Cercate le cose di lassù

Cristo Risorto, non tarda ad arrivare. Ha già vinto! È già qui. Vive in noi se lo riscegliamo ogni giorno come nostro unico Signore e nostro Dio

Foto Calvarese/SIR

I nostri occhi sono impastati di terra e fanno fatica a vedere il cielo. Come credere che Cristo è risorto mentre in Ucraina vediamo immagini di una guerra che semina morte, distruzione e dolore in tanta gente. Mentre ancora la pandemia lascia tracce di sofferenza e fatica per tornare ad una normalità di vita e relazioni. Come dice il profeta Osea: “Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo” (Os 11, 7).

La nostra fede in Cristo Risorto, vincitore del peccato e della morte, non significa che non ci saranno più difficoltà nella vita. Ma queste difficoltà, ora, possono essere vissute ed affrontate con una speranza nel cuore: la morte non è l’ultima parola nella nostra vita personale e nella storia.
Come diceva la giovane sposa e mamma, ora Serva di Dio, Chiara Corbella: “Siamo nati e non moriremo mai più” in quanto destinati, con Cristo, alla vita eterna. In questa società paganeggiante, in questa cultura di morte e con poca speranza nel cuore queste verità bisogna ridirsele e testimoniarle con convinzione come insegna san Paolo: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1-2).
Il senso della vita è religioso, altrimenti l’esistenza degli uomini e delle donne non regge davanti alla morte che resta la più grande sfida. Possiamo escogitare tutte le forme di fuga o evasione, più o meno raffinate, ma non basteranno per non sprofondare nel vuoto e nel non senso. Il compimento dell’esistenza umana si ha solo con la prospettiva della vita eterna.
Simili pensieri sono tutt’altro che devota consolazione o alienazione. Sono, invece, sostanza e ispirazione per la vita di ogni giorno, mentre si lotta e si opera per un mondo nuovo dove regni l’amore vero.
Anche se con un po’ di ritardo, fuori la primavera sta facendo esplodere la bellezza del creato, dove tutto rinasce. Dalla finestra della mia stanza vedo i ciliegi in fiore nel loro sfolgorante candore baciato dai raggi del sole. Poi, se apri un giornale o un video di informazione, di nuovo, dentro l’anima rimbalzano segni di morte, corpi straziati e volti di dolore dalla terra ucraina.
Riaffiorano alla mia memoria le parole e la melodia struggente della canzone “Povera patria” di Franco Battiato, scritte per eventi di un contesto storico diverso, ma sempre di sorprendente attualità: “Questo paese devastato dal dolore, ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?”. Un invito alla pietas e alla compassione e, infine, alla speranza richiamata dalla primavera: “Non cambierà, sì che cambierà; vedrai che cambierà! Si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature, se avremo ancora un po’ da vivere. La primavera intanto tarda ad arrivare”.
Ma Cristo Risorto, non tarda ad arrivare. Ha già vinto! È già qui. Vive in noi se lo riscegliamo ogni giorno come nostro unico Signore e nostro Dio.

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