emerge con chiarezza che le esigenze della fraternità umana chiedono attenzione alla cura del creato e all’ascolto del grido della terra: il magistero sociale di Francesco è unitario e spiazza ogni tentativo di scoprirvi discontinuità o contrapposizioni.

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