Via Crucis e speranze di oggi. Michela, 17 anni, è convinta: “Credere in Dio è una meraviglia”

La Via Crucis riletta dai ragazzi della Gmg. Un mondo di fatiche e di peccato, ma anche di speranze e nuovi promettenti orizzonti. C'è chi prega, chi mangia, chi canta. Una mamma imbocca il sui piccolo bimbo, due giovani si baciano. Altri hanno in mano il rosario. "Questa è la gioventù del Papa", scandiscono in coro, battendo le mani per Francesco. Poi via alle danze: stasera si fa ancora festa a Lisbona

(Foto SIR)

In ginocchio, sul selciato, dall’inizio al termine della Via Crucis. Potrebbe avere una ventina d’anni. Raccolto in preghiera per oltre un’ora, mentre attorno altri ragazzi come lui pregano, qualcuno chiacchiera e ride, altri ancora ascoltano il Papa e i testi preparati per questo intenso e partecipato (800mila giovani, il dato ufficiale) momento di spiritualità sulla “Colina do incontro” (Parque Eduardo VII), nel cuore di Lisbona. Qualcuno mangia (si sa che i giovani hanno buon appetito). Poco più in là una ragazza stringe in mano il rosario, un altro ragazzo ha appeso la corona sull’asta della bandiera. Altri due, appoggiati a un albero, si baciano.

La Via Crucis è uno degli appuntamenti clou della Gmg. I giovani sono chiamati a riflettere sui dolori di Cristo e su quelli dell’umanità. E a cercare e costruire nuove speranze che nascono da Gesù risorto. Qui si parla di loro, di questi giovani del 2023. Tra paure, solitudini, smartphone e social, famiglia, scuola o lavoro; povertà, fame e guerre. Ma ci sono gli aspetti positivi: le relazioni, il porsi a servizio degli altri, la cultura, il volontariato. La famiglia stessa. La fede nel Signore. La collina che porta al gigantesco palco, dove si trova il Papa, è affollata all’inverosimile. Piena anche la piazza sottostante e le vie attorno. Megaschermi rilanciano quanto accade attorno al Papa, che parla per primo. Poi le stazioni della Via Crucis: canti, testimonianze, la recita del Padre Nostro.

Una coppia di giovani genitori fa giocare i gemellini di poco più di un anno. Non distante una mamma dà la pappa al suo bebè. Quattro suore sono concentratissime per seguire la celebrazione. Tre volontari soccorrono una ragazza olandese: il prete che accompagna il gruppo mi spiega che sono in cammino da stamattina presto, e la 22enne era sfiancata. Non è sempre agevole la vita di questi pellegrini, ma sui volti dei più si leggono sorrisi ed energia.

Una ragazza con fazzoletto al collo (probabilmente sono i colori della bandiera polacca) è silenziosa, tiene la testa tra le mani, pur circondata da una decina di chiassosi francesi. Moltissimi seguono quanto accade sullo smartphone, collegandosi alle dirette streaming o alle tv nazionali. Altri hanno le radioline che consentono di partecipare ad ogni momento nella propria lingua natale. Perché un aspetto caratteristico della Gmg è il multilinguismo, che dà un senso reale di “unità nella diversità”.

Quando la preghiera è al termine, partono i cori spontanei: “questa è la gioventù del Papa”, scandisce la piazza in spagnolo. E poi canti in inglese, artisti che si esibiscono in più lingue. Le bandiere tornano a mischiarsi, fra danze improvvisate, cori africani, scambi di cappellini e zainetti. “La mia sofferenza è non riuscire a vivere all’altezza di come vorrei”, racconta al Sir Anna, 20 anni, al secondo anno di Scienze motorie. Interpellata dal giornalista, riflette e poi prosegue: “ma quello che può aiutare ciascuno è rendersi conto della promessa che ci è stata fatta e della portata dell’amore che c’è su di noi, gratuitamente”.

Ad alcuni presenti chiediamo – anche in relazione a quanto ascoltato finora – quali problemi o fatiche intravvedono nella propria esistenza, quali attorno a sé, e quali, poi, le ragioni della speranza, gli elementi positivi che aiutano nella vita.

“Un mio dispiacere è di essermi riavvicinato alla Chiesa un po’ tardi. Attorno a me vedo poi un po’ di apatia generale, sia nei giovani che negli adulti”, afferma Jacopo, anch’egli 20 anni, studenti di Ingegneria dell’automazione. “Invece una cosa bella che vedo e che dà speranza è tutta questa gente che sta insieme e fa festa, con una stessa visione del mondo”. Gli fa eco Michela, 17 anni, e frequenta il Liceo delle scienze umane. Le brucia “il fatto di non essere ascoltata, di non essere capita dalle persone adulte”, le quali “anche se sono passate da situazioni simili alle nostre, non vogliono capire i giovani d’oggi. Una cosa che non comprendo” nella realtà odierna “è la superficialità con la quale molti guardano alla fede e a Dio. Vorrei che ci fosse più fiducia in Dio. Credete in Dio – dice convinta – perché è una meraviglia, e ve ne renderete conto”.

Ha qualche anno in più Andrea, seminarista, 27 anni: “se c’è qualcosa che mi fa soffrire è lo scandalo del mio peccato e il non essere all’altezza della mia vocazione”. Aggiunge di non comprendere come ci possano essere persone che “davanti a questo spettacolo”, intendendo la Gmg, “non si commuovono”. Rispetto al contesto attorno a sé, sottolinea l’esistenza di ferite nella vita di alcuni ragazzi che non riescono a trovare il modo e le parole per confidarsi con altri. Cosa ti fa felice? – chiediamo: “momenti come questi, con tanti giovani che credono, pronti a partire quando il Papa li chiama”, condividendo la fede “con il mondo”.

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