Pasqua in Siria. P. Jallouf (Idlib): “Sogno di suonare le campane a festa per un giorno intero”

La Pasqua dei cristiani del villaggio di Knaye (Siria), segnata dalla guerra e distrutto dal terremoto del 6 febbrai. Riti celebrati senza poter suonare le campane, senza uscire dalla parrocchia, ma nella certezza che il Sepolcro è vuoto. La testimonianza del parroco, padre Jallouf. Il suo cordoglio per la morte del giovane italiano ucciso nell'attentato di Tel Aviv, in Israele

Knaye (Siria) (Foto repertorio H.Jallouf)

“Tristi, siamo tristi, circondati da macerie che pesano come l’enorme pietra che chiudeva il Sepolcro di Gesù. Ma nutriamo la speranza di tornare ad una nuova vita”: così padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa, racconta al Sir la Pasqua nella sua parrocchia di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte, (gli altri due sono Yacoubieh e Gidaideh) distante solo 50 km da Idlib, capoluogo dell’omonimo Governatorato, ultimo bastione nelle mani dei ribelli islamisti che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad.

Poche centinaia di famiglie in tutto. Knaye è stato gravemente colpito dal sisma del 6 febbraio scorso al punto di fare dire al parroco che “nemmeno in 12 anni di guerra abbiamo visto una simile distruzione”.

La piaga del terremoto. Al telefono dalla sua parrocchia, il religioso cerca di descrivere la distruzione che lo circonda: “Ci sono macerie ovunque. Si stima che oltre il 50% del villaggio sia stato raso al suolo dal sisma. Lentamente si sta rimuovendo ciò che resta delle case distrutte. Si abbattono quelle lesionate dichiarate inagibili. Per ogni casa buttata giù il nostro cuore si affligge perché le famiglie proprietarie perdono la speranza di rientrare. Come Chiesa diamo loro tutto il nostro aiuto materiale e spirituale. Una situazione del genere non l’avevamo mai vista nemmeno durante il conflitto. I bombardamenti, paradossalmente, hanno fatto meno danni. La gente è sfiduciata”.

(Foto ANSA/SIR)

La preghiera per Alessandro Parini. “Questo – aggiunge – non ci ha impedito di celebrare i riti pasquali, dalla Domenica delle Palme alla processione del Cristo Morto, all’interno della nostra parrocchia. All’esterno non ci è permesso fare funzioni religiose, non possiamo suonare le campane e abbellire la chiesa. Non possiamo tenere nemmeno le Croci sul tetto della parrocchia. Gli islamisti non vogliono. Nonostante ciò abbiamo pregato, e lo faremo anche nella Veglia di stasera e nella Messa di Pasqua di domani, per la pace, per le vittime del terremoto del 6 febbraio scorso, per chi subisce violenze e sopraffazioni”. Padre Jallouf conosce bene ciò che sta accadendo fuori dei confini siriani e non manca di esprimere il suo cordoglio per Alessandro Parini, l’italiano ucciso nell’attentato di ieri sera a Tel Aviv, per mano di un terrorista arabo-israeliano. “Preghiamo per lui, per la sua famiglia, per i feriti – dice padre Hanna -. La violenza chiama violenza e a pagarne le conseguenze sono sempre gli innocenti”.

Siria, Knaye, chiesa san Giuseppe, senza croci e campane (Foto Sir)

Il sogno. “Fra poco celebreremo la Veglia Pasquale – spiega il frate – in concomitanza con l’Iftar dei musulmani che stanno vivendo il loro mese sacro. Domani mattina, invece, avrà luogo la Messa solenne di Pasqua e accoglierò i fedeli con il dono di confetti e dolci tipici. C’è una certezza che supera la polvere delle macerie che ci sovrastano: il Sepolcro è vuoto, Cristo è risorto. Ha vinto la morte”. “Non lo nego, siamo sconcertati – ammette padre Hanna – come i 12 apostoli nel cenacolo dopo la Resurrezione di Cristo. Non sapevano se quanto era stato detto loro sulla Resurrezione era vero o meno. Ma hanno creduto. E da quel momento una nuova vita ha preso inizio. La luce della Resurrezione avvolga le nostre macerie e ci restituisca la forza di ‘sperare oltre ogni speranza’. La Siria è la terra di san Paolo, è da qui che è partito l’annuncio della salvezza. Coltivo un sogno – rivela padre Hanna – di poter suonare, per un giorno intero, le campane a festa per annunciare la Resurrezione. Non so quando ma so che accadrà!”.