Gesù rimane la via, la verità e la vita

Nel giorno del suo funerale, divulghiamo l'ultima omelia pubblica del Cardinale George Pell pronunciata sabato scorso 7 gennaio a San Giovanni Rotondo presso il centro di spiritualità padre Pio in occasione del XX convegno generale della Comunità Magnificat Dominum, comunità Carismatica cattolica nata a Foggia nel 1984, ad opera di un gruppo di fedeli laici, presso la parrocchia Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Noi credenti conosciamo bene le benedizioni che abbiamo ricevuto in Gesù Cristo, noi sappiamo che “Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce e che per quelli che abitavano nelle regioni di ombra di morte, una luce è sorta” Isaia 9,1. Noi conosciamo la chiamata di Gesù, attraverso il Battista, alla conversione: “Convertitevi perché il regno di Dio è vicino” (Mt 4,17), ma noi cattolici anziani, o meglio adulti, siamo benedetti anche perché noi abbiamo vissuto, in quasi quarant’anni, il tempo di Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI. Questi anni sono stati apicali per tutta la storia. Il papato di Giovanni Paolo II, uno dei papi più grandi della storia della chiesa, non soltanto per il suo ruolo nel crollo del comunismo, ma anche per tutto il mondo occidentale perché, dopo il Concilio Vaticano II, le chiese in Olanda e Belgio sono crollate radicalmente, con il pericolo che questo crollo potesse essere ancora più vasto. Io credo che Giovanni Paolo, in qualche modo, abbia stabilizzato la chiesa nel mondo occidentale; per tutti questi motivi, in questi giorni, noi non celebriamo la fine di un’epoca ma celebriamo il contributo di questi due grandi papi. Noi crediamo che questa tradizione deve continuare nella chiesa di domani: non che questa sia l’unica condizione – non deve essere un monopolio – infatti, ci sono tante altre condizioni buone, ma questa ha dato un contributo speciale a tutta la chiesa e, soprattutto, ai giovani. Tantissimi giovani, infatti, seguivano papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI Quali sono gli elementi di questo patrimonio di Wojtyla e Ratzinger?
1) Erano veri cristiani: avevano capito che il segreto della vita e della morte sono presenti nella vita e nell’insegnamento di Gesù Cristo. Essi erano missionari della verità: noi non costruiamo la verità, noi non abbiamo la capacità di cambiare la verità; noi possiamo solo riconoscere la verità e, qualche volta, la verità non è del tutto bella. Qualche volta la verità è sconcertante, difficile. Questi due papi non affermavano che l’insegnamento di Gesù era condizionato dall’epoca, dall’impero romano, dai pagani; non affermavano che l’insegnamento essenziale e centrale dovesse essere aggiornato, cambiato radicalmente; loro accettavano l’insegnamento di Gesù così come è arrivato a noi. Come per loro, anche per noi, Gesù rimane la via, la verità e la vita.
2) Erano ottimisti: credevano che le comunità dei cristiani e l’insegnamento di Gesù siano un grande aiuto per vivere bene; Gesù non è venuto in mezzo a noi per farci soffrire e loro credevano soltanto nella virtù cristiana della speranza. Lo scrittore inglese Gilbert K. Chesterton scrive: “La virtù della speranza è soltanto possibile quando non c’è speranza umana”. Questi due papi non credevano questo, perché il mondo è migliore, invece, quando seguiamo l’insegnamento di Gesù. Le famiglie rimangono insieme, sono più felici, le comunità sono più brave, seguono la legge e in un mondo cristiano le famiglie sono stabili, i giovani sono meno fragili, sono più forti spiritualmente e psicologicamente. Come i cristiani noi abbiamo qualcosa di buono da offrire al mondo: la croce non è troppo pesante. Noi, che siamo cristiani, sappiamo che dobbiamo amarci gli uni gli altri, dobbiamo seguire i precetti che Gesù ha dato. “Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in Lui”. (1Gv 3,23) C’era un filosofo inglese ateo che ha affermato che i 10 comandamenti sono come un esame finale, basta riuscire a viverne bene 6 su 10: invece no, dobbiamo cercare di seguirli tutti. Noi sappiamo che la nostra vita è una lotta contro l’egoismo; questi due papi hanno vissuto durante gli anni della II guerra mondiale, Wojtyla ha vissuto il comunismo; loro capivano l’importanza della lotta contro il nostro egoismo; sapevano distinguere tra lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.
3) Comprendevano l’importanza dei sacramenti e, specialmente, dell’eucarestia. L’eucarestia non è soltanto una celebrazione orizzontale ma è un atto di preghiera, di adorazione; come stamattina, quando abbiamo iniziato con la preghiera mettendo al centro Dio: deve essere così, perché Dio è trascendente, fuori da tutta la nostra esperienza, fuori dal nostro mondo; la dimensione verticale della religione è essenziale.
4) Comprendevano il ruolo del successore di Pietro nella vita della chiesa cattolica; noi cattolici dobbiamo ricordare che l’unità universale della chiesa non è qualcosa di scontato o di facile. E’ un dono molto prezioso che dobbiamo stare attenti a custodire per non danneggiarlo. Voi comunità carismatiche dovete comprendere la necessità di mantenere l’unità. L’insegnamento per ogni uomo lo troviamo scritto nel capitolo 16 di Matteo e in Giovanni 21. Pietro è l’uomo di roccia, fondamento della chiesa: il suo compito è di proteggere e difendere la dottrina apostolica. Questi due papi hanno capito bene che noi non siamo i maestri della dottrina apostolica, noi siamo i difensori, noi serviamo e rispettiamo questa preziosa regola della fede. Anche tutti i cattolici, di qualunque età, in tutto il mondo, hanno il diritto di ricevere lo stesso insegnamento che Gesù e gli apostoli diedero nei primi anni del cristianesimo: questa è la dottrina cattolica. Entrambi i papi erano uomini di coraggio, ma nello stesso tempo prudenti: c’è il momento di parlare e il tempo di tacere, ma il coraggio è sempre essenziale. Si potrebbe pensare che, in futuro, ci potranno essere papi dell’Asia o dell’Africa.

Oggi abbiamo un Papa del sud dell’America, bravo e buono!

Questi due papi erano, invece, europei, esempi di uomini profondamente conoscitori dell’alta cultura del mondo occidentale; conoscevano bene la teologia e la filosofia della chiesa e avevano una grande capacità di dialogare con i più bravi atei del mondo di oggi: questo è importante e utile. Tutti e due hanno capito l’importanza della chiesa per noi tutti di aiutare i sofferenti, i malati, i tormentati, indemoniati, epilettici, paralitici, zoppi fisicamente e spiritualmente questo è il compito della chiesa: Caritas in Veritate. Ringraziamo Dio per questi due papi e preghiamo che la loro eredità possa continuare nel futuro.

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