Tra i confessionali. “Sono qui per ricominciare, perché Dio è misericordia”

“Sto pregando per la mia famiglia, perché non sempre le cose vanno bene. La fede aiuta a capire il senso vero della vita". Ascoltare i giovani giunti alla "Collina della gioia" per le confessioni apre squarci di realtà. Sull'esistenza, sulle amicizie, sulla fede. "Tornare alle cose di ogni giorno non sarà semplice, ma vorrei portare nella mia città quello stesso entusiasmo che trasmette il Papa". “Essere cristiani non è facile, bisogna essere fedeli al vangelo e viverlo ogni giorno. Io ci voglio provare". Il prete: “questi giovani mi impressionano. Dimostrano una maturità umana e cristiana davvero speciale"

(Foto Vatican Media/SIR)

“Nella Chiesa c’è spazio per tutti”: è la frase, pronunciata ieri sera da Papa Francesco durante la cerimonia di accoglienza, che più ha colpito Maria, giovane di Varsavia, arrivata con tanta emozione qui alla Gmg di Lisbona. Il primo, grande incontro con i partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù si è svolto sulla “Colina do Encontro”, al Parque Eduardo VII. Oggi Maria è al Jardim Vasco de Gama, il “Giardino della gioia”, dove sono allestiti 150 confessionali per il sacramento della riconciliazione. “Sono venuta qui presto, stamattina, perché sapevo che sarebbe venuto il Papa per le confessioni. Ieri mi è piaciuto un sacco Francesco, sorrideva sempre. Ci ha ricordato che Gesù ci ama: questo è ciò che conta”.

Preghiere, balli, bandiere. “Durante l’attesa dell’incontro, mentre Francesco parlava e durante la successiva preghiera, i giovani ieri si scambiavano gadgets e bandiere, numeri di cellulare, consultavano social; un gruppo di ragazze di Porto cantava un brano del fado portoghese, interpretato da Amalia Rodrigues, per coetanei tedeschi che erano impegnati a imparare il portoghese”. Anche Beatriz è al parco Vasco de Gama. Scatta decine di foto: “sono felice, sono felice”, ripete in continuazione. Le sarebbe piaciuto confessarsi con il Papa: “ma è rimasto poco. Però lo capisco, alla sua età sta dimostrando una grande energia”.

Tutti i sabati in discoteca. “Sapevo che mi sarebbe piaciuto essere qui, con un milione di altri giovani come me”: Gabriel, di Digione, ama il ballo. “Vado in discoteca al sabato, con gli amici. Ieri mi sono divertito a vedere i ragazzi che danzavano sul palco, davanti a Papa Francesco”. Poi diventa serio in volto: abbassa la voce e racconta di un momento di fatica, a casa. “Sto pregando per la mia famiglia – dice – perché non sempre le cose vanno bene. La fede aiuta a capire il senso vero della vita, anche quando ha passaggi bui”. È in fila, davanti a un confessionale dove siede un prete, presumibilmente di lingua francese. Poco distante si sta celebrando la messa. “Poi vado là”, aggiunge, indicando l’altare. “E dopo la confessione vorrei fare la comunione”.

Nel cambiamento d’epoca. Ha fatto molta più strada – anzi ore di volo – Alex, australiano. “Ho fretta”, dice, “perché ho fame, devo trovare qualcosa da mangiare subito!”, e scoppia in una sonora risata. Si sta preparando per fare l’insegnante. Perché la scuola? “Perché sono convinto che oggi ci sia più bisogno di preparazione”, risponde al cronista. “Per il lavoro, ma anche per la vita. Per comprendere ciò che stiamo attraversando, il ‘cambiamento d’epoca’, come dice Papa Francesco”. Perché sei qui? “La confessione è un sacramento fantastico. Ti aiuta a ripartire, sempre. Chiunque tu sia, comunque tu sia. Dio – afferma alzando le braccia – è misericordia. Ricordatelo!”.

“Un giovane come noi”. È colombiano Santiago, che dice subito: “il Papa ci chiama per nome. Vuole che ciascuno sia speciale. Io mi sto sentendo così, chiamato per nome dal Signore”. Gmg, confessione, preghiere, amicizia… poi – accenno – si torna alla vita di tutti i giorni. “Tornare alla vita di ogni giorno non sarà semplice, ma vorrei portare nella mia città, nella mia vita, quello stesso entusiasmo che trasmette il Papa, che ha più di 80 anni! Sembra un giovane come noi”.

“Essere cristiani non è facile”. Sotto gli occhi sfilano bandiere spagnole, statunitensi, argentine, tante quelle portoghesi e italiane. Una cronista della tv portoghese cerca di raccontare l’evento, ma i cori dei partecipanti sovrastano la sua voce. Lei si volta e sorride. La felicità è contagiosa. Angelita (se ben capisco il nome) è filippina: arrivare in Europa le è costato un anno di lavoro, ma ora è soddisfatta: “essere cristiani non è facile, bisogna essere fedeli al vangelo e viverlo ogni giorno. Io ci voglio provare. La mia comunità parrocchiale in questo mi aiuta. Ma certamente momenti come questi – anche la confessione di questa mattina – sono di grandissima gioia e fanno capire che la vita è di più delle preoccupazioni di ogni giorno”. “Nel mio Paese vedo tanta povertà, ma anche belle persone che credono nella solidarietà. Ci sono tanti ‘samaritani’ tra di noi. Papa Francesco è un buon samaritano”.

Qui per affidarsi al Signore. Cresciuto a Siviglia, don Martìn è un prete spagnolo, è al Jardim Vasco de Gama per confessare gli ispanoablanti. “Questi giovani mi impressionano. Dimostrano una maturità umana e cristiana davvero speciale. Per tanti la confessione arriva dopo anni e anni, altri – ma di meno – sono più fedeli al sacramento. Tutti parlano degli amici, delle preoccupazioni quotidiane e vogliono affidarsi al Signore”.

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